Prologo

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Osservai i miei piedi camminare piano verso la grande porta.
Testa bassa e mani in tasca: posa perfetta di chi non se ne frega di dove si trova.

La musica rimbombava nelle mie orecchie, era l'unica cosa che riusciva a rendere la mia vita più sopportabile.

Luci bianche, muri bianchi, finestre chiuse.
Quella fottuta stanza sembrava quasi opprimermi. Tutto quel bianco cominciava a darmi alla testa.
Avevo già programmato che sarebbe stato il mio primo e ultimo incontro di gruppo dallo psicologo.
Sapevo di aver bisogno di aiuto, ma non mi interessava.
Fin da piccola ero sempre stata la più strana del gruppo: un attimo prima giocavo con le bambole, vestendole e pettinandole, l'attimo dopo le staccavo la testa, tagliando i capelli e buttandoli in faccia alle mie amiche.
Più gli anni passavano e più le persone accanto a me cominciavano ad allontanarsi.
Sapevano che se fossero rimasti con me si sarebbero rovinati, sarebbero diventate delle grandi macchie nere, che, col tempo diventavano sempre più scure.
Non ero contro loro, anche io avrei fatto lo stesso.
Chi vorrebbe mai stare con una psicopatica dalle 5 personalità?
L'unico ad essermi stato accanto nei miei schifosi 18 anni di vita è sempre stato il mio migliore amico Ashton.
Non ero mai stata una grande credente della chiesa, ma, da quando conoscevo lui, ringraziavo ogni sera Dio per avermi dato questo dono: era sempre riuscito a tenere a bada i miei cinque caratteri, mi difendeva da ogni cattivo commento, era capace di tenere accesa la mia voglia vivere.
Era il mio super eroe.
Per tutti eravamo "la pazza e il drogato".
Una caratteristica di Ashton era proprio quella di farsi canne in continuazione. Era il suo modo per estraniarsi da tutto lo schifo che c'era nel mondo, vedendo solo le sue sfumature più belle.
A me non dava fastidio il fatto che fumasse erba, perché, in fondo, a me bastava fosse felice e in pace con se stesso, cosa che non ero io con me stessa.
Alla nostra coppia di matti si aggiunsero poi, tre anni fa, altri tre ragazzi: Luke, o meglio detto "il pinguino", chiamato così proprio per la sua folle ossessione per quei animali, Clarissa, la ragazza affetta di dromomania, cioè la tendenza ossessiva a camminare senza una meta precisa, e Calum, forse il più normale tra noi cinque.
Non riuscii mai a capacitarmi di come loro facevano a sopportarmi: cinque personalità, una peggio dell'altra, una più problematica dell'altra.
La prima, quella che prevaleva di più, quella che rimaneva se prendevo le pillole, era molto fredda, distaccata, come se non avesse una ragione per vivere, ma sotto sotto c'era un cuore che batteva ancora, solo grazie alle persone che le stavano accanto. Quella personalità sapeva di dover tenere duro, anche se doveva combattere quasi ogni giorno con i suoi demoni e con un'altra sua personalità, la peggiore...si faceva chiamare Viola.
Era diabolica, a quella mia parte di me piaceva vedere soffrire la gente, vedere come scompariva quella loro aura luminosa. Aspettava costantemente il bacio della morte, non solo
per andarsene, ma per veder trascinarsi con se, all'inferno, quelle altre 4 povere anime che vivevano in me. Non aveva un cuore, e non le fregava dei sentimenti altrui.
Era ormai da 1 un anno che non faceva la sua comparsa, ma io vivevo sempre con la costante paura di svegliarmi e non essere più me.
Niente più Ashton, Luke o qualsiasi persona che io riuscivo a sopportare.
La terza, che qualche volta faceva un saluto ai miei amici, era Abigail, più cara e intima, da sottolineare intima, con Calum. Era una ragazza molto estroversa, aperta, socievole. La sua passione era provocare i ragazzi: sapeva che col suo fisico snello e la sua grande personalità avrebbe potuto far cadere ai suoi piedi tutti i ragazzi che voleva, ma lei, da un po di tempo, si era soffermata particolarmente su Calum.
A me non dispiaceva quella ragazza, ai miei amici stava anche simpatica, ma aveva i suoi difetti.
La quarta, Cara, era tra quelle più strane. Il suo cervello era bloccato in una sorta di suo mondo, in cui lei non cresceva mai, non era nemmeno un adolescente. Era molto infantile, immatura. La facevano molto paura i miei amici, pensava fossero pazzi, ma, lei non sapeva che, in quel gruppo, lei stessa era la peggiore. Non sapeva di essere abitata da cinque personalità, tutte differenti tra loro. Lei non riusciva nemmeno a capacitarsi perché aveva dei vuoti di memoria, come se non avesse vissuto alcuni periodi.
Cara si presentava solo qualche volta l'anno, quando le medicine non facevano effetto o, quando per mia volontà, dimenticavo di prenderle.
Ashton non sopportava Cara, ma sapeva che sarebbe rimasta solo qualche giorno, per poi fare spazio alla sua migliore amica "normale". Per passare il tempo, lui mi scriveva delle lettere, raccontandomi ciò che era successo in mia assenza. A volte erano esilaranti, altre volte molto tristi, perché la mia mancanza si sentiva, lasciandogli, come scrisse una volta lui, un vuoto dentro, incolmabile nemmeno col cibo.
Ne rimaneva solo una..Corine..una delle più talentuose pittrici di Beacon Hill, un sobborgo di Nothern Beaches. All'età di 11 anni capii di avere una sorta di dono per la pittura. Amava dipingere ogni cosa la circondava: i paesaggi, i volti, persino le emozioni, con disegni astratti, con colori che li rispecchiavano. Era l'orgoglio di suo padre, la luce dei suoi occhi. Secondo me, la sua preferita tra noi cinque.

Dopo questo momento di chiarimento sulle mie 5 me, appoggiai la mano sulla maniglia della porta, e lentamente la abbassai.
Appena entrai capii di essere in ritardo: tutti gli occhi erano puntati su di me e cominciava a salirmi l'istinto di mandarli a fanculo.
"Alla buon ora.." disse cercando di mantenere il sorriso la psicologa.
Mi fece cenno di sedermi accanto ad una ragazza che non la smetteva di dondolarsi avanti e indietro, e un ragazzo che continuava a toccare i miei capelli sussurrando "..biondo..".
Dai cazzo...ma non aveva mai visto dei fottuti capelli biondi?
Decisi di non ascoltare quando cominciarono a presentarsi, finché non arrivò il mio turno.
"Presentati cara." disse con un tono più falso di prima.
"Ciao...per oggi mi chiamo Zoe, ho 18 anni e vivo non molto lontano da qui. Va bene?" chiesi, rivolgendomi alla donna che scosse le testa e mi spiegò che avrei dovuto dire di cosa soffro.
"Oh..allora. Soffro di Disturbo dissociativo della personalità, o meglio chiamato da tutti disturbo della personalità multipla. Io sono quella che sono, ma dentro di me abitano quattro altre ragazze, molto differenti da me, ma escono fuori poche volte. Per ora sono io quella che domina." conclusi con voce poco interessata.
Sentii tirarmi un braccio..un ragazzo mi guardava con occhi vacui chiedendomi "Come si chiamano?"
"I loro nomi sono Abigail, Cara, Corine e..Viola." dissi, rabbrividendo all'ultimo nome.
"Che cos'ha l'ultimo nome che non va?" chiese un ragazzo, che solo ora avevo notato.
Prima di rispondere lo fissai: capelli blu, labbra rosse fuoco e occhi verdi, da cui traspariva una scintilla strana, diversa da tutti gli altri, presenti in questa stanza di pazzi.
"Niente che ti interessi." risposi, non volendo cominciare a parlare delle mie cose un po' più personali.
Lui non rispose più, ma continuò a guardarmi intensamente.
"Finalmente parla signorino Michael. È la prima volta dopo 4 incontri che decidi di aprir bocca." disse stupita la psicologa.
"Vuoi parlare un po' di te?" chiese ancora, ma il ragazzo scosse la testa, e ritornò in un mondo tutto suo, perso nei suoi pensieri.

Due ore erano passate finalmente e mi stavo dirigendo verso l'uscita, dove mi avrebbe sicuramente aspettato mio padre, ma qualcosa,o meglio, qualcuno me lo impedì..
"Senti..se vuoi preservare quel poco di sanità mentale che ti è rimasto, dovrai fare ciò che ti dico io. Questa è solamente una gabbia di matti." disse il ragazzo dai capelli blu, attirando la mia attenzione..

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