Passarono 20 minuti di completo silenzio, spezzato a volte dal commentare l'outfit di Abigail.
Una camicetta quasi tutta sbottonata e un pantalone a vita alta così stretto sul culo da farmelo entrare nell'anima.
E poi la stronza mi lasciava anche dei bigliettini, prima di andarsene, con scritto quanto io fossi sciatta nel vestire.
Un tremito mi percorse il corpo, facendo girare il ragazzo che mi guardò.
Mi erano mancati quegli occhi a fissarmi.
"Freddo?" chiese, porgendomi la sua felpa, che subito accettai.
"Dove stiamo andando?" domandai incuriosita, escludendo subito un posto all'aperto per il diluvio universale che stava avvenendo quel pomeriggio.
Alzò le spalle, accennando un sorriso.Dopo un'altra mezz'ora passata a canticchiare canzoni ci fermammo davanti ad un bar, deserto, e a mala pena con qualche luce ad illuminarlo.
Entrammo, e un uomo sulla trentina, nonché il barista di quel posto così desolato, fece un cenno con la testa a Michael per salutarlo, per poi indicare un tavolo, con due enormi finestre accanto.
"Non è la prima volta che vieni qui." affermai, posizionandomi sulla sedia girevole.
"Mi piace passare alcuni pomeriggi qui, ascoltare i tanti racconti di Frank e inventare storie." disse, facendomi accigliare sull'ultima affermazione.
Era uno scrittore?
"Inventare storie?" ripetei, cercando di dare un senso a quelle parole.
Vidi una scintilla nei suoi occhi, poi appoggiò i gomiti sul tavolo, segno che era pronto per chiarirmi le idee.
"Consiste nel guardare la gente passare, e provare a immaginare le loro vite, creando sopra varie storie. Ad esempio, vedi quello lì?" mi chiese, indicandomi un uomo, travestito da succo di frutta, che provava a coinvolgere la gente nel
suo balletto strampalato.
Annuii, interessata.
"Ha la faccia di uno che fa di nome Eugene, ha una quarantina di anni, ed è costretto, per avere la massima indipendenza, a travestirsi da succo di frutta. Ogni volta che torna a casa, contando le poche mance ricevute, si ritrova ad ascoltare, di nuovo, le solite ramanzine dalla madre, ripetendogli sempre che dovrebbe trovarsi una buona donna che lo possa amare, e far dimenticare Jesse, la prima e ultima ragazza avuta dal figlio, all'età di 15 anni." concluse, lasciandomi senza parole, per poi farmi scoppiare a ridere.
Tra una risata e l'altra riuscii a dire "Sai, questa è la frase più lunga che ti abbia mai sentito dire da quando ci conosciamo.."
Mi guardò, alzando le spalle, intravedendo una nota di divertimento nei suoi occhi.
"Okay okay, ci provo io.." dissi, posizionandomi meglio sulla sedia, e aguzzando lo sguardo.
Notai una donna di mezza età, piena di rughe e trucco pesante.
"La vedi quella donna, 50enne, vestita come una ventenne pronta a fare party hard? Ecco, lei si chiama Natalie, e nella vita è mantenuta dal marito, il macellaio li di fronte. Ogni mattina, mentre indossa una dei suoi attillati tubini, che la fanno sembrare un prosciutto stagionato, rigira tra le dita il tessuto colorato, ricordando i suoi anni d'oro: una delle più famose e belle groupie degli anni 80'. Tra stelle nascenti e artisti gia rinomati, la donna si sentiva finalmente amata e apprezzata.
Ma poi conobbe questo uomo, questo stupendo uomo che le fece credere di essere un manager molto importante. Lei, oltre alla vita, amava solo la fama, niente di più. Era una donna vuota e priva di valori morali. Si trovò così intrappolata nel suo stesso incubo: sposare un uomo che non era conosciuto da nessuno, scomparendo così dalla bocca di tutti." tolsi i capelli dalle spalle, fiera di essere riuscita a creare una storia.
Fece finta di battere le mani, accompagnato anche da un inchino.
Quel Michael era così sorridente e vivace, era diverso, sentivo qualcosa ardere in me, finalmente sentivo calore nel mio cuore, costantemente freddo.
"A proposito di amore...sei mai stata innamorata?" mi chiese, imbarazzandomi, ma non facendolo notare.
Scossi la testa.
"Abigail è innamorata della lussuria, mentre Corine si innamorò, non molto tempo fa di un ragazzo, che non era nemmeno a conoscenza del mio, nostro, problema. Viola.." pronunciai il suo nome così piano, quasi avessi paura che a dirlo sarebbe comparsa, e avrebbe finalmente ottenuto ciò che voleva. "...è innamorata del dolore degli altri. Cara, invece, non credo riuscirà mai ad innamorarsi, proprio come me." conclusi, cercando di fargli uno schema generale di tutte noi.
"Tu?" chiesi, ma lui cambiò subito discorso, chiedendomi "E non vi è nemmeno mai interessato lo stesso ragazzo?"
"No. Credo sia impossibile."
La conversazione, pensai fosse finita, perché, subito dopo, ci alzammo, andando via e incamminandoci verso la casa.Una mezz'ora dopo, davanti alla porta di casa, mi ricordai della domanda che dovevo fargli quasi un'ora prima.
"Tu sei mai stato innamorato?" chiesi, sentendo una leggera sensazione di non so cosa, in tutto corpo. Ovviamente dato dall'aver sospeso la mia cura di pillole per qualche giorno.
Si avvicinò di più a me.
"Alcune cose appartengono al passato. Fine." sussurrò, sentendo il suo fiato caldo sulla mia pelle.
"Ma io te l'ho detto." affermai indignata.
"Sai cosa?" chiese lui, facendomi accigliare.
"È che, da quando ti ho visto la prima volta che ho in mente un solo obiettivo.."
Gli feci segno di continuare.
"Farò innamorare di me ogni tua singola personalità.."
"Sarà difficile.."
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Wrong » mgc
Fanfiction"Farò innamorare di me ogni tua singola personalità.." "Sarà difficile.."