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Calum.
Guardai dalla finestra, come ogni giorno, osservando quell'altalena, sempre sola e desolata.
Avevo pensato molte volte di andare lì, ma non ne avevo realmente voglia: a me piaceva osservare quanto fosse triste quella piccola giostra, senza nessuno, senza divertimento.
Finalmente riuscivo a osservare qualcosa che rispecchiasse come mi sentivo...
Avevo 12 anni, l'adolescenza cominciava a farsi sentire, i primi problemi di autostima si aggiungevano ai continui insulti per il mio disturbo.
Mi sentivo sempre più tagliata fuori dalla società, dal mondo.
'Chi mai vorrebbe stare in compagnia di una pazza?' pensavo sempre.

Da pochi giorni, era come scomparsa Cara, finalmente potevo togliere quelle stupide codine, così strette, che non facevano arrivare il sangue al cervello, e quei vestitini di un rosa acceso, alquanto orribili, pieni di brillanti e ricami di fiori e farfalle.
Mi guardai allo specchio, pettinando i miei capelli biondi, cercando di togliere tutti i brillantini che quella stupida aveva deciso di mettere.
Finalmente ero Zoe, ero molto felice che fossi di nuovo lei, ma allo stesso tempo molto preoccupata di quello che aveva fatto Cara in mia assenza.
Mio padre mi aveva informato solo di aver litigato con Ashton.
Ma sapevo che lui mi avrebbe perdonato in pochissimo tempo...lo sappiamo tutti che Cara è insopportabile! 
Mi misi di nuovo a fissare la finestra.
Sapevo che entro poche ore avrei avuto dei nuovi vicini di casa.

Non sapevo niente di loro, se avevano figli o meno, se erano giovani o vecchi, se si sarebbero spaventati di me, come la vecchia coppia.
La signora Peters, prima di conoscere un altro lato di me, era una donna così tranquilla e dolce.
Preparava, solo per me, la torta al cioccolato, mi aiutava sempre con i compiti, mi faceva compagnia quando Ashton era in punizione, e di conseguenza non poteva venire a casa mia.
Ma gli ultimi tempi avevano cominciato a capire che c'era qualcosa che non andava in me, mi vedevano molto più strana di quanto già non fossi, finché non comparve Cara.
Da un giorno all'altro si trovarono con una ragazza completamente diversa, più infantile, che urlava anche per una parolaccia.
Il signor Peters decise che non potevano più stare qui, diceva che i loro nipoti sarebbero rimasti scioccati, o li avrei potuti 'contagiare'.
Questo mi fece capire quanto stupidì erano...il mio era un disturbo mentale, non un semplice raffreddore...

"Perché non vai giù?" chiese mio padre, indicando il piccolo parcogiochi.
Scossi la testa.
"Dai...stai sempre rinchiusa in casa, Ashton rimane al mare per altri 5 giorni..Non puoi mica rimanere rinchiusa in casa!" mi incoraggiò.
"Va bene, scendo." dissi con tono seccato.

Il sole stava tramontando.
Decisi di arrampicarmi, e tenermi al palo solo con le gambe, in modo da guardare tutto al contrario.
Sin da piccola mi piaceva fare questa cosa, quando ero molto annoiata.
Dopo svariati minuti, qualcosa, o meglio, qualcuno, coprirono la mia visuale.
"Vorrei continuare a guardare il tramonto.." dissi secca.
Ma il ragazzo non si spostava, così decisi di osservarlo.
Capelli corvini, occhi marrone scuro, tratti quasi...asiatici?
"Da dove vieni?" chiesi, girando di qualche centimetro la testa.
"Da casa mia.." disse tranquillamente.
"Wow...che risposta dettagliata.." commentai cercando, invano, di farlo spostare.

Era un ragazzo carino, niente di che. Ma non sapevo che, negli anni, sarebbe diventato un dio greco.

"Come ti chiami?" mi chiese, con aria curiosa.
"Oggi Zoe."
"Come oggi? E domani?" chiese ancora.
Stava facendo troppe domande.
"Domani anche Zoe, ma arriverà il giorno in cui non sarò più lei, e sarò qualcun altro.." risposi disinteressata.
"Ohh...capito. Allora a 18 anni vuoi cambiare nome al comune?" chiese, come se avesse capito tutto.
Mi schiaffeggiai la fronte, era davvero stupido il ragazzo.
"Tu abiti qui?" domandò per l'ennesima volta.
"No guarda, sono venuta qui solo per stare a testa in giù su un'altalena.." dissi sarcastica.
"Sai che è ironico?" questa volta formulai una domanda io.
Le sue guance si tinsero di un rosso fuoco..
"Ma certo! Non sono mica stupido!" notai il suo imbarazzo.
Lo vidi avvicinarsi, e poi mettersi nella mia stessa posizione.
"Che cosa stai facendo esattamente?" chiesi infastidita.
"Ti faccio compagnia! Ora che siamo vicini di casa, potremmo diventare buoni amici.." affermó con un sorriso.
"Non ti consiglio di starmi vicino...Finirai per andartene, proprio come gli altri."
"Non credo.." concluse, per poi continuare a guardare insieme il buio, e le stelle che cominciavano ad essere sempre più visibili...
Non pensai mai che, quel ragazzo, molto stupido e solare, sarebbe diventato un amico, per me, è molto di più per un'altra parte di me.








Oddio...sono stata così distratta in questi ultimi tempi che non mi sono nemmeno resa conto di aver pubblicato per due volte lo stesso capitolo..
-Rita

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