Alec

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Narratore

Alexander Gideon Lightwood era il nome completo del neko prima di essere rapito e diventare semplicemente Alec. Alexander non era mai stato felice, aveva avuto solo qualche momento meno terribile di altri. Nascere per metà gatto era già di per se la cosa peggiore che gli fosse capitata. Nella società in cui viveva questi "ibridi" non erano visti come esseri viventi con sentimenti ed emozioni umane, ma come oggetti, stupide bambole con le orecchie da usare per sfogare i propri piaceri.
Sapevano benissimo che in realtà non era così ma l'uomo, inteso come razza umana, è sempre stato ignorante e neanche in questo caso si smentii.
Così Alec aveva paura anche solo di uscire di casa. A questo enorme peso si aggiungeva il rapporto con la famiglia. Amava sua madre e sua sorella Isabelle, per loro avrebbe dato la vita nonostante avesse paura di deluderle in ogni momento. Fin da piccoli inoltre, Alec e Izzy, avevano avuto un'intesa speciale che li portava a fare di tutto l'uno per l'altra.

Entrambi avevano una forte ostilità per il padre, uno spietato ed insensibile uomo. Lui non era nato neko, ma aveva rapito la loro madre costringendola a vivere con lui e ad avere due meravigliosi bambini.
Robert, così si chiamava, aveva un modo particolare di far valere il suo ruolo da capofamiglia. Isabelle, in quanto sorella minore, aveva vissuto nella protezione di Alec che non aveva mai permesso nemmeno al padre di toccarla o di farle del male pagandone tutte le conseguenze.
Fin da quando aveva iniziato a camminare i genitori si aspettavano da lui grandi cose, per anni aveva avuto sulle spalle il peso della famiglia. Ogni volta che faceva un piccolo errore lecito veniva picchiato ed umiliato senza nessun'esitazione.

Un giorno il giovane Lightwood aveva sentito il padre urlare in camera con sua madre.
"Lui è un obbrobrio, doveva nascere umano. Non è mio figlio, è un mostro. E come tale va trattato."
Non si riprese mai dopo quel discorso. Ogni sberla, ogni pugno, ogni goccia di sangue che versava, ogni lacrima ed ogni umiliazione lo facevano sentire sempre più deluso da se stesso.
Si odiava.
Alexander si odiava da morire.
Si guardava allo specchio e vedeva solo un mostro. Uno schifoso gatto.

Un episodio lo aveva segnato particolarmente.

"No, allora, io non lo voglio fare Izzy! È una cosa da femmine!!"  Esclamò facendo un espressione schifata.
"Ma dai! Tanto a te piacciono i maschi quindi anche le cose da femmina."
Erano due bambini di nemmeno dieci anni ma Izzy aveva già capito il fratello come faceva sempre.
Il ragazzo sbuffò afferrando una bambola.
"Isabelle Lightwood! Come hai osato disubbidirmi!" La voce profonda tuonò dall'interno della casa e i due Neko drizzarono coda ed orecchie sgranando gli occhi.
In poco tempo Robert fece il suo ingresso nel piccolo giardino sul retro con il viso rosso di rabbia.
Si avvicinò alla bambina alzando una mano per tirarle uno schiaffone ma Alec si posizionò tra i due ricevendo la sberla che lo fece cadere a terra.
Si rialzò velocemente stringendo i pugni e trattenendo le lacrime. "Non la toccare!" Sbraitò preso dal momento.
"Tu, stupido gatto. Non ti azzardare mai più!" Alec si fece piccolo piccolo sull'erba umida aspettandosi una sgridata e qualche botta ma non arrivarono. Il padre lo afferrò per il braccio stringendolo con forza e strattonandolo lo portò nella cantina buia della casa. Lo lanciò infondo alla stanzetta fredda con il pavimento di cemento non curandosi dei suoi gemiti di dolore quando picchiò la testa e la schiena prima alla parete e poi al suolo.
Non vide la luce del sole per tre giorni in cui non toccò cibo. Ma ogni santo giorno quell'uomo crudele inveiva su di lui con tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo. Se la cavò con qualche taglio, due ossa rotte, una costola incrinata e un fiume di lacrime.

Non fu nemmeno quello l'atto di violenza più grande nei suoi confronti, ce ne furono di peggiori ma quello fu il primo, il primo di una lunga serie.
Alec odiava il padre ma sotto sotto, nel profondo del suo cuore, era pienamente convinto che a sbagliare fosse lui e per questo non riuscì mai ad accettarsi.

L'unico ad aver visto in lui qualcosa di diverso da un mostro o un giocattolo fu Magnus. Dopo i primi giorni riuscì a capire che quello che aveva davanti era un ragazzino bisognoso d'amore e gentilezze. Qualcuno che gli preparasse la colazione e gli facesse qualche coccola. Qualcuno che gli sapesse fare dolci complimenti e che gli sussurrasse, nelle tenebre della notte, che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe stato felice, felice per davvero.

Spero che questo approfondimento sul passato di Alec sia servito a farvi comprendere meglio il personaggio. Ci tengo molto ad analizzare bene sia questo che quello di Magnus. Sono due "estremi" ma con in comune la stessa sofferenza.
Questa storia oltre a dare vita ad alcuni dei miei film mentali serve per far capire quanto sia estremamente complessa la psiche umana. Ad un evento non corrisponde mai una sola reazione, se ne possono avere a centinaia e io volevo esaminarne due.

Spero che vi sia piaciuto e detto questo AL PROSSIMO CAPITOLO!

Si Gli Errori Li Correggo Ciao.

Mags

Until you'll Love meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora