Chapter 3

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Chris Wolf


Una cosa che trovo interessante di questo posto sperduto è il panorama. Quando il sole, ormai stanco e appagato, si concede le sue ore di riposo. E quando, nelle ultime ore di luce, rende la sua dipartita a ridosso delle cime rocciose in lontananza uno spettacolo per gli occhi. Il cielo si tinge dei suoi torridi colori, scacciando via quelli più freschi , con il rosso e l'arancio che tingono la distesa azzurra. Creano un'atmosfera piacevole che rende il saluto della grande stella meraviglioso e meno malinconico. Almeno per chi sa che domani dovrà iniziare un altro anno scolastico. Per fortuna, per me sarà l'ultimo. Poi ovviamente dovrò decidere che fare. Anni prima avrei optato per un colloquio alla Juilliard, una delle più famose scuole di musica che ci siano in America. Purtroppo quel capitolo della mia vita è chiuso. Tutto ciò che riguarda quel mondo é giunto al suo termine quando Molly è morta.

E, mentre sono sdraiata nel mio nuovo letto, non posso far a meno di pensare come diversamente le cose sarebbero potute andare. Sarei ancora a Boston, avrei ancora degli amici e la musica sarebbe rimasta nella mia vita? Di sicuro si. Se non fosse stato per Molly, nessun'altra cosa mi avrebbe impedito di rinunciare alla musica e al mio pianoforte. Peccato che, invece, io abbia severamente vietato ai miei di portarlo dietro. La sua sola vista non fa altro che ricordarmi come vuota sia la mia vita senza il suono armonioso di quello strumento, e di come il solo pensiero di sfiorarne la tastiera provoca in me un brivido sinistro e angosciante. Non sono ancora arrivate tutte le nostre cose. Mancano ancora vari scatoloni e mobili che arriveranno durante la settimana, a partire da domani. Essendo domenica, é più difficile che l'altro camion arrivi oggi. Per ora, la stanza rimarrà sfoglia di molte delle cose che la precedente invece ha tenuto al suo interno. A Boston, tuttavia, la stanza era più piccola ed il suo spazio era condiviso da me e da Molly. Senza di lei, la camera sembra non solo più grande, e incompleta. Niente, nemmeno gli oggetti più splendidi e appariscenti avrebbero mai potuto riempire l'enorme fossa emotiva che circonda le mure della casa. Nemmeno la persona più speciale e più affascinante avrebbe potuto con la sua voce ravvivare il silenzio lasciato da quella melodiosa di mia sorella. Per farla breve, niente e nessuno può rimpiazzarla. E questo pensiero spero, almeno, che sia condiviso dal resto della mia famiglia. Anche se ognuno cerca di nascondere i segni del dolore che dentro dilaniano le ferite di ciascuno di noi. Mia madre cerca sempre nuove compagnie, perché parlare e stare con altre persone la distoglie dall'amaro passato. Mio padre si concentra sul suo lavoro, lasciando che le migliaia di lettere stampate sui fogli giuridici portino il suo sguardo lontano dai ricordi. E mio fratello, beh, l'alcool annebbia il tormento che lo accompagna, insieme ai suoi sensi di colpa. Io? Io non so cosa mi spinga ad andare avanti. Forse la speranza di essere salvata. Per quanto sciocca, un briciolo di speranza invade di continuo il mio corpo. Ma, a volte, non do retta a essa. Penso che niente possa riporre rimedio a ciò che ormai la mia vita è diventata. Mentre la fine del giorno giunge e le stelle iniziano a farsi avanti nella scura notte, da lontano sento qualcosa. Mi alzo dal letto, e guardando l'orologio posso constatare che sono ormai quasi le undici di sera passate. Non manca molto allo scocco della mezzanotte. I miei occhi mi supplicano di dar loro tregua e di farli riposare, ma io non sono d'accordo. Voglio capire da dove venga quel rumore che sento provenire dalla finestra aperta. Mi affaccio, cercando di non sporgermi troppo per non rischiare di cadere e fare un breve volo di quattro metri e mezzo. Guardando in giro, l'unica cosa che vedo sono le decine di case che compongono il nostro quartiere e che sono avvolte nell'oscurità. Eppure quel suono deve provenire pur da qualche parte. Ma, man mano che ci presto più attenzione, sento che assomiglia molto a una melodia. Lo strumento che la produce deve essere un violoncello. Anzi no, un violino, il suono era molto più simile agli accordi di un violino. La conoscenza degli strumenti d'orchestra in passato è stata la mia più grande espressione . Quindi li conosco abbastanza bene da non riconoscerli solo nelle caratteristiche fisiche, ma anche nelle vibrazioni e nei suoni che emettono. Chi mai suona a quest'ora? Deve essere un pazzo. Di sicuro qualcun altro avrà sentito. A qualcuno deve pur dar fastidio a parte me la musica a un'ora così inopportuna della notte. Attendo una buona mezz'oretta, ma la melodia non cessa. E quindi, o sono impazzita e sento violini suonare, oppure mezzo quartiere è composto da anziani sordi e famiglie dal sonno pesante. Più probabile la seconda. Anzi, sono sicuro sia quella l'opzione più corretta da adottare in questa assurda circostanza. Ma non credo che per questa sciocchezza valga la pena passare la notte in bianco in vista del primo giorno nel nuovo liceo. Le conseguenze sarebbero state di presentarmi la mattina con due profonde occhiaie a contornare i miei occhi e a mettere in risalto ancor più il viso cadaverico di cui poco vado fiera. Perché già da sola mando messaggi silenziosi tutt'altro che belli e gioiosi. Mostro una delle tante facciate del dolore che covo a causa dello spiacevole accaduto, vecchio ormai di tre anni. Ora, però, non devo pensare a Molly e al passato. Mi sono promessa che in questa nuova vita non avrei attirato l'attenzione , facendo la figura della vittima. E che, come al solito, avrei evitato ogni contatto umano con i miei coetanei. Tanto nessuno di loro avrebbe potuto mai capire cosa provo, come nessuno può comprendere perché cerco così tanto la necessità di un miracolo. Un miracolo che so bene che mai arriverà. Nessuno mi salverà. Chi ha la voglia e il tempo di farlo? Come se davvero una persona desiderasse sprecare del tempo nel tentativo di aiutare una ragazza in lutto a recuperare l'amore per la vita. Il desiderio di vivere e di assaporare ogni momento che l'esistenza le concede.


Mi rimetto a letto, e lascio che pian piano il sonno percorra il mio corpo, rilassandomi e lasciandomi precipitare nell'oblio.

Lake's SymphonyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora