Chapter 6

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Caleb Hill

Ho continuato a osservare la ragazza per tutto il resto della lezione. Ho cercato di cogliere gesti ed espressioni che rispecchiassero il suo stato d'umore in quel momento. So di non essere un esperto di ragazze. Non ne ho mai avuta una. No perché non mi piacciono. Semplicemente non è mai stata una mia necessità primaria. Lo sono mangiare, dormire e vestirsi. E, forse, anche suonare. A volte capita che prenda il sopravvento anche sulla fame e il sonno, soprattutto quando entrambe vengono meno. Quando il bisogno di placare il mio dolore vertiginoso dato dai ricordi è talmente intenso da asfissiarmi. E poi il viso di quella nuova non mi aiuta a comprenderla. Per la maggior parte del tempo è stato inespressivo, incapace di comunicarmi la natura dei suoi pensieri. Ma dopo averlo analizzato durante il tempo passato in classe, la mia coscienza ha continuato a ripetermi la stessa identica domanda.

Perché lo sto facendo? 

E la risposta non sembra esistere, almeno per il momento non esiste.

Perché continuo a riempire la mia testa con pensieri inerenti a lei? Maledetta curiosità, devo darci un taglio. Convinto di questo esco a fine lezione dall'aula di musica e mi incammino verso il corridoio che porta al cortile. Ma, ancora una volta, non ci riesco. Involontariamente mi giro e poso lo sguardo su di lei. Si trova vicino al proprio armadietto intenta a riporre i libri al suo interno. Lei è girata di spalle, e i lunghi capelli biondi le ricadono perfettamente lungo la schiena. Sotto la giacca nera di pelle indossa una classica camicetta a fantasia scozzese tenuta dentro i jeans. Una piccola cintura con borchie argentate l'avvolge all'altezza della vita, disposta all'interno dei passanti dei jeans e ai piedi indossa delle comuni vans bianche. Nessuno fin'ora ha cercato di far amicizia con lei. Probabilmente lo sguardo lanciato alla classe in precedenza ha spaventato i miei compagni, fino al punto da pensare che forse non vale la pena tentare un approccio con lei. Non hanno tutti i torti, si nota lontano un miglio che non sembra interessata ad avere compagnia. Questa considerazione porta nuovamente la mia coscienza a porsi un ulteriore domanda, un'altra di quelle a cui dare risposta non ha importanza. Come mi è saltato in mente di parlargli?  Ovvero, come ci sono finito accanto a lei e a fare quell'osservazione riguardo la lezione di White?

La ragazza, come previsto, non risponde. Si limita a fissarmi per poi chiudere l'armadietto e darmi le spalle. Mi soffermo a guardarla mentre si allontana e svolta a sinistra del corridoio. Uno dei pregi, e allo stesso tempo difetto, che ho è di essere una testa dura. Perfetta quando si tratta di mostrare determinazione nel raggiungimento di un obiettivo importante. Ma non è il caso. Per quanto riguarda la compagna nuova risulta più una sottospecie di stalking irrazionale. Infatti la seguo cercando di non perderla di vista. Sono talmente concentrato nel mio inseguimento che non mi accorgo di trovarmi già fuori dalla scuola. Il cortile circonda l'intero edificio, con un prato in stile inglese. Ai margini e un po' al centro gli alberi d'acero donano dei piccoli ripari dal sole e che gli studenti sfruttano quando hanno voglia di studiare all'aria aperta o leggere un libro, appoggiati sul tronco di queste piante. Sentieri di pietra paralleli e perpendicolari tra loro percorrono l'intera area del parco, e alcune panchine sono disposte fuori e di fianco a essi.

La ragazza ne percorre uno senza alcun segno di aver fretta di allontanarsi. Non sta scappando, questo si capisce. Forse si è limitata a ignorarmi per poi dirigersi fuori, probabilmente lo avrebbe fatto comunque. Si ferma nei pressi della fontana collocata al centro del giardino e esita a proseguire. Sta decidendo dove andare. Che abbia capito di essere seguita? Ne dubito , e poi perché tenta di seminarmi nel giardino della scuola? Può nascondersi dietro gli alberi, si, ma sono pochi e siccome quel giorno il sole è particolarmente abbagliante quasi tutti sono occupati da gruppi di ragazzi e ragazze che parlano. Nel frattempo, mi fermo e mi nascondo per non farmi vedere da lei, visto che si è girata per un secondo a guardarsi alle spalle. Appena esco di nuovo allo scoperto, lei è sparita. Il mio sguardo vaga cercandola, ma di lei nessuna traccia. Passo tutto l'intervallo immerso nella ricerca, arrivando a ignorare i messaggi sul cellulare di Max. Smetto solo quando suona la campanella. Mi dirigo verso la classe di chimica e continuo a puntare gli occhi sui vari sbocchi dei corridoi, sperando di intravederla. Ma niente, la ragazza sembra scomparsa. Anche se è più logico presupporre che sia già in classe, solo che non conoscendo il suo orario non ho la più pallida idea di dove si trovi.

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