14. Ricordi

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Tom's pov

Mi resi conto solo in quel momento, che ero in ospedale. Ma Emily? Dov'era Emily.

Vidi il dottore entrare.

La prima cosa che chiesi era "dov'era Emily?"

Lui mi rispose che purtroppo non stava molto bene, era in coma.

Se questo era un incubo, dovevate svegliarmi.

"E il bambino?"
"Sta bene fortunatamente. Abbiamo dovuto operarlo dentro la pancia della ragazza. Impresa ardua, ma ce l'abbiamo fatta."

Sospirai di sollievo.

"Posso vederla."
"È alla sua sinistra."

Mi voltai e in effetti era lì. Anche con dei tubi attaccati era sempre bellissima. Sembrava la bella addormentata, la sua principessa preferita.

Mi alzai, e mi sedetti accanto a lei. Presi la sua mano, e con l'altra accarezzai la sua pancia.

Quando sentì il dottore uscire dalla stanza incominciai a piangere.

-"Perchè a noi?"-

L'idea di perdere lei e il bambino mi distruggeva. Loro erano la ragione della mia vita. Se non ci fosse stata lei, sarei in qualche locale, a scoparmi una ragazza a caso.

-"Svegliati Emily, svegliati. Fallo per noi due. Fallo per il bambino."-

All'improvviso la porta si aprì. Erano Jason, Beth e Rose.

"O mio Dio... Emily!"

Beth corse da Emily, abbracciandola e piangendo. Rose, con la bambina, la raggiunse.

"Cosa è successo?"

Chiese Jason.

"È colpa mia."

Disse una voce fuori dalla porta.

"E tu chi saresti?"

Chiese sempre Jason.

"Sei quello che hai provocato l'incidente?"

Chiesi questa volta io.

"Mi dispiace... Ero ubriaco."
"Non me ne faccio un cazzo dei tuoi mi dispiace. La mia ragazza è in coma! Ed è anche incinta!"

Gli altri stettero zitti.

"Se posso fare qualcosa..."
"Non puoi fare niente -ringhiai- ora vattene."
"Per favore..."

Persi la pazienza e lo picchiai.

"Questo è per la mia ragazza. E questo è per mio figlio."

Dissi, dandogli dei pugni.

Jason mi scansò via.

"Ora vattene, prima che ti uccida con le mie stesse mani."

Lui corse subito via.

Un mese era passato, e lei non si era ancora svegliata dal suo sonno profondo.

Io ogni giorno scrivevo delle lettere. Ne avrei scritta un'altra.

Cara Emily,
Mi manchi tanto. A quanto pare sei un piccolo ghiro. Ti ricordi il nostro primo incontro? Ci eravamo scontrati in corridoio. Buffo vero? E non sapevamo che da quello piccolo "scontro" saremmo stati quello che siamo oggi. E quando mi hai detto che eri incinta? Si... All'inizio avevo reagito male, ma in fondo ero felice. Insomma... Un figlio! Diventerò padre. Ogni giorno le infermiere non fanno che entrare, controllano te e il piccolo, mi dicono di andare a casa a riposare, ma le rispondo di no, e loro escono. Ormai non mi dicono neanche di andare a casa, perché sanno già qual'è la risposta. Mi manchi. Mi mancano i tuoi baci, le tue labbra, il tuo sorriso, la tua risata, i tuoi occhi...
A quest'ora sarei perso, come un bambino abbandonato. Io non ti lascerò. Mai. Ti amo troppo.

In love with my English's teacher ~Tom Felton~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora