30 agosto 2011.
"Marco... Marco, guardami! Andrà tutto bene"
La ragazza gli prese il viso tra le mani e iniziò ad asciugare le lacrime che non sembravano voler smettere di scendere.
"Come lo sai, Sofi? Come sai che anche stavolta sarà come tutte le altre?" domandò il ragazzo scrutandole il viso.
Marco in quel momento avrebbe voluto mandare tutti al diavolo, ma non lei. Con lei era sempre stato tutto diverso, si conoscevano da appena un anno eppure era come se si conoscessero da tutta la vita. La loro amicizia era un legame speciale, che nessuno dei due aveva provato prima di allora.
Erano seduti sulle sedie della sala d'attesa dell'Hospital General di Palma de Mallorca, circondati da pareti fin troppo bianche.
"Non lo so, non posso saperlo, ma lei è forte" rispose la ragazza.
Ma era vero, quella volta sembrava più grave delle altre.
Maria, la mamma di Marco, aveva avuto un'altra crisi dovuta al cancro che le avevano diagnosticato poco meno di un anno prima.
Sofía se lo ricordava bene quel giorno. Marco l'aveva chiamata in lacrime e, nonostante si conoscessero da pochi mesi, lei era corsa a casa sua senza battere ciglio, prendendo il primo autobus senza pensarci due volte. Era forse questo che rendeva la loro amicizia così speciale, il fatto che ci fossero sempre l'uno per l'altra, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo.
Maria, nonostante la malattia che pian piano avanzava, era diventata come una seconda mamma per la ragazza. Spesso, infatti, Sofía andava a casa Asensio per studiare con Marco o semplicemente per fare due chiacchiere. Con Maria, però, non erano mai solo due chiacchiere. Finivano sempre per accorgersi che era già ora di cena e quindi, spesso e volentieri, la ragazza rimaneva a casa loro.
Diverse volte era capitato che avesse delle crisi per colpa del cancro, più o meno gravi, ma questa volta la faccenda sembrava seria.
Sofía e Marco non sapevano a che stadio fosse la malattia, nessuno aveva voluto dirglielo, a nessuno sembrava il caso di far preoccupare due ragazzini appena quindicenni.
Qualche sedia più in là Gilberto e Igor, padre e fratello di Marco, fissavano il vuoto davanti a loro, come se sapessero già quello che sarebbe successo.
Dopo un'oretta uno dei dottori uscì dalla porta di fronte a loro e tutti quanti si precipitarono intorno a lui per avere informazioni.
"Signor Asensio..." iniziò il dottore rivolgendosi a Gilberto con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. "Purtroppo devo dirle che sua moglie non ce l'ha fatta, abbiamo fatto del nostro meglio." Poi, guardando Igor e Marco aggiunse "mi dispiace ragazzi, le mie più sentite condoglianze".
Gilberto in quel momento sentì la terra mancargli sotto i piedi, Igor scoppiò a piangere e Marco iniziò a correre. Voleva solo andarsene, scappare il più lontano possibile.
Sofía, naturalmente, lo rincorse, o almeno ci provò. Lui era sicuramente molto più allenato di lei, giocava a calcio da quando aveva iniziato a camminare, faceva parte delle giovanili del Real Mallorca e, a detta di molte persone, era destinato a fare carriera come calciatore.
Ad un certo punto lo perse di vista, era disperata, aveva le lacrime agli occhi e l'unica cosa che aveva voglia di fare in quel momento era gridare.
Poi, all'improvviso, le venne in mente dove poteva essersi cacciato Marco.
Corse come non aveva mai fatto prima in vita sua fino a raggiungere quello che i due ragazzi definivano fortaleza, cioè fortezza, ed era diventata il loro posto. Era una piccola grotta nascosta tra gli scogli che avevano scoperto durante una delle loro passeggiate. Da allora era diventato il luogo in cui entrambi si rifugiavano quando qualcosa andava male.
Sofía lo trovò lì, con le mani che sorreggevano la sua testa e lo sguardo perso nel vuoto, non una lacrima, niente.
"Marco..."
Quando sentì il suo nome il ragazzo si girò, sapeva già che era lei, avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille.
Il suo sguardo si addolcì lievemente, ma i suoi occhi erano vuoti, come se qualcuno li avesse spenti.
"Ti ho fatto correre, eh?" domandò il Marco con un mezzo sorriso dopo aver notato il fiatone della ragazza.
"Oh... Vieni qui" gli disse la sua amica prima di andare verso di lui e abbracciarlo.
Il ragazzo mise la testa nell'incavo tra il collo e la spalla di lei e scoppiò a piangere.
Pianse come se non avesse mai pianto in vita sua, mise le braccia intorno alla vita di lei e quasi si aggrappò, come se fosse la sua àncora, il suo unico modo di salvarsi.
Sofía intanto gli accarezzava i capelli, cercando di rincuoralo in qualche modo, ma la verità è che non sapeva neanche lei come fare, Maria era una donna importante nella sua vita e presto il suo viso fu inondato dalle lacrime.
Rimasero così per un tempo indefinito. A loro non servivano le parole, si capivano con gli abbracci. Sapevano che ci sarebbero stati sempre l'uno per l'altra.
"Credo che dovremmo andare" disse a un certo punto Sofía sciogliendo l'abbraccio "si preoccuperanno se non torniamo".
"Hai ragione, andiamo"
Marco si mise le mani in tasca, Sofía gli circondò il braccio col suo ed si incamminarono verso l'ospedale a testa bassa e con gli occhi pieni di lacrime.
"Mija!" esclamò Inés, la mamma di Sofía, non appena la vide arrivare.
Nel frattempo, infatti, all'ospedale erano arrivati anche i genitori della ragazza e altri componenti della famiglia Asensio che Sofía conosceva solo di vista.
Marco fu investito da cugini e zii che gli chiedevano come stesse. Ma che domanda era, poi? Aveva solo voglia di zittire tutti e tornare a qualche momento prima, quando era nella fortaleza con Sofía.
La ragazza, invece, non appena vide i suoi genitori, gli corse incontro e li abbracciò. Era brutto anche solo da pensare, ma tutto quello che era accaduto l'aveva fatta riflettere su quanto lei fosse fortunata ad avere ancora entrambi i genitori.
"Mi amor credo che sia meglio andare a casa, sei stanca e sconvolta, hai bisogno di riposare" disse Pablo, il padre di Sofía.
La ragazza non ebbe la forza di parlare, annuì semplicemente.
Prima di andarsene andò dalla famiglia Asensio. Salutò Gilberto e Igor con due baci sulle guance, cercando di fargli forza.
Poi abbracciò Marco cercando di trasmettergli tutto l'affetto e la forza di cui aveva bisogno in quel momento.
"Sigues valent, Chiqui. Ets la meva força, sempre" gli sussurrò la ragazza in dialetto mallorquín all'orecchio prima di stampargli un bacio sulla guancia e raggiungere nuovamente i suoi genitori.
Spazio autrice
Ciao a tutti! Questa è la prima fan fiction che pubblico e a dire la verità sono un po' preoccupata. Fatemi sapere come vi sembra e se vale la pena andare avanti.🙏🏼
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Filo rosso. // Marco Asensio
FanfictionSecondo la leggenda orientale del Filo Rosso, ogni persona porta, sin dalla nascita, un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega in modo indissolubile alla propria anima gemella. Il filo è lunghissimo, indistruttibile e invisibil...