2 novembre 2013, Ibèrostar, RCD Mallorca - CD Lugo.
Sofía e Igor stavano fremendo, non vedevano l'ora che Marco entrasse. Che esordisse finalmente con la prima squadra anche nello stadio del Mallorca, a casa sua. La settimana prima, infatti, aveva esordito contro l'RCD Huelva fuori casa, ma purtroppo e per ragioni diverse, nessuno della sua famiglia aveva potuto essere presente.
Minuto 83 della partita, Marco si alzò pronto ad entrare. In quel momento suo fratello e la sua migliore amica non potevano sentirsi più orgogliosi, sapevano che quella era la sua strada, lo si leggeva nei suoi occhi ogni volta che toccava un pallone.
Il ragazzo, entrando, guardò verso gli spalti e poi verso il cielo, come a cercare l'appoggio delle persone più importanti della sua vita.
Giocò gli ultimi venti minuti della partita, che sfortunatamente finì 0-0, ma al fischio finale tutti si complimentarono con lui, che a soli 17 anni e in pochi minuti, aveva già incantato allenatore, compagni e tifosi.Non appena Marco uscì dagli spogliatoi trovò Igor e Sofía che lo aspettavano. Avevano gli occhi pieni di orgoglio, e in quel momento lui non avrebbe potuto sentirsi più felice. Andò ad abbracciarli forte. Mancava solo suo padre, ma era da qualche mese ormai che si era visto costretto a fare i turni anche di domenica per portare a casa qualche soldo in più.
Igor dopo poco li salutò, Estefania, la sua ragazza, lo stava aspettando dall'altra parte della città.Sofia e Marco, rimasti soli, si guardarono e all'unisono esclamarono "Pizza!"
Scoppiarono a ridere, si conoscevano troppo bene.
Si fermarono in una pizzeria take-away e andarono a mangiarla nella fortaleza, il loro posto."Allora? Come ti senti?" domandò la ragazza prima di addentare una fetta di pizza.
"E' tutto così strano, mi sento felice, è quello che ho sempre voluto. Allo stesso tempo, però, avrei voluto poter aiutare la squadra segnando o facendo un assist, per portare a casa i tre punti".
"Marco, sei entrato quando mancavano meno di dieci minuti, nessuno si aspettava questo da te" lo rincuorò Sofía "e comunque sono rimasti tutti incantati da come giochi, ne farai di strada".
Marco le sorrise, era da un po' di tempo che quando la guardava, sentiva qualcosa di strano nello stomaco. Ma non ci pensò mai più di tanto, era la sua migliore amica, il suo punto fermo, non avrebbe mai potuto rovinare quello che c'era tra di loro.
"E comunque grazie" disse improvvisamente il ragazzo dopo che ebbero finito di mangiare la pizza "grazie perché, insieme a mio papà e mio fratello, sei la persona che mi sopporta e supporta sempre, in qualsiasi circostanza"
Sofía si limitò a regalargli un sorriso, uno di quelli che piacevano tanto a Marco, e appoggiò la testa sulla spalla di lui, come a dire "io sono qui, ci sarò sempre, sei casa mia e io la tua".
Restarono fermi in quella posizione ad ammirare il mare per un tempo indefinito.Qualche giorno dopo a casa Asensio i due ragazzi stavano ripassando per l'imminente test di storia.
"Anno in cui Franco prese il potere?"
"1936"
"Bene, anno in cui fece l'accordo con gli Stati Uniti?"
"1957"
"No, 1953"
"Non me le ricorderò mai tutte queste date" sbuffò Marco chiudendo il libro e uscendo sul piccolo terrazzo di casa sua.
Sofía lo seguì, sapeva che era un periodo difficile per Marco, tra la scuola, le verifiche, gli allenamenti e le partite.
Gli accarezzò una spalla e sentì i suoi muscoli rilassarsi.
"Dai Marqui, un ultimo sforzo e poi stasera ci aspetta la festa a casa di Angel" tentò di rincuorarlo Sofía.
Al ragazzo si illuminarono gli occhi, non era un tipo festaiolo, ma le feste a casa del suo migliore amico erano sempre le migliori.Così finirono di studiare il più in fretta possibile, dopodiché la ragazza prese le sue cose e si diresse verso casa sua per cambiarsi in occasione della festa.
"Passo da te alle nove" disse Marco mentre accompagnava la ragazza alla porta.
"A dopo chiqui" rispose Sofía dandogli un bacio sulla guancia.Non sarebbe stata una festa importante, perciò non c'era bisogno di vestirsi in maniera troppo elegante. Sofía, però, aveva voglia di sentirsi bella quella sera. Optò per un vestitino nero che le arrivava a metà coscia, un paio di stivaletti dello stesso colore e una giacca rosa antico. Lasciò i suoi lunghi capelli castani sciolti e si truccò, cosa che non faceva praticamente mai.
Erano le nove in punto quando suonò il campanello, prese la sua borsetta e, dopo aver salutato i suoi genitori e il suo fratellino di nove anni, uscì di casa.
Al vederla, Marco rimase a bocca aperta, non l'aveva mai vista così... Così bella. O meglio, lei era sempre bella, pensò, ma quella sera si avvicinava alla perfezione.
"Che hai?" domandò la ragazza ridacchiando.
Marco, allora, si rese conto che era stato lì a fissarla per almeno un minuto e, senza dire niente, distolse lo sguardo.
"Andiamo, guapo" esclamò la ragazza prendendolo sotto braccio, come facevano sempre.
Anche Marco, dal canto suo, quella sera non era affatto male. Indossava un paio di jeans scuri e una camicia bianca che sembrava disegnata apposta per il suo fisico.
Dopo aver camminato dieci minuti, raggiunsero la casa di Angel, che sembrava già gremita di gente."Eccoli qui i più belli della isla!" esclamò il loro amico non appena li vide arrivare. Probabilmente aveva già in circolo una certa quantità di alcol.
Sofía si staccò da Marco e andò dalle sue migliori amiche, Blanca e Camila.
"Hai intenzione di fare stragi di cuori stasera?" ammiccò Camila.
"Ma dai, avevo solo voglia di sentirmi bella" rispose la ragazza stringendosi nelle spalle. Era sicuramente una delle ragazze più belle presenti, ma lei non si era mai sentita particolarmente speciale per il suo aspetto fisico. Aveva qualche pretendente, sì, ma non le importava poi più di tanto. Voleva focalizzarsi sulla scuola, sulla sua famiglia e sui suoi amici. Per l'amore avrebbe avuto molto altro tempo.
"E comunque Marco ti sta mangiando con gli occhi" aggiunse Blanca.
Sofía alzò gli occhi al cielo e sorrise. Anche lei aveva notato quanto Marco fosse bello quella sera, ma restava comunque il suo migliore amico.Un paio d'ore e molti drink dopo, erano tutti ormai su di giri. Sofía e le sue amiche si stavano scatenando sulla pista da ballo, o meglio, quella che Angel definiva pista da ballo, ma in realtà era semplicemente il salotto.
"Hai intenzione di andare da lei o vuoi stare seduto qui tutta la sera a mangiartela con gli occhi?" domandò Brandon rivolgendosi a Marco. Era uno dei suoi migliori amici dai tempi dell'asilo, e ormai si conoscevano come le loro tasche.
"Ma chi? Che stai dicendo?" chiese Marco distogliendo lo sguardo e facendo finta di non capire.
"Andiamo Marqui, sto parlando di Sofía e lo sai!" disse il suo amico dandogli una leggera spinta.
"Non mi chiamare Marqui" sentenziò lui.
"Però Sofía può chiamarti così, o sbaglio?" intervenne Javi, un altro dei suoi migliori amici.
"Sì, ma Sofía è... Ok." sospirò alzandosi per raggiungere la pista da ballo.Un gruppo di ragazzi, però, fu più svelto di lui. Si avvicinarono alle tre ragazze e iniziarono a ballarci insieme. Ce n'era uno in particolare che non staccava gli occhi, e le mani, da Sofía. Marco se ne rese conto e una strana sensazione cominciò a farsi spazio in lui. Quando quel ragazzo iniziò a poggiare le labbra sul collo di Sofía, decise che aveva visto abbastanza. Andò verso di loro, prese la ragazza per un braccio e la trascinò fuori. Quasi nessuno si rese conto di quello che stava succedendo a causa dell'alcol e della musica troppo alta.
"Marco ma che fai?!" esclamò la ragazza una volta raggiunto il marciapiede.
"Hai visto cosa stava facendo quel tizio? No dico, lo hai visto o no?!" il ragazzo stava quasi gridando.
"E che stava facendo di male eh? Stavamo ballando Marco, ma che ti passa per la testa?" ora anche lei stava iniziando ad alterarsi.
"Tu non hai idea dell'effetto che hai... Che hai sulle persone" quasi sussurrò lui.
Ora i due ragazzi si trovavano a pochi centimetri di distanza, le loro labbra erano più vicine che mai.
"Lascia stare, non importa" esclamò poi allontanandosi da lei.
"Marco, se devi avere questi atteggiamenti, io non voglio che tu faccia parte della mia vita. Ho diciassette anni, sono consapevole di quello che faccio, quindi o ti dai una regolata o sparisci dalla mia vita" disse Sofía.
Non le pensava davvero quelle cose, non avrebbe mai voluto che Marco sparisse dalla sua vita, ma in quel momento era nervosa e anche l'alcol aveva fatto la sua buona parte.
Marco, dopo aver sentito quelle parole, si sentì quasi male, come se una lancia gli avesse trafitto il cuore.
"Sai che ti dico? Sparisci tu dalla mia vita, non ho bisogno di una bambina capricciosa a cui badare" rispose lui, ferito.
I due ragazzi si allontanarono prendendo direzioni opposte, entrambi con le lacrime agli occhi.Spazio autrice
Mi scuso per la lunghezza del capitolo, mi sono fatta prendere la mano.
Mi auguro che la storia vi stia piacendo!
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Filo rosso. // Marco Asensio
FanfictionSecondo la leggenda orientale del Filo Rosso, ogni persona porta, sin dalla nascita, un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega in modo indissolubile alla propria anima gemella. Il filo è lunghissimo, indistruttibile e invisibil...