Capitolo 14

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All'improvviso, nel cuore della notte, Sofía si svegliò di soprassalto, come se avesse appena avuto un incubo. Ci mise un attimo per mettere a fuoco la situazione: dove fosse, con chi e perché.
Si girò verso l'altro lato del letto e notò che era vuoto, perciò prese il telefono per guardare l'orario: erano le tre di notte del 30 agosto.
30 agosto.

Si alzò e scese le scale per poi notare una figura voltata di spalle sulla terrazza.

Marco era seduto su uno dei divanetti, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani che gli sorreggevano la testa.
Sofía si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, sentendo come i muscoli si rilassavano a quel contatto.

—Che ci fai sveglia? Dovresti riposare— le domandò Marco mentre lei gli si sedeva di fianco.

—Anche tu dovresti, domani hai gli allenamenti— sospirò.

—Sì, ma...— si interruppe chiudendo gli occhi per evitare di scoppiare a piangere.

Marco era così, lo era sempre stato. Cercava di non esternare troppo le sue emozioni, soprattutto quelle negative, e odiava che la gente lo vedesse piangere. Ma Sofía non era la gente, lo sapeva bene.

—Mi manca— fece poi, all'improvviso, mentre qualche lacrima iniziava a rigargli il volto.

Il cuore di Sofía si spezzò al vederlo così fragile e vulnerabile. Potevano passare anni, ma lui sarebbe sempre rimasto quel ragazzo buono e sincero con il quale la vita era stata fin troppo dura, togliendogli l'amore di una madre quando era appena quindicenne.

—Marco... Marco guardami— sussurrò la ragazza prendendogli il viso tra le mani —manca tanto anche a me, e so che non potrò mai capire il tuo dolore al cento percento, ma ero con te quando è successo. E sono con te adesso. Se c'è una cosa che posso assicurarti è che in questo momento lei è la più orgogliosa di tutti mentre guarda qui e vede tutto ciò che ha fatto il suo Marco in questi cinque anni. È ingiusto, sì, perché lei dovrebbe essere qui con te ora, ad abbracciarti e a dirti quanto tu sia meraviglioso. Ma non sempre la vita è giusta, e tu lo sai meglio di chiunque altro. Eppure sei qui, ti sei rimboccato le maniche, hai finito la scuola, ti sei allenato duramente e guarda ora dove sei. Sei un giocatore del Real Madrid, hai una casa bellissima, vivi in questa città stupenda e sei circondato da persone che ti vogliono bene e farebbero di tutto per te, tuo papà e tuo fratello in primis. Ti ricordi cosa ti dicevo sempre io? Sigues valent, e devi continuare ad essere forte anche ora—

Mentre parlava, Sofía asciugava le lacrime dal volto del ragazzo con tutta la dolcezza del mondo, e non appena cessò con le parole, lui la la abbracciò forte. Perché era l'unica cosa da fare.

—Non ce l'avrei mai fatta senza di te— sussurrò mentre erano ancora abbracciati.

Sofía sciolse l'abbraccio, mise le gambe sopra quelle di Marco e la testa appoggiata al suo petto. Lui le mise un braccio dietro la schiena e si mise a disegnare dei piccoli cerchi con il pollice. Non sapeva perché, ma era una cosa che lo aveva sempre fatto rilassare.

—Ce l'hai fatta, invece. Gli ultimi due anni ce l'hai fatta nonostante io non ci sia stata, anche se, credimi, avrei voluto esserti vicina ogni singolo secondo. Specialmente il 30 agosto. Quel giorno maledetto ti avevo promesso che ci sarei stata ad ogni anniversario della sua morte. Eppure non ho mantenuto la promessa, non sai quanto mi dispiace— si bloccò per trattenere un singhiozzo —però ho parlato tanto con lei, sai? Non so dove sia, non so se esiste un paradiso o qualcosa di simile, ma so che ci ascolta, perciò io le ho sempre parlato. Le ho chiesto di starti vicino, di farti sentire la sua presenza e darti la forza. E penso proprio che mi abbia ascoltata—

Filo rosso. // Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora