Capitolo 13

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"Quanto mi sei mancata Sof, non te lo immagini neanche" sospirò Marco mentre si staccava da lei.

Sofía avrebbe voluto dirgli che anche lui le era mancato tantissimo, ogni giorno, ogni singolo attimo della sua vita. E voleva dirgli altre mille cose, ma non ci riusciva.

"Che ne dici se andiamo a farci una passeggiata?" chiese poi il ragazzo.

"Oh... ehm, va bene. Ma non devi tornare a casa con la tua famiglia?" replicò con un filo di voce lei.

"No, mio papà e Igor sono già in aeroporto per tornare a Mallorca, dato che domani devono lavorare. E quelli che vedi laggiù sono il mio rappresentante e altri conoscenti che probabilmente andranno a mangiare caviale e bere champagne in qualche ristorante di lusso, ma insomma una passeggiata con te non può minimamente essere paragonata a nessun ristorante. Vado a salutarli, ok? Aspettami qui"

Sofía annuì e restò dove Marco le aveva detto.
Lui nel frattempo era andato a scambiare due parole con Horacio e gli altri, che avevano capito la situazione e, anche se avrebbero preferito festeggiare la giornata insieme al diretto interessato, se ne sarebbero fatti una ragione. E di certo lo champagne non sarebbe mancato.

"Eccomi, possiamo andare" esclamò Marco con un sorriso mentre tornava verso Sofía.

I due si incamminarono per il Paseo de la Castellana.
Sofía si guardava intorno come una bambina alla scoperta di un posto nuovo. Era tutto così diverso e così bello.

"Allora? Come ti sembra Madrid?" le chiese ad un certo punto Marco.

"Beh, è... diversa. Da casa, dico. Però è bellissima. Guarda quanto è grande! A Mallorca non esistono strade così grandi..."

Sofía continuava a fantasticare sulla città con quegli occhi da bambina.
E il tutto faceva sorridere Marco: era da tempo che non si godeva dei piccoli momenti così.
Il suo mondo ormai era fatto di allenamenti, partite, sponsor, soldi, rappresentanti, contratti e clausole. Aveva bisogno di un po' di pace e sapeva benissimo che l'unica persona che gli avrebbe potuto portare una ventata di serenità e spensieratezza, era proprio Sofía.

"Penso di aver appena stabilito un record: mi sono innamorata di una città in meno di ventiquattro ore" sentenziò ad un certo punto la ragazza.

Marco scoppiò a ridere.

"Beh, ma non vale. Tu, cioè noi, eravamo già innamorati di Madrid da prima di venirci per la prima volta. Ti ricordi quando guardavamo i festeggiamenti del Madrid in televisione e inquadravano le strade principali, la Cibeles, la Gran Vía... per quanto tempo abbiamo sognato di essere qui, eh?"

"Già... ci eravamo promessi che ci saremmo venuti insieme" sussurrò Sofía sedendosi su una panchina.

Marco imitò il suo gesto e si sedette di fianco a lei, con un braccio appoggiato sullo schienale della panchina mentre la osservava.

"Beh, alla fine siamo qui. Insieme. Poco importa come ci siamo arrivati, no?"

"Certo, tu ci sei arrivato da calciatore di prima categoria, circondato da persone che ti amano e una tifoseria che già stravede per te. Io ci sono venuta per trovare la mia migliore amica, mentre scappo da una vita quasi asfissiante che non mi appartiene più, anzi che probabilmente non mi è mai appartenuta. Sottili differenze, insomma"

Lo disse così, senza mezzi termini. Era tipico di Sofía sganciare bombe del genere quando nessuno se lo aspettava.

"Non tornerai più in Germania?" chiese abbastanza sconvolto Marco.

Filo rosso. // Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora