Sofía era decisa a raggiungere la macchina di Max il più velocemente possibile.
Stava lottando contro se stessa per non far uscire quelle maledette lacrime dai suoi occhi. Sentiva un groppo in gola, uno di quelli che non ti fanno neanche respirare.Poi, all'improvviso, si sentì bloccare per un braccio.
A quel tocco entrambi i corpi sentirono una scossa pervaderli."Non mi scapperai anche stavolta" disse il ragazzo alle sue spalle con voce ferma.
Sofía rimase quasi pietrificata, non sapeva cosa fare.
Si girò lentamente verso di lui, mantenendo lo sguardo fisso verso terra, non aveva il coraggio di alzarlo. Sapeva che se lo avesse fatto, tutte le sue barriere, quelle che aveva costruito pazientemente in quei mesi, sarebbero crollate nel giro di pochi secondi."Sofía, per favore, guardami" continuò il maiorchino senza lasciarle il braccio.
La ragazza fece un grande sospiro e alzò lo sguardo verso di lui. Era l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare, lo sapeva, ma ormai era lì, non aveva via di scampo.
E fu solo quando i loro occhi si incontrarono che entrambi si resero davvero conto di quanta sofferenza avevano provato in quei lunghi mesi di lontananza.
"Marco, i-io... non sapevo che saresti stato qui stasera. Mi hanno fatto una sorpresa e non avrei mai immaginato che..." iniziò Sofía.
"Perché se avessi saputo che c'ero non saresti venuta? Mi odi così tanto?" la interruppe, ferito.Ora anche gli occhi di Marco si stavano colmando di lacrime e la ragazza se ne accorse.
"No, Marco!" contestò subito lei "non era quello che intendevo, è che è tutto così strano, no?"
Marco non sapeva cosa rispondere, effettivamente nemmeno lui si aspettava una cosa del genere.
"Asensio, andiamo, manchi solo tu!"
I due ragazzi si girarono verso quella voce. Era uno dei preparatori atletici del Madrid.
"Arrivo, un secondo!" fece Marco.
Poi, voltatosi nuovamente verso la ragazza aggiunse "The Charles Hotel, sul retro c'è un giardino, ti aspetto lì. Ti prego, dobbiamo parlare" concluse per poi correre verso il pullman che ormai stava aspettando solo lui.
Sofía rimase lì, interdetta, senza sapere cosa fare né come rispondergli.
Si prese qualche secondo per permettere al suo respiro e al battito del suo cuore di regolarizzarsi.
Era come se in quei pochi minuti fosse stata in apnea.Poi si ricordò di Max che sicuramente la stava aspettando in macchina ed era preoccupatissimo non vedendola arrivare.
Infatti, non appena la ragazza prese in mano il suo telefono, si accorse delle cinque chiamate perse e degli svariati sms da parte del tedesco.
Accelerò il passo e in meno di cinque minuti si ritrovò nell'auto di Max."Scusami, scusami davvero!" esordì non appena chiuse la portiera.
"Ma che è successo? Hai una faccia, sembra che tu abbia visto un fantasma, stai bene?" domandò Max preoccupato.
"S-sì, è che..." doveva assolutamente inventarsi qualcosa "c'era molta fila ai bagni, ecco. Poi sai com'è, quelli delle donne sono sempre pieni"A quanto pare risultò abbastanza convincente perché Max non le fece ulteriori domande e mise in moto la macchina.
Una volta arrivati a casa Sofía lasciò la borsa in camera sua e si diresse verso il bagno.
Si guardò allo specchio. Quasi non riusciva a riconoscersi.
Si vedeva lontano un chilometro che aveva pianto, ma per fortuna Max non la conosceva così bene da rendersene conto e non aveva fatto troppe domande.
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Filo rosso. // Marco Asensio
Fiksi PenggemarSecondo la leggenda orientale del Filo Rosso, ogni persona porta, sin dalla nascita, un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega in modo indissolubile alla propria anima gemella. Il filo è lunghissimo, indistruttibile e invisibil...