Capitolo 8

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Sofía fissava il prato verde dell'Allianz Arena. I giocatori non erano ancora entrati a riscaldarsi, ma lei non riusciva a distogliere lo sguardo da quel prato.

"Eccomi, non sapevo cosa ti piacesse allora ho preso sia delle patatine che dei pop corn. Possiamo dividerceli se vuoi" fece tutto sorridente Max, tornando a sedersi alla sinistra della ragazza.
"G-grazie, ma non dovevi" rispose lei timidamente, guardandolo negli occhi.
"Sofía, sei sicura di stare bene? Ho fatto qualcosa che non va? Io pensavo ti facesse piacere vedere una partita del Real Madrid, insomma..."

Era sempre così premuroso, a Sofía sembrava davvero incredibile.

"Ma no, Max! È tutto perfetto, è solo che è il sogno della mia vita e non avrei mai pensato di riuscire a realizzarlo stasera" lo rasserenò la ragazza.

Ma stava mentendo, lo sapeva benissimo. Forse cercava di mentire anche a se stessa, di negare il fatto che rivedere Marco dopo tutto quel tempo, seppur da lontano, le avrebbe portato un turbine di emozioni che probabilmente non sarebbe stata in grado di gestire.

L'Allianz Arena iniziò a rumoreggiare, erano entrati i giocatori di entrambe le squadre per riscaldarsi.

Sofía lo vide subito.
Entrando aveva guardato verso il cielo, come faceva sempre.
Era bello come il sole, e Sofía non poté fare a meno di notarlo. La sua pelle abbronzata, il suo sguardo concentrato mentre scrutava l'Allianz Arena, il suo sorriso nervoso, quello che aveva sempre prima delle partite.
Sofía quasi si sentì svenire. Le tornarono in mente un milione di cose, gli occhi le si riempirono di lacrime, ma fece di tutto per non farlo notare a Max.

Il ragazzo le mise un braccio intorno alle spalle, probabilmente convinto che l'emozione di Sofía fosse dovuta al vedere la sua squadra del cuore dal vivo per la prima volta. E in parte aveva ragione, ma c'era dell'altro. Altro che Sofía non avrebbe mai voluto fargli sapere.

Dopo una mezz'oretta la partita iniziò e Marco non era titolare.
Per fortuna, pensò Sofía. Perlomeno non lo avrebbe visto in campo, anche se il solo pensiero di averlo a qualche metro da lei le faceva sussultare il cuore.

Cercò comunque di non pensarci e di godersi la partita. In fondo erano due delle squadre più forti del mondo, non voleva perdersi lo spettacolo.

Finì il primo tempo. Nonostante fosse una bella partita, il risultato era ancora sullo 0-0. Certo, non era finale di Champions, ma quando c'era una coppa in ballo, tutti volevano vincerla.

"Allora? Come ti senti?" chiese Max rivolgendosi alla ragazza.
"Bene, cioè ancora non mi sembra vero che quelli siano Sergio, Marcelo, Pepe..." rispose lei con occhi sognanti.
"Sembri una bambina felice" replicò il ragazzo ridendo.
"Lo sono!" fece lei.

Mancavano pochi minuti all'inizio del secondo tempo e lo sguardo di Sofía cadde a bordo campo, dove due giocatori del Bayern e due del Madrid erano pronti ad entrare.

Riconobbe Rode e Lewandowski con la maglia rossa. Mentre per i blancos c'erano Illarramendi e, no... non poteva essere. Quello di fianco era proprio Marco.

Il cuore della ragazza sussultò, ancora. Era l'ennesima volta in quella serata. Sapeva che rivederlo le avrebbe fatto un certo effetto, ma non pensava fino a quel punto.
Cercò di non pensarci e di focalizzarsi sull'erba del campo, sull'enorme quantità di maglie rosse presenti in quello stadio, insomma su qualunque cosa pur di non pensare al fatto che avrebbe rivisto Marco giocare a calcio dopo mesi.

Ma nonostante il suo sforzo le mani le tremavano. E anche le gambe, ad essere sinceri.

"Hai freddo? Vuoi che ti dia la mia giacca?" le chiese Max, gentile come sempre.
"N-no, grazie. Sto bene" rispose lei sorridendogli.

Filo rosso. // Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora