4. Sangue di drago

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Il corpo del cavaliere dothraki giaceva coperto di sangue e cenere accanto al fuoco ormai quasi spento.
Viserys sentiva il corpo indolenzito, il polso slogato e probabilmente un'ustione, anche se leggera perché il nemico gli aveva fatto da scudo nelle fiamme.

Ustione? Come poteva Viserys Targaryen, con il sangue di drago nelle vene, bruciarsi?
Guardò il braccio destro, l'unica parte del corpo che era stata direttamente a contatto con il fuoco. La pelle era a tratti rossa e nera - per fortuna aveva spento in tempo le fiamme sui vestiti.
Allungò la mano verso la legna incandescente per sfiorarla con un dito. Lo ritrasse immediatamente per il troppo calore. Di nuovo. La sua pelle non era in grado di resistere al fuoco, al contrario di quanto credesse.
Forse il suo non era veramente sangue di drago o forse i Maestri avevano tramandato un sapere sbagliato sul sangue di drago. Si cercò invano di convincere della seconda possibilità.
Eppure, da bambino, nella Fortezza Rossa aveva visto molte rappresentazioni dei suoi antenati nel fuoco coi loro draghi. Ma, no, probabilmente erano solo simboli di grandezza e gloria, non dati storici.
D'altro canto più di una schiava gli aveva riferito che Daenerys era entrata in una vasca d'acqua bollente o aveva preso in mano vari oggetti - ad esempio le uova di drago - dai bracieri senza mostrare segni di dolore. Fatti che però il ragazzo non aveva mai constatato personalmente.
E quando era nella vasca con quella schiava, come mai aveva sentito scottare la pelle a contatto con la cera della candela? Perché sua sorella non poteva bruciarsi e lui sì?
Iniziò a temere che i Maestri potessero avere ragione, ma questo implicava non avere il sangue di drago. Questo lo turbava, d'altronde prima si sentiva in qualche modo superiore agli altri uomini per il suo sangue.
Certo, se non avesse messo da parte la conquista di Westeros per mettersi sulle tracce del re leggendario, questo avrebbe avuto un impatto decisamente più catastrofico: da sovrano dei Sette Regni avrebbe avuto bisogno di essere superiore ai propri sudditi.
Ciò non toglie che si sentisse in un certo senso privato di una parte di sé.

Per tutto il duello e i momenti successivi il cavallo era rimasto fermo a brucare l'erba più bassa tra gli alti steli delle piante. Solo quando Viserys stava per mettersi a dormire - senza cena e senza fuoco, con un'ustione sul braccio e il polso slogato e infine cosciente di non possedere il sangue di drago - fece caso alla sua pacifica presenza.
Si alzò in piedi per avvicinarsi lentamente all'animale, tendendo la mano sinistra - quella sana. Vento della Prateria avvicinò il muso per annusarla, o forse per verificare se per caso portasse del cibo. Quando capì che non portava né pericolo né cibo, tornò noncurante a brucare l'erba.
Un'ottima novità per il suo viaggio. A cavallo sarebbe stato più veloce raggiungere la foce del fiume, benché più pericoloso essendo più visibile.

Intanto anche l'ultimo bagliore della luce solare era completamente sparito, lasciando spazio alle stelle nel cielo terso.

Viserys non è morto: è alle Hawaii con Elvis (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora