5. La fine del mare

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Vento della Prateria correva veloce sotto il sole del mare dothraki, pienamente degno del suo nome. Il viaggio divenne più rapido e meno faticoso, ma Viserys preferì mantenere lo stesso schema per le giornate di quando avanzava a piedi.

La mattina partivano all'alba, perché si sa, tutti gli avventurieri partono all'alba. Il cavallo galoppava fino in tarda mattinata, quando il sole diventava troppo caldo. Vi era dunque una pausa per riposare, tagliare i capelli ricresciuti ed eventualmente cercare del cibo o lavarsi nel fiume. Questa era la fase più critica, poiché il giovane e la sua bestia rischiavano sempre di essere notati dai dothraki, non era facile trovare un buon nascondiglio.
In realtà Viserys fu abbastanza fortunato e non ebbe più a che fare coi dothraki: ne vide al più due, che però non videro né lui né Vento della Prateria. Una volta in compenso fu attaccato da un coyote. Un coyote abbastanza debole e poco temerario però, che finì per allontanarsi con la coda tra le zampe non appena il ragazzo lo ferì al petto sporcandone il pelo di sangue.
Ripartivano a metà del pomeriggio per correre fino al tramonto, accompagnati di tanto in tanto da qualche avvoltoio in attesa della loro possibile morte. Viserys si rese davvero conto solo in quei giorni di quanto fosse vuota e silenziosa, ma anche un po' suggestiva in fondo, quella zona del Mare Dothraki, popolata quasi esclusivamente da qualche animale.
Si accorse inoltre di quanto ogni notte fosse via via più fredda avanzando verso nord. Così, progressivamente il sole iniziò a sorgere più tardi e tramontare prima, in compenso la pausa nel primo pomeriggio divenne più corta.

Una mattina, quando ormai dovevano essere trascorse almeno due settimane da quando aveva lasciato Vaes Dothrak, il re mendicante in sella al suo destriero vide stagliarsi all'orizzonte una riga scura. Sgranò invano gli occhi per vedere meglio.
Dopo qualche miglio la riga divenne una sottile striscia, di color verde scuro. Poi una striscia più grande. Una striscia ancora più grande. E così via fino a quando si poterono distinguere gli alberi della foresta. Era forse la fine del Mare Dothraki?
Gli alberi più esterni sembravano formare un muro tra la prateria e il bosco. Alberi alti, antichi, probabilmente in quel posto da secoli. Il fiume si gettava tra le piante e si allargava, rallentando le sue acque quasi fino a fermarle.
Il giovane arrivò in questo punto solo alla fine della giornata, poco prima del tramonto, ma preferì accamparsi nella prateria. Avrebbe varcato la frontiera tra il dominio dell'erba e quello degli alberi solo la mattina successiva.

Viserys si stese per dormire, ma non riuscì a prendere sonno subito, per cui si mise a pensare. Aveva avuto molto tempo per pensare durante le lunghe cavalcate.
Pensava alle cose più svariate, dalla leggenda del re fuggito dal trono e dove potesse trovarsi a cosa mangiassero i coyote.
Un fastidioso pensiero ricorrente era, almeno nei primi tempi dopo lo scontro con il cavaliere dothraki, il sangue di drago che non aveva. Poi ci aveva fatto l'abitudine e aveva smesso di farci caso.
Un altro pensiero ricorrente era il significato del sogno con il lupo. "L'inverno sta arrivando. Devi andare lontano." Cosa significava? Da dove doveva stare lontano? Da Pentos? Da Essos in generale? O dai nobili? E perché? Cosa c'entrava il motto di casa Stark?
Forse il sogno non aveva alcun significato, era stato solo... Un sogno. Un sogno sì, ma che il ragazzo rifece identico proprio quella notte.

Viserys non è morto: è alle Hawaii con Elvis (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora