18. Il Leviatano Ubriaco

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Il 'Leviatano Ubriaco' consisteva essenzialmente in una stanza di modeste dimensioni adibita a taverna, che di fatto però appariva enorme se rapportata al numero di avventori seduti a pochi dei già scarsi tavoli.
Come in tutti i palazzi il soffitto era pieno di ragnatele, il pavimento scricchiolava e le spoglie pareti di legno erano illuminate da alcune lampade, vi era inoltre un caminetto acceso per scaldare l'ambiente - chissà quanto si sarebbe potuto divertire il re folle in quel posto senza nemmeno bisogno dell'altofuoco.
Tutte le persone presenti, con le loro folte barbe nere e la mascella prominente, sembravano avere il volto perfettamente identico a quello di Iknur, che peraltro si fermò a salutarne un paio - comunque un grande numero sul totale - prima di sedersi ad un tavolo con Viserys.
"Questa è l'unica locanda di Nuova Ibbish. C'è anche un'altra taverna, ma non hanno un posto per dormire."
"Deliziosa..." Rispose ironico il giovane. "Cosa si mangia?"
"Ah non ne ho idea, non ci vengo quasi mai. Fuori però c'era scritto che la specialità del giorno è il pasticcio di balena con patate."
"Prenderò quello allora."
"Non stare certo che ci sia, è lì da tre anni quell'insegna."
"Mh... E da bere cos'hanno?" Chiese con una punta di rassegnazione. Certamente l'aver mangiato ciò che trovava in natura nelle settimane precedenti - fatta eccezione per un paio di pasti - gli fu di notevole aiuto.
"Qui ad Ibben facciamo una birra molto buona. Bionda ovviamente."
In quella arrivò l'oste, dal tipico aspetto ibbenese. Il sarto, consapevole di quanto fosse scadente la conoscenza della lingua comune tra i suoi compaesani nonostante si vantassero tanto di 'avere stato a Approdo dei Re', si occupò dell'ordinazione.

Il pasticcio insipido che arrivò poco dopo non era certo un'eccellenza della cucina, nonostante gli ingredienti sembrassero di prima qualità. In effetti dai racconti di Iknur - inoltre ricordò di averne già sentito parlare anni prima - il ragazzo aveva appreso che gli ibbenesi erano celebri pescatori di balene e leviatani - nient'altro che balene più grandi del normale alla fine - che poi esportavano i loro rinomati prodotti in tutto il mondo conosciuto.
Ciononostante sembrava che, almeno i proprietari di quella taverna ma non era da escludersi una più vasta diffusione del fenomeno, fossero totalmente inetti a cucinarli. La birra invece, come sosteneva il sarto, era veramente buona.
C'è da dire anche che durante il giorno si era ridotto a cercare di bere dai rari frutti presenti sugli alberi, quindi la sete aveva in qualche modo parteggiato per la bevanda locale.
Naturalmente quando ebbero finito di cenare ne presero altre due pinte.
Tutto sommato era un locale carino, senz'altro tranquillo: su questo ed altri semplici ma interessanti argomenti verté la conversazione - si sa, un paio di boccali rendono le chiacchierate più piacevoli. Primo fra tutti gli altri, a cosa servisse un negozio di lische di pesce, domanda che tuttavia a fine serata rimase aperta.
Iknur colse più volte la palla al balzo per raccontare delle cose che aveva visto a Westeros: da Roccia del Drago alla Fortezza Rossa, dal castello di Driftmark al tempio di Baelor nella capitale - tutto rigorosamente visto a distanza, a bordo di una nave o al massimo in porto.
"Devi sapere che..." Ormai parlavano con tono confidenziale. "Agli ibbenesi non piace molto mescolarsi con la gente estranea. Io sarei anche andato a vedere da vicino tutti quei posti, ma in giro da solo mi avrebbero preso per un delinquente. Tu hai mai visto quei posti?"
"No, purtroppo. Quando lasciai il Nord vidi giusto un paio di castelli in rovina di cui non ricordo neanche il nome."
"Senti, francamente... Passa veramente poca gente di voi qui, giusto qualche mercante o esploratore che finisce per annoiarsi, un tale Maestro della Frittatella o qualcosa di simile dei mesi fa."
"Cittadella, Iknur, Cittadella." Scoppiò a ridere Viserys accompagnato in breve tempo dal sarto ibbenese.
"Beh fa lo stesso... Comunque, tu come sei finito dal grande Nord a Nuova Ibbish?"
Il ragazzo sbiancò. Come aveva potuto scordare di costruire una storia attendibile per il nuovo Tomas Bruant?
Fu l'intervento tempestivo e fortuito dell'oste a tirarlo fuori dal guaio.

"Chiede se vogliamo altra birra o pagare." Spiegò Iknur, che fece da oste.
"Io so parlo linguo comunale." Commentò quello, convinto ingenuamente che fosse vero.
"Ben è, illustre locandiere, il palato non m'è secco ma il corpo è lasso. Converrete inci dunque che benché mai un dissetante malto si disdegni, invero di riposo vi chiedo ostello." Recitò il giovane con tutto il suo talento da attore - la sfida più ardua fu non scoppiare a ridere.
L'oste rimase immobile per qualche secondo, in imbarazzo per non aver capito una sola di quelle difficili parole di una lingua in cui già non era affatto afferrato. Iknur, sebbene avesse avuto anch'egli qualche difficoltà con quella frase, assunse definitivamente il compito di traduttore.
"Gli hai chiesto della camera?" Precisò Viserys.
"Vuole sapere come intendiamo pagare la cena."
Il giovane estrasse con noncuranza due monete d'oro e le posò sul tavolo. Sia l'oste sia Iknur guardarono il metallo con meraviglia.
"È felicissimo, ti darà la camera più bella."
L'oste fece un fischio e disse qualcosa nella sua lingua. Si avvicinarono delle donne - difficili da riconosere per via dei baffi e il monociglio - molto simili alla moglie del sarto, ma forse più giovani.
"Queste sono le ragazze. Puoi sceglierne una per la notte."
"Come?" Chiese stupito Viserys, il quale non pensava che quella locanda fosse anche un bordello - e pensare che pochi giorni prima aveva sperato di trovarne uno. "No, no, grazie comunque."
"Dice che sono incluse in quello che hai già pagato... Sicuro di non volerle? È un'occasione."
"Ne faccio a meno, grazie." Al di là dell'aspetto scimmiesco delle per niente leggiadre fanciulle, ormai aveva una relazione - ammesso che si potesse chiamare così - con Marie.

L'oste mostrò al ragazzo la sua stanza al piano di sopra dandogli una chiave. Fu il momento di salutare il sarto.
"Addio Tomas, buon rientro nel Continente Occidentale."
"Addio Iknur, continua a benedire la tua casa nel nome degli Ifequevron. Un'ultima cosa, hai mai sentito la leggenda del 'ragazzo di Tupelo'?"
"No, non che mi ricordi. Ma se non sbaglio ad Altamarea 'Tupelo' era il nome di un'osteria vicina al porto." Rispose il sarto.
Evidentemente non poteva essere ulteriormente d'aiuto, per cui il giovane si ritirò nella sua stanza - illuminata da una delle solite lampade - per dormire.

Viserys non è morto: è alle Hawaii con Elvis (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora