9. La grandine

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Il capitolo inizia dopo lo spazio autore (testo in corsivo)

Fratelli,
Cari lettori e corinzi,
Dite la verità, dal titolo vi aspettavate una storia del genere?

Con il capitolo 8 si conclude la prima parte del viaggio di Viserys (forse l'eroe più improbabile che avrei potuto prendere da GoT, non trovate?) sulle tracce del Re. Un viaggio che si prospetta ancora lungo e imprevedibile, ma che gli ha già fatto incontrare dothraki, bestie e spettri, oltre alle insidie dell'ambiente naturale.
Nella seconda parte invece... Continuate a leggere per saperne di più!
NB. Possono esservi degli SPOILER sulla prima stagione della serie HBO, che corrisponde circa al primo volume.

Spero che il racconto sia di vostro gradimento...
Non esitate a commentare per chiedere qualsiasi cosa, segnalare errori o, perché no, anche solo dire cosa vi piace o non vi piace.
Infine non dimenticate di votare i capitoli!
Ora godetevi il capitolo 9...

Come sempre, buona lettura!
A presto,
@drogonthug

- fine spazio autore -

Ancora lo stesso sogno. "L'inverno sta arrivando. Fatti trovare lontano." Ma stavolta il lupo non se ne andò. Si lanciò addosso a Viserys mordendogli il braccio.
Sentì un dolore così forte e così reale da farlo svegliare di soprassalto.
Il dolore però non cessò persino quando il giovane aprì gli occhi. Non vedeva nulla se non un'unica macchia di luce, ma sentiva qualcosa sul suo braccio. Prese d'istinto un pugnale - per fortuna aveva ancora la cintura - e si scagliò contro qualsiasi cosa lo stesse attaccando. Il colpo andò a vuoto.
Lentamente iniziò a vedere una sagoma: era proprio un lupo che lo stava mordendo. Tentò più volte di ferirlo con la lama, ma l'animale non voleva desistere.
Almeno fino a quando questo affondò i denti sulle cicatrici dell'ustione. Il ragazzo urlò dal dolore, sollevò l'altro braccio, e infilò il pugnale nell'occhio della bestia. Il lupo, forse per paura che un secondo colpo lo potesse accecare completamente, mollò la presa e fuggì con la coda tra le zampe.

Viserys rimase in ginocchio sulle pietre tenendosi il braccio. Un dolore lancinante, come se vi fossero delle fiamme sotto la pelle lacerata. Si avvicinò al fiume muovendosi sulle ginocchia e il braccio sano, vi si chinò sopra e immerse l'arto ferito. Si accorse allora di essere completamente fradicio.
L'acqua si colorò dapprima di rosso, poi tornò al colore naturale. Il braccio del giovane, non senza sua meraviglia, sembrava già quasi guarito. Era forse frutto di un qualche incantesimo?
Si sdraiò sui sassi della spiaggia, dove aveva appena lottato contro il lupo, per cercare di fare il punto della situazione e, non certo meno importante, per recuperare il fiato.
Non sapeva bene dove fosse, si guardò un po' intorno per ricordare. Osservò il grande fiume - molto simile al Ser Jorah, ma gli parve più grande - che scorreva in mezzo alla foresta, sul letto di sassi.
Gli tornò alla mente quasi tutto. Prima di arrivare lì aveva cercato di attraversare quel fiume; la corrente peraltro scorreva nella direzione giusta, quindi c'era riuscito. Certo, non aveva idea di quanto la corrente lo avesse portato avanti, ma di certo gli doveva aver accorciato il percorso - ammesso che il fiume avesse una foce prima o poi - rispetto al ponte.
Sì, certo, il ponte di pietra, Vento della Prateria che fuggiva, il colpo in testa - poteva sentire ancora la botta - prima di essere trascinato via dalla corrente! Chissà poi che fine avesse fatto il cavallo.
Il ragazzo iniziò a dubitare della folle missione sulle tracce di un re scomparso. Cosa avrebbe fatto quand'anche fosse riuscito a trovarlo? Si chiese se per caso avesse sbagliato a non accontentarsi del proprio destino da conquistatore di Westeros.
E poi l'inspiegabile episodio nella grotta con Marie. Cosa voleva lei veramente? Come vendicare il suo popolo senza sapere nemmeno quale fosse? Questi dubbi però furono presto oscurati dal piacevole ricordo di quella sera.
Viserys guardò il cielo che si stava lentamente annuvolando, ma non gli importava. Voleva solo riposarsi e godere della pace della natura in quei minuti.

I minuti diventarono ore, quasi tre in totale. Ore di pace e riposo per il giovane, che non si spostò nemmeno quando udì il ticchettio della pioggia su di sé. In fondo era già fradicio. Solo quando l'acqua divenne ghiaccio capì che era il momento di trovare un riparo.
Recuperò di fretta il pugnale a terra accanto a lui e iniziò a correre. Non che fosse necessario correre ancora, ma bagnato com'era e senza mantello - rimasto in spalla a Vento della Prateria - aveva bisogno di scaldarsi.
Mentre correva però la grandine si fece più intensa, riuscendo ad attraversare senza problemi le chiome dei verdi abitanti del bosco. Il ragazzo fu quindi costretto a ripararsi in un tronco cavo, mentre osservava, fuori, i pezzetti di ghiaccio che cadevano dal cielo come dardi distruggendo le foglie e persino un paio di funghi che furono presi in pieno. Vi furono numerosi tuoni, ma tutti preceduti dai fulmini, per cui non imputabili a forze soprannaturali, stavolta.
Infine Viserys scorse, tra gli alberi, una casetta dal cui comignolo usciva chiaramente del fumo. Esseri umani finalmente? La curiosità era troppo forte.
Dovette tuttavia aspettare che la grandine lasciasse nuovamente il posto alla pioggia prima di potersi avvicinare e scoprire che la casa era l'unica col camino acceso in un nuovo villaggio abbandonato.

Bussò alla porta e qualcuno aprì. "Ho fatto una lunga strada, posso chiedere la vostra ospitalità?" Si sforzò di chiedere il giovane in lingua dothraki, sperando in bene.

Viserys non è morto: è alle Hawaii con Elvis (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora