Parte 10

4 1 0
                                    

Finita la colazione,Germàn mi ringraziò di cuore per essermi preso il disturbo di restituirgli l'orologio.Tanta gentilezza mi fece sentire doppiamente colpevole.  <Bene,Oscar> disse con voce stanza.. <E stato un piacere conoscerla.Spero di rivederla da queste parti quando vorrà venirci a trovare>.

Non capivo perchè continuava a darmi del lei.C'era qualcosa in lui che parlava di un'altra epoca,dei tempi in cui quella chioma grigia luccicava e quella villa era un elegante palazzo a metà strada tra Sarrià e il cielo.

Mi strinse la mano e si accomiatò per penetrare in quel labirinto insondabile.Lo vidi allontanarsi zoppicando leggermente lungo il corridoio.La figlia l'osservava nascondendo un velo di tristezza negli occhi. <Germàn non sta molto bene in salute> mormorò. <Si stanca facilmente>. Ma cancellò subito dal volto quell'espressione malinconica. 

<Ti va qualcos'altro>?

<Si sta facendo tardi> dissi,combattendo la tentazione di trovare una scusa qualunque per restare con lei..<Credo sia meglio che vada>..  Lei accettò la mia decisione e mi accompagnò in giardino.La luce del giorno aveva diradato la nebbia.L'inizio dell'autunno tingeva di rame le foglie degli alberi.Camminammo verso il cancello;Kafka ronfava al sole.

La ragazza si fermò prima dell'inferriata e mi cedette il passo.Ci guardammo in silenzio.Mi tese la mano e gliela strinsi.Sentii il bettito del suo polso sotto la pelle vellutata.  <Grazie di tutto> dissi. <E scusami per....>  <Non ha importanza>.  Mi strinsi nelle spalle.  <Bene...>

Cominciai a camminare,sentendo che la magia di quella casa si separava da me a ogni passo.Improvvisamente,la sua voce risuonò alle mie spalle.  <Oscar>!!  Mi voltai.Era ancora lì,oltre il cancello.Kafka era accoccolato ai suoi piedi.

<Perchè sei entrato in casa nostra l'altra sera>?   Mi guardai intorno,come se sperassi di trovare la risposta scritta sul selciato. <Non lo so> ammisi alla fine <Il mistero,suppongo...>   La ragazza sorrise enigmatica.   <Ti piacciono i misteri>?     Annuii.Se mi avesse chiesto se mi piaceva l'arsenico,credo che la mia risposta sarebbe stata la stessa.

<Hai da fare domani>?   

Scossi il capo,sempre muto.Se avessi avuto da fare,mi sarei inventato una scusa.Come ladro non valevo niente,ma come bugiardo devo confessare che sono sempre stato un artista.  <Allora ti aspetto qui,alle nove> disse lei,perdendosi tra le ombre del giardino.  <Aspetta >!!   Il mio grido trattenne.   <Non mi hai detto come ti chiami...>   <Marina...A domani>.

La salutai  con la mano,ma era già scomparsa.Aspettai inutilmente che si riaffacciasse.Il sole sfiorava lo zenit:doveva essere più o meno mezzogiorno.Quando capii che Marina non sarebbe ricomparsa,mi avviai verso il collegio.I vecchi portoni del quariere sembravano sorridermi,complici.Potevo sentire l'eco dei miei passi sul selciato,ma avrei giurato di camminare sospeso a un palmo da terra.

marinaWhere stories live. Discover now