I capelli..sono veri> disse. <Impossibile.> Esaminammo a uno a uno quei macabri fantocci,scoprendo su tutti loro lo stesso segno.Azionai di nuovo la leva,e il sistema di pulegge riportò quei corpi verso il soffitto.Vedendoli salire così inerti,pensai che fossero anime meccaniche che si ricongiugevano al loro creatore. <Lì sembra che ci sia qualcosa> disse Marina alle mie spalle.
Mi voltai e vidi che indicava un angolo della serra dove si intravedeva una vecchia scrivania.Il ripiano di legno era ricoperto da un sottile strato di polvere.Un ragno ci zampettava sopra,lasciandovi delle minuscole impronte.Mi chinai e soffiai su quel velo impalpabille.Una nuvola grigia si sparse in aria.Sulla scrivania c'era un volume rilegato in pelle,aperto a metà.Un'ordinata calligrafia aveva scritto in calce a una vecchia foto color seppia fissata a una pagina:"Arles,1903".L'immagine mostrava due bambine siamesi unite per il torace.Sfoggiando vestiti eleganti,le sorelle esibivano davanti alla macchina fotografica il sorriso più triste del mondo.
Marina sfogliò le pagine.Il volume,in realtà,era un comunissimo album di vecchie fotografie.Di comune,tuttavia,quelle immagini non avevano nulla.Il ritratto delle bambine siamesi era stato un presagio.Le dita di Marina giravano una pagina dopo l'altra per osservare,con un misto di attrazione e repulsione,quelle fotografie.Anch'io diedi un'occhiata,e uno strano formicolio mi percorse la spina dorsale.
<Scherzi della natura...> sussurrò Marina. <Esseri deformi,di quelli che un tempo si esibivano nei cerchi...> Lo sconvolgente potere di quelle immagini mi colpì come una frustata.Il lato oscuro della natura rivelava il suo volto mostruoso.Anime innocenti rinchiuse dentro corpi orribilmente deformi.Per lunghi minuti scorremmo le pagine di quell'album in silenzio.A una a una le foto ci mostravano,mi spiace doverlo dire,creature da incubo.Eppure le aberrazione fisiche non riuscivano a velare gli sguardi di desolazione,di orrore e di solitudine che ardevano sui loro volti.
<Dio mio...> sussurrò Marina. Sotto ogni foto c'erano l'anno e il luogo in cui era stata scattata:Buenos Aires,1893.Bombay,1911.Torino,1930.Praga,1933....Mi era difficile immaginare chi,e perché,avesse raccolto una simile sfilza di orrori.Un catalogo infernale.Alla fine Marina distolse lo sguardo dall'album e si allontanò nell'ombra.Provai a seguirla,ma non riuscivo a separarmi dal dolore e dall'orrore di cui erano impregnate quelle immagini.
Avrei potuto vivere mille anni,ma avrei continuato a ricordare lo sguardo di ognuna di quelle creature.Chiusi il libro e mi voltai verso Marina.La ascoltai sospirare nella penombra e mi sentii insignificante,incapace di sapere che fare o che dire.Qualcosa in quelle foto l'aveva profondamente turbata.
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marina
Mystery / ThrillerBarcellona,fine degli anni Settanta.Oscar Drai e un giovane studente che trascorre i faticosi anni della sua adolescenza in un cupo collegio della città catalana.Colmo di quella dolorosa energia cosi tipica dell età,fatta in parti uguali di sogno e...