Stando a quanto mi raccontò Benjamin Sentìs quella mattina,Michail Kolvenik era arrivato a Barcellona alla fine del 1919.Aveva poco più di vent'anni ed era originario di Praga.Fuggiva da un'Europa devastata dalla Grande Guerra.Non sapeva una sola parola di catalano né di castigliano,ma si esprimeva correntemente in francese e in tedesco.Non aveva soldi né amici né conoscenti in quella città difficile e ostile.La prima notte a Barcellona la passò in galera,dopo essere stato sorpreso a dormire in un portone per ripararsi dal freddo.In carcere due suoi compagni di cella,accusati di furto,rapina e incendio doloso,lo massacrarono di botte,sostenendo che il Paese stava andando in malora per colpa degli stranieri pidocchiosi come lui.Le tre costole rotte,le contusioni e le lesioni interne sarebbero guarite con il tempo,ma l'orecchio sinistro lo avrebbe perso per sempre."Lesione del nervo" diagnosticarono i medici.Un pessimo inizio.Ma Kolvenik diceva che quello che inizia male non può che migliorare.Dieci anni dopo Michail Kolvenik sarebbe diventato uno degli uomini più ricchi e potenti di Barcellona.
Nell'infermeria del carcere conobbe quello che,con gli anni,sarebbe diventato il suo migliore amico,un giovane dottore di origine inglese chiamato Joan Shelley.Il dottor Shelley masticava un po' di tedesco e sapeva per esperienza diretta cosa significava essere straniero in terra straniera.Grazie a lui Kolvenik,non appena uscì di galera,ottenne un lavoro in una piccola azienda chiamata Velo-Granell.La Velo-Granell fabbricava articoli ortopedici e protesi mediche.Il conflitto con il Marocco e la Grande Guerra in Europa avevano creato un enorme mercato per questo genere di prodotti.Legioni di uomini,mutilati a maggior gloria di banchieri,ministri,agenti di Borsa e altri padri della patria,erano diventati invalidi a vita in nome della libertà,della democrazia,dell'impero,della razza o della bandiera.
I laboratori della Velo-Granell sorgevano accanto al mercato del Borne.Al loro interno,vetrine piene di braccia,occhi,gambe e giunture artificiali ricordavano ai visitatori la fragilità del corpo umano.Grazie al modesto stipendio e a una raccomandazione della ditta,Michail Kolvenik riuscì a trovare alloggio in un appartamento di Calle Princesa.Lettore vorace,in un anno e mezzo aveva già imparato a difendersi sia in catalano sia in castigliano.Ben presto,per il suo talento e la sua intelligenza,divenne uno dei dipendenti insostituibili della Velo-Granell.Kolvenik possedeva vaste conoscenze nel campo della medicina,della chirurgia e dell'anatomia.
Progettò un rivoluzionario meccanismo pneumatico che consentiva di articolare il movimento delle protesi di gambe e braccia.Il congegno reagiva agli impulsi muscolari e dotava il paziente di una mobilità senza precedenti.Quell'invenzione proiettò la Velo-Granell all'avanguardia nel settore.Fu solo l'inizio.Il tavolo da disegno di Kolvenik sfornava senza tregua prototipi e,alla fine,il praghese fu nominato ingegnere capo del laboratorio di progettazione e sviluppo.
Qualche mese dopo,un malaugurato incidente mise alla prova il talento del giovane Kolvenik.Il figlio del fondatore della Velo-Granell fu vittima di uno spaventoso infortunio sul lavoro.Una pressa idraulica dello stabilimento,simile alle fauci di un drago,gli tranciò entrambe le mani.Per settimane Kolvenik lavorò senza sosta per creare nuove mani in legno,metallo e porcellana,le cui dita rispondessero al comando dei muscoli e dei tendini dell'avambraccio.La soluzione ideata da Kolvenik sfruttava gli impulsi elettrici generati dagli stimoli nervosi del braccio per articolari i movimenti.Quattro mesi dopo l'incidente,la vittima inaugurava un paio di mani meccaniche che gli consentivano di afferrare oggetti,di accendersi una sigaretta o di abbottonarsi la camicia da solo.Furono tutti d'accordo nell'affermare che Kolvenik aveva superato qualsiasi immaginazione.Lui,persona schiva e poco amante degli elogi,affermò che si trattava della nascita di una nuova scienza.Come ricompensa per il lavoro svolto,il fondatore della Velo-Granell lo nominò direttore dell'impresa e gli offrì un pacchetto di azioni che lo rese virtualmente proprietario dell'azienda,assieme all'uomo che il suo ingegno aveva dotato di nuove mani.
Sotto la direzione di Kolvenik,la Velo-Granell decollò.Ampliò il proprio mercato e diversificò la linea dei prodotti.L'impresa adottò come simbolo una farfalla nera con le ali spiegate,il cui significato Kolvenik non spiegò mai.Lo stabilimento fu ampliato e vennero lanciati nuovi articoli:arti snodati,valvole per la circolazione sanguigna,fibre ossee e un'infinità di altri congegni.
Il Luna Park del Tibidabo si popolò di automi creati da Kolvenik per passatempo e a scopo sperimentale.La Velo-Granell esportava in tutta Europa,in America e in Asia.Il valore delle azioni e il patrimonio personale di Kolvenik salirono alle stelle,ma lui si rifiutò sempre di lasciare il modesto appartamento di Calle Princesa.A quanto diceva,non c'era motivo di cambiare.Era un uomo solo,conduceva una vita semplice e quella casa bastava per lui e per i suoi libri.
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marina
Mystery / ThrillerBarcellona,fine degli anni Settanta.Oscar Drai e un giovane studente che trascorre i faticosi anni della sua adolescenza in un cupo collegio della città catalana.Colmo di quella dolorosa energia cosi tipica dell età,fatta in parti uguali di sogno e...