"Sono a casa" esclamo una volta varcata la soglia della villetta dei miei nonni. Non faccio neanche in tempo a togliermi le scarpe che una donna sulla quarantina si catapulta fuori dalla cucina. Si è lasciata crescere i capelli che ora circondano il suo viso con morbidi ricci. Il suo aspetto fisico sembra decisamente migliorato dall'ultima volta che l'ho vista, ovvero un paio di mesi fa. Sembra una donna felice come se non fosse mai successo quello che cerco di cancellare dalla mia mente ogni giorno. "Mamma" sbiascico prima di venire coinvolta in un suo abbraccio. Tutte le volte la stessa farsa: mi abbraccia, mi dimostra affetto per un paio d'ore e poi sparisce per mesi senza mai farsi sentire. "Quanto mi sei mancata Arial" sussurra tra i miei capelli tra un singhiozzo e l'altro. Io impassibile aspetto solo che l'abbraccio finisca. "Ma ragazzina non dovresti essere a scuola oggi visto che è giovedì?" domanda mia madre lasciandomi finalmente libera dalle sue braccia. "Si ma oggi c'era assemblea d'istituto..." invento sul momento ricevendo un rimprovero dagli sguardi dei miei nonni fermi sulla porta della cucina. "Non me la racconti giusta" ribatte mia madre guardandomi sorridendo. "Cosa ti ha portato qui questa volta?" domando a mia madre dandole però le spalle mentre mi dirigo in cucina. "Faresti meglio a sederti prima di sentire la notizia bomba" esclama lei super esaltata, tanto che compie pure dei piccoli saltelli su se stessa. Mi siedo riluttante all'idea di dover ascoltare i discorsi di questa donna, ma dalle facce preoccupate dei miei nonni capisco che forse farei bene a stare attenta. "Quando mi sono trasferita nella nuova città stavo affrontando un periodo difficile, come sai" inizia il suo discorso e non posso fare a meno di pensare che quel periodo difficile per me non sia ancora passato. Strano come due persone affrontino diversamente gli ostacoli della vita. "Ho quindi iniziato ad andare dallo psicologo e ne ho tratto molto giovamento" certo lo stesso psicologo dal quale mi ha obbligato ad andare e che per un'ora non ha fatto altro che fissarmi aspettando di sentirmi parlare, gran bravo psicologo mamma. "Con il tempo ho notato che c'era un certo feeling tra noi e abbiamo iniziato ad uscire. L'altra sera mi ha portata in un ristorante lussuoso e lì, davanti a tutti, si è inginocchiato e figliola, avresti dovuto sentire che discorso bellissimo mi ha fatto" certo immagino proprio che bel discorso in quel ristorante che soli pochi mesi fa mia madre evitava come la peste. Era una persona semplice, alla quale non importava essere al centro dell'attenzione, lei sarebbe comunque andata avanti per la sua strada con il sorriso sulle labbra. Ma la donna che ho davanti ora non la riconosco più. Lei che impazzisce per i regali costosi, per brillare in mezzo alla gente non è più mia madre. "E quindi ci sposiamo!" esulta battendo le mani come una bambina di cinque anni. Alzo un sopracciglio non credendo a quello che dice. "Non sei contenta?" mi domanda mia madre calando l'entusiasmo. "Felicissima per te, mamma" affermo per poi dirigermi nel fienile ignorando tutti. Una volta dentro mi assicuro di aver chiuso il portone a chiave e alzo la musica al massimo per cercare di sovrastare i mei pensieri che imperterriti continuano ad affollarmi la mente. Come cavolo ha fatto a dimenticarsi della sua vita, della sua famiglia in così poco tempo? Come ha fatto a dimenticare lui che gli ha donato tutto quello che aveva per farla felice. Lui che ogni mattina riusciva a far sorridere mia madre anche dopo una brutta litigata. Sono passati sei mesi e lei riesce a sposarsi e iniziare una nuova vita mentre io non faccio altro che pensare al passato. Vorrei fare come mia madre ma allo stesso tempo penso che non sia giusto dimenticare le persone che hanno fatto parte della tua vita e ti hanno dato veramente tanto, così li ricordo ogni giorno, anche se questo mi fa star male. Vorrei che arrivasse il momento in cui guardo al passato ricordandomi delle cose belle, di quelle che mi fanno sorridere o addirittura ridere e non degli eventi che invece sono causa dei miei incubi notturni. Chiusa nel fienile piango, urlo, canto le canzoni mentre cerco di sistemare la macchina. In alcuni momenti urlo esasperata perché non riesco neanche a sistemare una semplice vite e scaglio il cacciavite il più lontano possibile e poi riprendo il lavoro. Passo tutto il mio tempo rinchiusa qui dentro, fortuna che ho una piccola riserva di cibo nascosta altrimenti sarei già morta. Solamente quando il mio telefono inizia a vibrare di vita propria segnando l'arrivo di un sacco di messaggi mi accorgo di che ore sono. Ho passato tutta la notte qui dentro persa nei miei pensieri. I messaggi sono tutti di Nash e Eve che, arrivati a scuola e non vedendomi, hanno iniziato a scrivermi disperati. Rispondo sbrigativamente ai due di star bene e poi riprendo il lavoro e i miei pensieri. Ad un certo punto, in un momento di silenzio tra una canzone e l'altra, sento bussare al portone. "Arial cara che ne dici di far colazione? È da un sacco di tempo che sei rinchiusa lì dentro" afferma la dolce di mia nonna. "No grazie nonna, ho trovato qui qualche merendina". "Sai lei se n'è andata.." ci riprova. Diversamente da quello che pensano non è mia madre il problema ma i ricordi che ha scatenato in me. Mi rimetto all'opera, penso che rimarrò chiusa qui dentro ancora per un po', finché non riuscirò a chiudere i pensieri in un angolo della mente. Poco dopo però sento nuovamente bussare alla porta e spazientita abbasso la musica per sentire cosa ha da dire mia nonna. Il bussare persistente mi fa però dubitare che sia mia nonna, che avrebbe già male alle mani. Che sia mio nonno, ingaggiato da Irma? "Chi è?" domando rimanendo ferma sul mio posto. "Sono Nash apri questa porta!" "Nash cosa non hai capito del 'tranquillo ci sentiamo dopo' nel messaggio?" domando. Anche se la visita del mio amico dovrebbe rallegrarmi in questo momento ho bisogno di stare da sola. "Senti Nash so che sei preoccupato per me ma ti assicuro che sto bene devo solo prendermi il tempo di metabolizzare le ultime notizie poi ti prometto che correrò da te". "Ma se ci sono io per te, possiamo farlo assieme". "Apprezzo il gesto, veramente Nash ma ho sempre affrontato tutto da sola e ho bisogno dei miei spazi e tempi. Ci sto provando ad aprirmi con voi e sai anche la fatica che faccio ma ti prego ora lasciami da sola con i miei pensieri, una volta sistemati sarò pronta per affrontare il mondo. Adesso proprio non ce la faccio" spiego al mio amico sperando capisca le mie esigenze. "Va bene" sussurra. "E ora torna a scuola che poi conto sui tuoi appunti!" affermo accennando ad una risata per poi alzare nuovamente la musica ad un volume più accettabile. Ammiro molto l'amicizia che si è creata tra noi ma quando il passato torna, prepotente come ieri pomeriggio dopo la notizia di mia madre, ho bisogno del mio spazio per poterlo affrontare. Dopo neanche una ventina di minuti sento un chiacchiericcio vicino al fienile e abbasso nuovamente la musica per ascoltare. "È rinchiusa lì da ore" sento mia nonna affermare. "E non vuole vedere nessuno. È venuto pure Nash prima, pensavo che lui sarebbe riuscito a farla ragionare, ma ha mandato via anche lui" continua mia nonna al punto che credo veramente sia ingaggiando mio nonno Benny per tirarmi fuori di qui. Sento dei passi allontanarsi nello stesso momento in cui qualcuno bussa alla porta. "Nonno sappi che sto bene e che la nonna si preoccupa in modo esagerato!" esclamo ma non ricevo risposta. Poco dopo però qualcuno bussa di nuovo alla porta. "Chi è?" "Cameron.." e ora cosa cazzo ci fa lui qui?
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Eccomi tornata con un capitolo un po' corto per lasciare un po' di suspense. Vi prometto però che nel prossimo capitolo si scoprirà una parte del passato della protagonista :)
-Arial
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What We Started [Cameron Dallas]
FanfictionQuando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare. Quando perdi qualcuno dal quale pensavi che non ti saresti mai separato. Quando i demoni nella tua mente continuano ad assillarti, l'unica cosa che ti rimane da fare è cercare di sopravvivere alla dura...