Chapter 4 - Bugie su bugie

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Ed ecco un nuovo giorno, guardo fuori dalla finestra e vorrei dire il sole splende e gli uccellini cantano, ma non è così.
Oggi il cielo di Londra non è dei più belli. Le nuvole coprono l'intero manto azzurro che ci è stato regalato in queste ultime settimane di marzo.
Il grigiore di questo cielo mi mette tanta tristezza, mi fa venir voglia di rimettermi sotto le coperte e passare l'intera giornata lì, forse a leggere un libro o forse a non fare proprio niente.
E invece no. Stacy deve andare a scuola e ho un caffè sospeso con Debby.
L'altro giorno dovevamo vederci e ho dovuto darle buca, Stacy aveva bisogno di me. Dovevamo comprare del materiale per la scuola e aveva voglia di andare al parco.
Le ho detto che avevo un impegno dell'ultimo minuto che non potevo proprio rimandare.
So che ci è rimasta male, avrei potuto dirle la verità e invitarla a stare con noi. Ma non ho ancora voglia di mettere in mezzo Stacy. Ho troppa paura che questo idillio possa finire presto.
<<Papino>> sono in cucina quando sento la mia piccolina stringermi una gamba.
<< Buon giorno piccola mia. >> cerco di prenderla in braccio, ma non vuole staccarsi.
<< Che cosa succede? >> mi abbasso al suo livello e lei si stacca, abbassa lo sguardo a terra, e io le accarezzo la guancia cercando di capire cosa voglia.
<< Topolino vuole venire a scuola con me. Ma io gli ho detto che non può e lui ora è triste >> Mi sono spaventato per nulla. Pensavo stesse di nuovo male. Invece è solo una piccola richiesta.
<< Perché non può venire con te? >> le domando prendendola in braccio e mettendo il latte nella sua tazza, per poi portarla al tavolo.
<< Perché poi i bimbi lo rubano. Jalissa ha preso la barbie di Hummer. >> la metto nella sua sedia così che possa fare colazione. Mi siedo di fronte a lei continuando la conversazione.
Per avere quattro anni è davvero una chiacchierona, già di prima mattina aggiungerei.
Mi stupisce sempre.
<< E tu perché non glielo spieghi? Così Topolino lo capisce e non è più triste. >> le sorrido e lei mi rivolge un sorriso così grande che si vedono tutti i suoi piccoli dentini. Mi piacerebbe tanto poterle insegnare cos'è l'empatia, insegnarle a riconoscere le emozioni e gestirle.
Ma finché non imparo io, ho ben poco da insegnarle.
<< Cosa ne dici se andiamo a preparaci, così andiamo tutti a scuola? >> Annuisce e insieme ci dirigiamo in bagno dove le faccio la doccia e l'aiuto a lavare i denti. La vesto, le faccio indossare lo zainetto e saliamo in macchina. Stacy nonostante il discorso di stamattina si era portata topolino. Lo aveva fatto sedere dietro e gli aveva messo la cintura. Perché prima di tutto la sicurezza in macchina, anche per un peluche.
<<Papino ho deciso che Topolino rimane con te. Proteggilo per me e gioca con lui>> mi raccomanda mentre slaccia la sua cintura e la aiuto a scendere dalla macchina.
<<va bene amore mio, ora lo porto a fare una passeggiata>> la accompagnano dentro la scuola, abbraccio, bacetto e comincia la giornata.
Arrivato all'università, parcheggio la macchina e raggiungo il bar dove mi sono dato appuntamento con Debby. Entro dentro e mi accomodo ad un tavolo un po' più defilato rispetto all'ingresso ma comunque visibile.
Nell'attesa che la ragazza si presenti decido di leggere un po' i miei appunti. Prendo il quaderno dallo zaino, lo appoggio sul tavolo e solo ora mi accorgo del disegno di Topolino, quello di qualche sera fa. Pensavo di averlo riposto già in casa, invece l'ho dimenticato in borsa.
Guardando il disegno mi scappa un sorriso, è davvero molto brava a colorare, non esce dai margini, cerca di coprire tutti gli spazi. Credo sia molto ispirata dall'arte, un po' per eredità, un po' perché vede i miei lavori.
A volte mi chiedo come sarebbe stato condividere tutti questi ricordi ed emozioni che mia figlia mi regala con la sua mamma. Come sarebbe stato vivere ogni gioia e dolore, ogni prima volta, ogni scoperta.
Mi dispiace tanto non aver potuto vivere in due questa esperienza e tutte quelle future. Pensandoci però non riesco a dare solo la colpa a suo padre per averla portata via da noi, lei non si è degnata in quattro anni di fare una chiamata, chiedere come stessimo. Niente! Questo non glielo perdonerò mai.
Potevi abbandonare me, me ne sarei fatto una ragione. Ma non Stacy. A lei non ha dato diritto di scelta.
<< Non pensavo la tua arte si basasse su cartoni animati della Disney. >> mentre continuo ad osservare il disegno vengo interrotto da una voce, la sua voce.
La guardo cercando di trovare una soluzione mentre si accomoda davanti a me e alzando il braccio per attirare l'attenzione del cameriere sorride.
<< No, beh ecco. . . >> ripongo il disegno nel quaderno cercando una qualche risposta da darle. Continuo a nasconderle di Stacy, dovrei trovare il coraggio.
<< Tranquillo non è una presa in giro. È carino che un ragazzo di ventun'anni si rifaccia a cartoni dell'infanzia. Sai a volte credo che diventare adulti ti fa un po' perdere quella spensieratezza che si ha da giovani. Insomma, io alla mia età guardo ancora i cartoni animati, perché mi va di tornare bambina. Soprattutto quando studio troppo e mi rendo conto che sto entrando nel mondo degli adulti. >> sorrido e la guardo come guardo mia figlia quando parla. Adoro il fatto che dice sempre la sua, ma ancor di più mi piace ciò che dice. Sarò pur cresciuto troppo in fretta ma la verità è che da quando sono diventato adolescente che faccio il grande, mi fingo uomo. I cartoni animati? Se non fosse stato per Stacy non li avrei mai più visti.
<< Si hai ragione, io guardo spesso Topolino. – accennando il disegno appena riposto e facendo riferimento alle serate in cui Stacy guarda i cartoni - e anche Winnie The Pooh. Ultimamente mi sto concentrando su tutta la casa Disney.>> effettivamente con mia figlia mi sono appassionato più ai cartoni che ai film di fantascienza che fino a un paio d'anni fa guardavo, se li guardavo.
<<Io amo la Disney, sono esattamente quel tipo di ragazza>> ride mentre vedo i suoi occhi illuminarsi. Le prendo la mano e gliela accarezzo.
<< Che significa "quel tipo di ragazza"?>> le chiedo mentre le stringo la mano.
<<Beh quella che sogna il principe azzurro, i castelli, le radure incantate – comincia ridere, forse guardando i miei occhi spalancati – sto scherzando, o forse no. Mi piacciono le favole, mi piace pensare che anche nella vita reale si possono vivere momenti romantici e da favola. Basta poco dopotutto>> mi sorride e io non riesco a fare a meno di ricambiare.
Le tengo ancora stretta la mano, mi sembra l'unico modo sensato per rispondere. Io non sono un ragazzo romantico. Sicuramente non da favola e questo già è un punto a mio sfavore. Insieme ai tanti altri che ho, bugie, una figlia.
Caccio subito il pensiero dalla testa e continuo ad ascoltarla mentre racconta di queste favole che tanto ama. Sorrido e penso a quanto sarebbe stato bello vedere e ascoltare una discussione su questi cartoni Disney tra Debby e Stacy.
<< Zayn abbiamo perso le lezioni. Mi dispiace. Sono davvero logorroica. Mi dispiace, non avrei voluto. Potrai mai perdonarmi? Ti consola sapere che l'ho persa anche io?>> ha staccato la mano dalla mia e ha cominciato a farfugliare tutto alla rinfusa dopo aver visto l'ora sull'orologio del suo telefono che si era appena illuminato.
<< Debby – sorrido – davvero non preoccuparti, non sono uno che se la prende. Di sicuro non per una lezione persa. La recuperò studiando, come del resto farai tu. >> cerco di consolarla. Mi sento come stamattina quando cercavo di far riprendere il sorriso alla mia bambina.
È strano che io continui a paragonarla a Stacy, ma non riesco a fare altrimenti. Sembra così piccola e così donna allo stesso tempo. E poi è davvero buffa.
Si è comunque fatto un po' tardi, abbiamo comunque consumato io il mio caffè e lei il suo succo.
Le indico la cassa per andare a pagare, non faccio in tempo però a tirar fuori il portafoglio che insiste per pagare lei. Vuole scusarsi per avermi fatto perdere la lezione, ma non glielo permetto.
Non è una giustificazione, voglio essere io a pagare.
<<Fa pagare me, faccio il principe nero>> rido indicandomi e facendo riferimento al mio outfit monocromatico e scuro.
Lei scoppia a ridere, mi lascia pagare ma pretende di ricambiare il favore alla prossima uscita. Mi piace sapere che ce ne saranno ancora, che potrò passare ulteriore tempo con lei. Adesso però dovrei pensare a qualcosa di bello e romantico, mi ha letteralmente detto che è ciò che vuole, non posso far finta di nulla.
Le indico la strada verso l'uscita ma non appena arriviamo alla porta ci rendiamo conto sta diluviando e sembra impossibile poter camminare in strada. La pioggia sembra non avere pietà neanche degli ombrelli più resistenti.
<< Zayn ora ti obbligo a darmi passaggio fino a casa. Perché non ho intenzione di bagnarmi. O comunque di volare come sta facendo quel sacchetto, che qualche ingrato ha lasciato per strada.>> un Harry completamente fradicio ci raggiunge al bar e quasi si scontra con me.
<< Ciao Harry, la giornata? Beh si è andata bene. Mi fa piacere che la tua sia andata altrettanto. Ma certo che ti do il passaggio, non sono certo un mostro che lascia un povero giovincello in strada con questo tempo.>> gli rispondo con molta ironia, suscitando in Debby una fragorosa risata e in Harry un lamento e uno sbuffo.
<< Ciao Debby, scusa la mia poca educazione verso di te. – fa un mezzo inchino, si comportata da principe, si tranquillo fammi svergognare – tu sta zitto e portami a casa che ho davvero tantissima fame. >> gli do una pacca sulla spalla forse con troppa violenza. Ma come fa a passare dal parlare con dolcezza ad una ragazza al rivolgersi con me così.
<< Harry sei adorabile! >> continua a ridere lei e io non posso fare a meno di guardarla. I suoi occhi che diventano fessure e le sue guance che si colorano di un rosa candido. Credo che sul mio viso sia spuntato un sorriso strano, non di quelli forzati, perché ti imbarazza essere l'unico a non ridere, ma uno di quelli che vengono così, spontanei e quando te ne rendi conto dici, ma com'è possibile che stia ridendo?
Harry mi sta guardando con il suo di sorriso, che non è né falso né spontaneo, è quello di uno che la sa lunga. Da furbetto per dirla tutta.
<< Debby, tu come torni alla tua umile dimora? Non hai problemi vero? >> è vero. Come torna lei a casa? Non mi è parso di vederla mai con qualche mezzo e comunque la fermata del bus è leggermente distante da qui. Si bagnerebbe tutta. E morirà di freddo, indossa degli indumenti leggeri.
<< Veramente non so. Credo che aspetterò qui finché non smette di piovere, o almeno si calma abbastanza da poter raggiungere casa. >> sta guardando fuori dal vetro della porta, in attesa di un barlume di luce.
<< Credo che Zayn non avrà problemi nell'accompagnarti a casa. Una bella ragazza come te non può rimanere qui sola soletta. >> Harry mi ha preceduto, glielo avrei chiesto io. Anche se questo significa arrivare tardi da Stacy. Cercherò di fare un po' di corse.
<< Si certo vieni con noi. Ma dovremmo sbrigarci.>> farfuglio l'ultima parte nella speranza non mi senta nessuno.
<<Perché corri sempre? Non avrai mica un altro appuntamento?>> chiede Debby ridendo. Mi tranquillizza sapere che vuoi riderci su.
<<No è che io ho fame, e poi Zayn deve recuperare lo studio della lezione che ha saltato, giusto?>> lo ringrazio con gli occhi. Non avrei saputo quale altra scusa inventare, o aggiungere all'elenco di bugie che sto collezionando nei suoi confronti.
Le apro la porta ma Harry esce per primo, lo fulmino e girandomi verso la ragazza la invito a infilarsi sotto il mio giubbotto di pelle per evitare di bagnarsi fino a raggiungimento della macchina. Stiamo correndo e per un pelo non cado trascinandomi Debby che comincia a ridersela. Siamo vicino la macchina, le apro lo sportello posteriore e la faccio entrare. Entro dentro il lato del guidatore e contemporaneamente anche Harry lato passeggero. Ci guardiamo e scoppiamo a ridere, abbiamo dei capelli orribili. Tutti fradici. Ma lui peggio di me. Anche Debby si aggiunge alla risata.
<< Zayn capisco l'amore per i cartoni, ma non è un po' esagerato mettere la cintura anche al peluche?>> Lei ancora ride, ma io ed Harry ci stiamo guardando fisso negli occhi in un silenzio di tomba. Stiamo cercando una qualche risposta, ma tra me e lui sembra soltanto passare il vento silenzioso senza idee.
<< Ehm è colpa mia. Cioè, quando sono ubriaco faccio cose davvero poco intelligenti. E una di queste è stata mettere la cintura al pupazzo. Che poi non è proprio stupida. Cioè, anche da sbronzo rispetto la legge stradale. Non sono un uomo da ammirare? >> ed ecco che mi ritrovo di nuovo a ringraziarlo con lo sguardo per concentrarmi subito dopo sulla guida. Quando diceva che ci sarebbe sempre stato per me, io gli credevo e gli credo tutt'ora. Entrambi stiamo sbagliando a mentire, dire bugie è proprio meschino. Ma lui sa che io non sono ancora pronto, mi sta dando tempo.
<< Ammirevole da parte tua. Un pericolo della strada in meno. Stai aiutando questa società a crescere. Mi meraviglio sempre di più. >> Ha abboccato a pieno, o almeno spero. A volte sembra così ingenua. Non so se sia un punto a suo favore o meno.
Durante il tragitto è Harry a tener viva l'atmosfera con le sue battute incomprensibili, io sono attento alla strada e comunque pensieroso, accompagnare Debby significa andare dal lato opposto rispetto alla scuola della mia piccola e quindi significa fare tardi. Spero non sia un problema per le maestre.
Ci metto poco a raggiungere la casa sua. L'accompagno fino al portone, prima di salutarla con un bacio sulla guancia. Torno in macchina.
<< L'accompagni fino al portone e gli dai un bacio sulla guancia? Ma che hai nel cervello?>> Non poteva non risparmiare la sua critica. Ormai è diventata quasi una routine. Lui che mi parla di ragazze ed esige che vada oltre il semplice parlare, io che mi limito a stare in silenzio, o quasi.
<< Harry, ti ringrazio per quello che hai fatto poco fa, ma tutta questa situazione sta cominciando a mettermi a disagio>> sto respirando pesantemente.
<<Sei tu che devi decidere>> risponde lui con tono pacato e il silenzio successivamente regna fra noi.
Recuperiamo anche Stacy da scuola, fortunatamente le maestre non mi hanno rimproverato, sono arrivato giusto nel tempo limite. Ma nulla mi toglie dalla testa di aver preso qualche multa per qualche infrazione appena compiuta.
<< Ciao Topolino, come stai? Mi sei mancato tanto. Ora giocherò tutto il tempo con te. >> neanche il tempo di salire in macchina che abbraccia, anzi stritola quel peluche, e io la guardo sorridendo.
<< Ti lascio a casa o vuoi venire da noi?>> chiedo al mio amico ricominciando a guidare
<< Da te, così io gioco con Stacy – alza il tono di voce per farsi sentire – e tu recuperi lo studio>> annuisco e imbocco la strada di casa. Effettivamente la sua presenza mi aiuterebbe a concentrarmi di più. Sicuramente sullo studio, poi attenzioneró gli eventuali danni che combineranno.
Ogni volta che passa il pomeriggio con Stacy, succede qualcosa. Le fa costruire capanne, giocano ai pirati. A volte faccio fatica a riconoscerlo come un ragazzo della mia età. Si immedesima talmente tanto nel personaggio che interpreta, per farla ridere che si rende ridicolo ai miei occhi e credo anche ai suoi. Anzi è sicuro dato che neanche qualche settimana fa Stacy è venuta a dirmi che Harry sembrava stupido. E quanto ho potuto ridere.
Arriviamo a casa e subito pranziamo, momento più bello e rilassante della giornata, quello in cui Stacy mi racconta cosa ha fatto a scuola. Dice che oggi hanno fatto dei disegni con la pittura ed erano tutti sporchi di diversi colori, ora capisco perché ha la scarpetta colorata di giallo. Continua a parlarci del suo amico Jacopo, mi fa ricordare quelle volte in cui mia mamma mi raccontava che ero sempre attaccato ad una bambina. Le dicevo che mi piaceva la sua compagnia perché parlava continuamente e mi faceva sempre ridere. Forse è per questo motivo che questo bambino le sta accanto. E finché non le farà nessun dispetto a me farà piacere.
<< Stacy che ne dici di fare uno dei nostri giochi? E poi glielo facciamo vedere a papà? >> abbiamo appena finito di mangiare e io sto sparecchiando mentre quei due sembra che stiano complottando contro di me.
<< Sii! Stacy e zio Harry all'attacco! >> l'ha presa in braccio per poi portarsela nella camera. Quei due sono pazzi messi insieme. Anzi il pazzo è Harry e trascina la mia piccola nella strada della follia. Ma lo ammetto mi faccio star bene qualsiasi cosa porti gioia e felicità, ultimamente sto riscoprendo cosa significhi respirare.
Dopo aver lavato velocemente i piatti, mi sono rifugiato nella mia stanza per studiare un po', anche se la musica alta non ha aiutato molto ma non badandoci e concentrandomi sugli appunti sono riuscito a studiare tutto quello per cui ero rimasto indietro.
La vibrazione del cellulare interrompe il mio studio, lo sblocco e noto il messaggio di Debby. Al solo leggere il suo nome mi si alleggerisce l'anima. Cosa mi sta facendo ancora non mi è chiaro.

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