CAPITOLO 29 - SONO FREGATA!(Prt.2)

5.5K 348 891
                                    

«Mia nonna è un tipo molto... diciamo curioso, quindi se ti fa domande troppo personali sentiti libera di non risponderle o di deviare l'argomento. Io ci metterò un attimo a controllare la grondaia.»

«Luke, è la centesima volta che me lo ripeti! Ho capito, non ti preoccupare! Ti sembro il tipo che ha problemi a mantenere una conversazione? Ti stai facendo troppe paranoie!»

Per tutto il tragitto, fino a casa dei suoi nonni, non aveva fatto altro che ridirmi sempre le stesse cose. Era agitato per questo incontro e per alcuni aspetti potevo anche capirlo: poteva sembrare uno di quei classici pranzi in cui andavi a conoscere i genitori del tuo ragazzo, ma questo non era decisamente il nostro caso.

Quando lo avevo sentito parlare con sua nonna per telefono non me l'ero sentita di declinare l'invito. Lui era molto legato ai suoi nonni, lo sapevo bene, ed anche il fatto che la loro casa distasse a malapena venti minuti dalla nostra città era indice di quanto non avesse voluto allontanarsi per potergli stare vicino e correre rapidamente da loro in qualunque momento ne avessero avuto bisogno.

Era innegabile che Luke avesse fatto molto per me in quella decina di giorni dal mio lutto, e per quanto questa circostanza mi avrebbe indubbiamente fatto ripensare alla mia di nonna e a come non sarei più potuta andarla a trovare, a come non l'avrei più vista attendermi sotto il portico a braccia aperte mentre percorrevo il piccolo viottolo di ciottoli, non lo avrei mai privato di un prezioso momento da trascorrere in compagnia delle persone che più amava. Il mio dolore sarebbe rimasta una costante per lungo tempo e non avrei permesso che intaccasse anche la vita altrui.

"Oggi è il suo giorno. Voglio solo vedere di nuovo quel sorriso pieno di affetto quando aveva udito la voce della donna che lo aveva cresciuto al telefono. Voglio che sia felice."

«Però mio nonno non è così, se ti consola. Lui è una persona taciturna, ci scambierai sì e no due parole», cercò di tranquillizzarmi inutilmente, visto che non ero affatto preoccupata.

Alzai gli occhi al cielo esasperata, sbattendo la portiera del furgoncino alle mie spalle, ed avviandomi con lui sul lato opposto della strada rispetto a dove avevamo parcheggiato, per raggiungere quel portone di legno laccato di verde scuro che era l'unico elemento distintivo rispetto alle altre villette a schiera che si susseguivano una dietro l'altra.

«Ok, afferrato! Tua nonna parla tanto, tuo nonno no. Ora possiamo suonare questo benedetto campanello? Mi stai facendo venire più ansia tu con le tue chiacchiere che altro!» sbuffai ormai allo strenuo nel dover sentire per la milionesima volta la solita tiritera.

Non gli era chiaro che anche io ero cresciuta con la mia di nonna. E se non mi intimidiva lei, nessuno avrebbe mai potuto farlo anzi, gli era andata bene a lui che non l'aveva incontrata. Molto probabilmente gli avrebbe rifilato una palpata al sedere come con Henry e gli avrebbe anche chiesto informazioni sulla sua durata a letto o robe simile; con quella donna tutto era possibile.

Immaginando quell'ipotetica scena, affiorò in contemporanea ad un sorriso anche la malinconia.

"Quante volte diamo per scontate certe cose nelle nostre vite, rimandandole, per poi renderci conto che ormai è troppo tardi perché possano accadere. Lei non lo avrebbe mai conosciuto."

Scossi la testa in modo a malapena visibile, per scacciare quei se e quei ma che non avrebbero potuto avere una risposta, insieme alle emozioni che portavano con sé.

Il suono del campanello che il ragazzo al mio fianco aveva premuto mi distolse da quei pensieri e la voce squillante al di là di quella lastra di legno davanti a cui eravamo fermi mi fece tornare a sorridere.

«Arrivooo!»

La porta si spalancò e due occhi verdi ancora vispi, nonostante l'età, ci diedero il benvenuto.

RICOMINCIAMO DA NOI (VOL.2 - COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora