CAPITOLO 23 - LA SECONDA TAZZINA DI CAFFE'

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Un anno prima...

«Io non ho mai... copiato ad un compito in classe!»

«Eh, ma così giochi sporco, Ale! Chi diamine non lo ha mai fatto una volta nella vita? Dai, no! Questa volta devi dirmi qualche tuo sordido segreto!» ripresi il mio amico, facendo vorticare il vino contenuto nel mio bicchiere con un movimento circolare della mano.

Era all'incirca un'ora che giocavamo a "Io non ho mai", in una sorta di agriturismo incorporato all'azienda vinicola che Ale era venuto a visionare per la sua tesi. Quando mi aveva chiesto di accompagnarlo avevo accettato immediatamente; per me ogni occasione per visitare nuovi luoghi era da non perdere, ed in quel caso avrei potuto esplorare i paesaggi del Sussex, che erano decisamente molto diversi rispetto alle grigie strade di Londra. Così, dopo un pomeriggio passato con la mia Canon in mano a scattare foto a quei meravigliosi scorci di campagna verdeggiante e vigneti puntellati dalle tonalità di verde e viola degli acini che rilucevano sotto un tiepido sole di fine maggio, ci eravamo concessi un po' di relax con una cena a base di formaggi, salumi locali ed ovviamente vino prodotto in casa.

Solo che tra un bicchiere e l'altro avevamo deciso di iniziare uno dei nostri classici giochi alcolici che oramai eravamo soliti fare con la nostra combriccola di amici londinesi. Essenzialmente il gioco consisteva nel dire a turno qualcosa che si era fatto nella vita, ma negandolo, e chi dei presenti avesse fatto la tua medesima cosa, avrebbe dovuto bere insieme a te. Per fare un esempio banale: io non ho mai bevuto dell'acqua. Ovviamente era un'azione che avevo eseguito, e con un'affermazione simile avrei fatto praticamente bere chiunque giocasse, motivo per il quale le frasi banali erano vietate. Il senso del tutto era rivelare qualcosa di segreto e farlo ammettere anche agli altri. Fortunatamente quel giorno non c'erano con noi Marcel o Nina; con loro due questo gioco diventava puntualmente a sfondo sessuale!

«Ok, hai ragione! Allora... io non mi sono mai fatto un tatuaggio!»

Stavo per portarmi il calice di vetro alle labbra, seguendo l'esempio del mio amico, quando ricollegando il mio cervello, già ottenebrato dall'alcool, non mi resi conto del senso delle sue parole.

«Hai capito, Ale! Non ti facevo un tipo da tatuaggi!» affermai inarcando un sopracciglio e scrutando le parti del suo corpo lasciate scoperte da una semplice maglietta a maniche corte blu della Nike con il classico logo bianco stampato sopra, ed un paio di jeans neri un po' larghi tagliati sopra il ginocchio.

«Teoricamente non lo sarei. Ma a vent'anni si commettono sciocchezze. Come ubriacarsi con il tuo migliore amico per festeggiare il tuo ultimo esame universitario della triennale, e poi andare da un tatuatore», mi spiegò, ridendo a quei ricordi.

«E dove sarebbe questo fantomatico tatuaggio? Non mi dire che ti sei tatuato qualcosa di così imbarazzante da averlo dovuto rimuovere! E se sì, sappi che voglio sapere ugualmente di cosa si trattava!» chiesi, palesando apertamente la mia curiosità innata, per poi mandare giù un sorso di quel vino rosso corposo che per poco non mi andò di traverso, quando Ale si alzò leggermente la maglietta, scoprendo una tartaruga di tutto rispetto sulla sua pelle leggermente abbronzata che faceva risaltare ulteriormente quei quadratini.

«No, in realtà non me ne sono pentito. Come vedi ce l'ho ancora addosso», disse, indicando il costato destro, dove vi era disegnata una cartina del mondo in nero ed in cui alcuni stati erano stati riempiti con colori diversi per indicare le nazioni che aveva visitato.

"Ok, Ollie... non sbavare, santo cielo! Capisco che non vedi un corpo maschile da più di un anno, ma evitiamo di fare la parte delle disperate! Comprendo che sei solo una povera donna in astinenza e che la carne è debole, ma diamoci un contegno!" mi redarguii mentalmente per non far capire al ragazzo di fronte a me che avevo apprezzato lo scorcio panoramico che mi aveva concesso. Peccato che le due fossette che avevano fatto capolino sul suo viso per marcare ulteriormente l'arco delle sue labbra, mentre si riabbassava la maglietta, mi fecero comprendere che se ne era accorto eccome.

RICOMINCIAMO DA NOI (VOL.2 - COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora