Love is weird 1

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CAPITOLO 1

***

Perché mi sono cacciata in questo guaio? Non lo so. Corro, corro velocemente. Corro e ancora corro. «Heygridano i due uomini dietro di me. Ho il fiato corto, ma non smetto di correre. Sono lontana, forse gli ho seminati. No, eccone un terzo davanti a me. No, non è uno di loro. Corro e corro. Mi giro indietro e sbatto contro qualcosa. Contro qualcuno. Alzo lo sguardo ed è lui.

***

Questa casa è orribile. Come hanno fatto a viverci i vecchi proprietari? Vorrei tornare nel Kentucky precisamente a Louisville, nella mia accogliente villetta. Invece sono qui, a Los Angeles ad aspettare di entrare in questo nuovo college. Aspettare? Fra due ore sono lì, non devo aspettare più di tanto. Ma perchè ho dovuto cambiare scuola? A me piaceva moltissimo la vecchia, ma mia madre pensa che la mia 'malattia mentale' va curata o con i farmaci o con lo studio. Io non la chiamerei 'malattia mentale' ho solo idee diverse dagli altri. Ricordo ancora quando a 11 anni, in crociera, mi tagliai i capelli. Li feci così corti che ci impiegarono un anno a ricrescere. A me piacevano, pensavo piacessero anche ai miei compagni di classe, ma non fu così. Sarò forse un pò strana, ma questo non fa di me una pazza.

Mi alzo da questo letto fatiscente e a tentoni raggiungo la sveglia per spegnerla. Scendo giù per i gradini di legno e arrivo in cucina. Mio padre legge un giornale del posto e mia madre prepara la colazione. Non hanno cambiato le loro abitudini. «Jen, la colazione!» grida mia madre, nonostante io sia a mezzo metro di fronte a lei. «Non c'è bisogno di gridare» sbotto. Prendo il piatto, colazione leggera. Non è nostra abitudine. Finisco in fretta e furia, sistemo gli ultimi vestiti nella valigia. Starò lì per 6 mesi, poi tornerò 1 mese a casa per le vacanze estive e ritornerò per altri 5 mesi al college. Scendo le scale che portano dalla mia stanza alla cucina, la cucina sfocia nel salotto. È la stanza più ampia e forse la più bella di tutta la casa, se non fosse per quei quadri antichi che un giorno toglierò. Non li sopporto. Esco fuori e trovo mio padre ad aspettarmi con la macchina in moto. «Pronta?» mi chiede mentre apro lo sportello per entrare in macchina. «Certo» dico cercando di non far trasparire l'ansia che mi sta venendo. Non so, sono ansiosa, non sono mai stata in un college e l'idea di entrarci mi spaventa un pò. «Mi sembri preoccupata... Sicura di star bene?» «Tranquillo papà, è solo l'ansia da primo giorno...» «Ti troverai benissimo, tranquilla. Ti farai nuovi amici, come al solito e magari troverai anche un ragazzo!» «Andiamo papà.. Lo so che non vuoi che io abbia un ragazzo!» «Hai ragione. Mi ha detto tua madre di dirtelo, per incoraggiarti, ma sappi che non sono per niente d'accordo!» Mio padre accenna un sorriso, anche se ciò che ha detto è vero. Se mi vedesse con un nuovo ragazzo... Sopratutto considerando la mia vecchia esperienza.

È passata circa mezz'ora da quando io e mio padre abbiamo avuto quella breve conversazione e, finalmente, intravedo la mia nuova scuola. È veramente enorme. Bellissima. Vedo già un sacco di ragazzi e ragazze che si affrettano ad entrare in orario. C'è gente di tutti i tipi, dai classici secchioni, alle classiche ragazze popolari. «Quanti alunni ci sono?» chiedo a mio padre «Quasi 8000. Una specie piccolo paesino» risponde lui.

Mio padre mi lascia all'ingresso, quindi non posso far altro che avvarmi dentro la scuola. Mi ripeto mentalmente ciò che devo fare... Devo andare in presidenza, firmare il foglio dell'iscrizione, inserire i miei dati e sono dentro. Apro la porta e mi trovo davanti delle poltrone rosse in pelle, guardo in una vetrata e vedo il preside che parla con un ragazzo. A giudicare dalla sua espressione sul viso e i suoi gesticolamenti, sembra lo stia rimproverando per aver fatto qualcosa di molto grave. Mi siedo sulle poltrone soffermandomi ad osservare il preside. Un uomo sulla cinquantina, sembra molto severo. È un tipo tarchiato e robusto. Indossa degli occhiali neri, rotondi, che non fanno risaltare gli gelidi occhi celesti. È vestito abbastanza elegante, una camicia bordeaux, e il pantalone nero di un completo. Sembra un uomo distinto, ma, nonostante tutto ispira antipatia. Poi mi soffermo sul ragazzo. Sembra un nuovo alunno, oppure uno del secondo anno. Non è molto più grande di me. Durante l'accesa conversazione, il ragazzo si gira incontrando il mio sguardo. Lo distolgo subito tornando a fissare la sala d'attesa, aspettando il mio turno e cominciando a compilare i moduli di iscrizione. Mi soffermo. Gli occhi di quel ragazzo mi tornano in mente. Penetranti. Verdi.

Love is weirdDove le storie prendono vita. Scoprilo ora