Capitolo 12: a pain after a letter

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angolo scrittrice:

cari lettori, mi scuso moltissimo perché dal prossimo capitolo ne pubblicherò uno alla volta, ma la scuola sta iniziando a farsi sentire, prometto però che ve ne scriverò uno al giorno. tornando alla storia, questo dodicesimo capitolo s'intitola "un dolore dopo una lettera". sinceramente non so come mi possa essere venuto  in mente un titolo così osceno, ma abbiate pazienza, vi prometto che cercherò di fare titoli più sensati da ora in poi. adesso vi lascio al libro, commentate e buona lettura.


ritornai in classe non appena suonò la campanella dell'inizio delle lezioni, e Harry si era seduto al mio posto: l'unico posto libero era accanto a lui. Mi sedetti senza dire una parola, ma sussurrai all' orecchio di Harry:

"te la farò pagare" lui rise e mi ritrovai accanto a lui. Appena mi sedetti mi mise il mio diario sul banco, lo aprii e vidi che mi aveva scritto una lettera:

"perché? Non puoi parlarmi?" gli chiesi acida

"non mi ascolti"

"e allora credi che io leggerò questa lettera?"

"credo di sì" mi rispose con un piccolo sorriso. La aprii e iniziai a leggerla:

"Skye,

lo so, sei incazzata nera, e mentre stai leggendo questa prima frase stai già pensando che sarà una cazzata assurda e che non vorrà dire niente, sarà solo un modo per farti innervosire di più perché dirò solo cose senza senso, ma io ti prego di continuare a leggere.

Non riesco a parlarti, e nemmeno a guardarti negli occhi, e mi dispiace, ma ho paura di ferirti ancora di più. Ho paura che non mi capirai e penserai soltanto che io ti stia continuando a mentire anche se in realtà le mie scuse sono vere. Non so come spiegartelo, ma ogni volta che ti vedo ultimamente mi blocco, ho il terrore di parlarti per paura di sbagliare. Però, facendo così, sto peggiorando la situazione e tu ti stai allontanando sempre più da me, ed è l'ultima cosa che voglio. Davvero, senza di te non mi sento...completo. Non sono bravo a scrivere, e soprattutto a parlare dei miei sentimenti, sono molto chiuso, ed è per questo che non ti ho mai raccontato niente di me, della mia famiglia e di come conoscessi la tua. Quindi mi presento:

mi chiamo Leonard ho 20 anni, e no, se te lo stai chiedendo non mi hanno bocciato. i miei genitori erano Tania e John. Sono stato adottato da Lucinda e Maurice Copp, due francesi che mi stanno sulle balle in una maniera assurda. Appena li conoscerai, li odierai immediatamente, te lo dico io. Sono due spocchiosi con la puzza sotto il naso e che pensano solo ai soldi.

Ecco, questo sono io, uno un po' trasandato che ha paura di esprimere i suoi sentimenti. Io ti chiedo di nuovo scusa e per favore, perdonami. Anche se sono un codardo, perdonami.

Leonard" chiusi la lettera e gli dissi:

"per dirmi queste cose non dovevi scrivere, le sapevo già. Non mi hai ancora dato la risposta del perché mi hai mentito però" divenne bianco, paralizzato

"i-io"

"Leonard basta! Mi sono stufata dei tuoi balbettii continui, va bene, non riesci a esprimere quello che senti, ma è impossibile che tu non riesca a parlarmi" gli ripassai il diario, mi girai e cominciai a prestare attenzione alla lezione, dato che non avevo niente di meglio da fare.

Finalmente era arrivata l'ora di pranzo, andammo in mensa e ci sedemmo tutti al tavolo, ma stavolta fui più veloce io e non mi feci mettere di nuovo accanto a Leonard. Stavo mangiando la "buonissima" pasta ai pomodori quando mi squillò il telefono...era Susan. Andai in panico, chiesi a Rain un consiglio, e lei mi disse di rispondere, uscii dalla mensa e andai nel cortile. Respirai e risposi: "pronto?"

"hei, ma guarda un po'! finalmente la signorina Skye Owen si fa sentire!" mi chiamo Harris, ma tu questo non puoi saperlo "Allora, dimmi com'è stato questo mese senza di me? Bello? Sembrerebbe di sì!"

"no, mi sei mancata"

"ah, quindi a Londra non hai trovato nessun amico o mi hai già rimpiazzato? Ah, no, aspetta, tu non sei a Londra!"

"c-come? Certo che sono a Londra" dissi cercando di sembrare il più credibile possibile

"ah davvero? Che strano, sono andata a casa tua e ho trovato Amy e Brian, e ho pensato: ma non erano partiti anche loro? e ho avuto una bella sorpresa. e sai cosa mi hanno detto? Che non vi siete trasferiti a Londra, ma che tu sei andata a convivere con i tuoi nuovi amichetti!"

"Susan, posso spiegarti"

"voglio proprio sentirti sai!"

"è una cosa difficile e...non posso dirti niente, mi dispiace"

"eh no! A me dispiace! Skye, cosa è successo? Non mi scrivi più, sono solo io che ti cerco, non ci sentiamo mai. Un mese! Hai fatto passare un mese prima di rispondermi!"

"ero in coma va bene?" sbottai piangendo

"c-cosa? In coma?"

"sì, sono...sono caduta dalla moto e sono andata in coma" dissi inventando

"davvero? Scusa, io...aspetta, non cambiare discorso! perché ti sei trasferita?"

"devo andare"

"non pensarci neanche! Adesso tu mi spieghi perché te ne sei andata!"

"ciao Susan, ti voglio bene"

"ti voglio bene un paio di palle! Skye..." riattaccai. ritornai in mensa asciugandomi le lacrime: "Skye..."

"come?"

"mi senti?"

"sì, ero sovrappensiero"

"cosa è successo?" mi chiese Rain che mi sedeva accanto "cosa ti ha detto?"

"era arrabbiata, pensa che io l'abbia abbandonata"

"la stai solo proteggendo"

"ma lei questo non lo sa" risposi prendendomi il viso tra le mani cercando di nascondere le lacrime.


la figlia dell'umanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora