Capitolo 23: his...life

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angolo scrittrice:

dite che hanno fatto pace? mah, chi lo sa? comunque siamo già al ventitreesimo capitolo: "la sua...vita". come mai quei puntini di sospensione?  lo scoprirete presto, commentate e buona lettura.

P.S.: mi è uscito bello lunghetto questo capitolo, ma mi dispiaceva dividerlo, quindi...quindi niente. buona lettura!!


sorrisi a quelle parole e strinsi ancora di più il nostro abbraccio allungandomi sulle punte. Si staccò poco da me per potermi baciare ancora una volta delicatamente e per poi sorridermi:

"vuol dire che non sei più arrabbiata?" mi chiese con il suo classico sorriso da sfida

"non sono arrabbiata" gli risposi continuando a guardarlo negli occhi

"vuol dire che mi perdoni?"

"ti avevo già perdonato Leonard"

"davvero? Non l'hai fatto capire molto bene"

"da che pulpito!"

"sì, hai ragione. Sono venuto qui per questo...vorrei raccontarti la mia...vita" mi disse rabbuiandosi

"non ce n'è bisogno se non te la senti"

"no, voglio farlo. Ti ho fatto soffrire per niente, adesso voglio rimediare" ci sedemmo sul letto e inspirò una volta profondamente, gli presi la mano e la strinsi, lui mi sorrise e iniziò a raccontare:

"sono nato da Tania e John Jones, due americani che si erano trasferiti in Francia. La Francia era il paese preferito di mia madre, soprattutto Parigi, infatti abbiamo vissuto lì: mi ricordo ancora il profumo dei croissant del suo negozio, e di lei che mi cantava la ninnananna sul poggiolo di casa. Lei era...era...stupenda, capelli rosso fuoco, piena di lentiggini, occhi verde acqua e...ed è l'unica donna che io abbia mai conosciuto aver amato solo un uomo nella sua vita. Mio padre è l'immagine di uomo che voglio diventare, sicuro, forte, coraggioso...quando sono nato mi hanno portato quasi subito qui, nel nostro mondo perché volevano farmi crescere da subito nella cultura degli speciali. Ho vissuto tre anni con loro, prima che...prima che tuo nonno li uccidesse. Poi sono tornato a vivere in Francia, stavolta a Nizza con Lucinda e Maurice Copp. Non ho mai amato i miei nuovi genitori, sia perché mi avevano portato via dal mio mondo, sia perché non si occupavano mai di me, mi lasciavano sempre da solo nella loro mega-villa al centro della città con la tata, Odette, una ragazza minuta e molto dolce, che però si era affezionata troppo a me e allora la licenziarono. Ero completamente solo, non mi facevano frequentare la scuola, ma un insegnante del mondo umano veniva a farmi da tutore, lo detestavo, sembrava un maggiordomo, ho sempre pensato che lo fosse. Si chiamava Edgar, e usava la bacchetta.

All'età di 12 anni ero stufo di tutto questo e iniziai ad indagare su come tornare nel mio mondo, ma i due francesini avevano tolto ogni singolo ricordo di quella vita dalla casa, e mi accorgevo sempre di più che volevano che succedesse la stessa cosa anche a me. Ma io non volevo dimenticarmi di tutto, così allagai la casa, venne evacuata, ma salvai tutto il personale facendo vedere loro i miei poteri. Maurice e Lucina dovettero licenziarli, e mi riportarono in questo mondo: loro la vedevano come una punizione, io invece come una nuova opportunità. Mi lasciarono da solo in affidamento ad una vecchia professoressa che conoscevano, io la chiamavo Adolfina, perché era peggio di Hitler" mi disse con un leggero sorriso

"Dato che lei non mi voleva dire come entrare in Accademia, provai a documentarmi, ma scoprii che ero ancora piccolo, così mi esercitai da solo fino ai 14 anni costruendomi un campo di allenamento. Potenziai molto il mio potere e al mio compleanno conobbi James, che mi aiutò ancora di più. Divenne subito il mio migliore amico, anche se era più piccolo di me, ma solo di un anno, e poi finalmente entrammo tutti e due in Accademia all'età di 16 e 17, nella stessa classe. Andava tutto bene quando poi tornarono Lucinda e Maurice, quello che mi sembrava andare perfettamente si rivelò di nuovo un disastro. Conobbi la famiglia di Rain, avevano già premeditato il nostro futuro, e tutto per soldi. Rimasi schifato dalla mia e dalla sua famiglia, così decisi di ignorarli e mi concentrai solo sullo studio passando la maggior parte del tempo a casa di James per non venire assillato da loro. Rain non aveva niente che non andava, ma non è il mio tipo, anche se tra due anni dovrà essere mia moglie. Stupide leggi!"

"quindi è già tutto deciso?" chiesi un po' delusa

"sì..." mi rispose scuotendo la testa

"mi dispiace per quello che ti è successo"

"non è colpa tua"

"sì, ma non riesco a capacitarmi del fatto che tu abbia visto mia mamma..." dissi bloccandomi

"Eleanor...era fantastica, davvero, è brutto che tu te la sia persa...quando Edwin l'ha prosciugata io avevo solo tre anni, purtroppo rimasi per sempre segnato da quello che era successo...andai dai miei genitori, gli raccontai tutto, e poi una notte sentii le urla di mia mamma seguiti dai tentativi di mio padre di proteggerla...ma quando scesi li vidi a terra, bianchi, in un fiume di sangue e...e giurai a me stesso si vendicarli...ma..." una lacrima bagnò il suo viso, i suoi occhi si riempirono di tristezza. Lo abbracciai più forte che potevo e anche lui soffocò il suo dolore stringendomi più forte.


la figlia dell'umanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora