Capitolo 12.

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Dopo qualche giorno si trovava sul suo letto a guardare quel disegno, fatto su un piccolo pezzo di carta bianca. A forza di tenerlo in tasca si era stropicciato, ma non aveva perso neanche un pò della propria bellezza. Si era accorta che sulla parte posteriore c'era una serie di numeri. Era il suo numero di telefono. Ovviamente non intendeva chiamarlo.

Tuttavia esattamente in quel momento le squillò il cellulare.

<Pronto?> chiese timidamente.

<Salve Olivia, sono la dottoressa Sanchez.>

Lasciare alla dottoressa un recapito per essere trovata in caso di novità si era rivelato utile.

<Dottoressa mi dica.>

<Volevo farti sapere che oltre a teun'altra persona aveva chiesto del referto medico di Rose Miller. Si tratta di una donna: Charlotte Miller.>

<Cosa?! Ne è certa?> per poco Olivia non urlò.

<Si, ma non posso dirle altro. Credo che sia tutto riguardo alla sua amica, non ci sono stati altri movimenti.>

<Grazie infinite, le sono debitrice.>

Finita la frase sentì riagganciare la telefonata. Accomodò delicatamente il cellulare sul letto e si alzò freneticamente. Prese aria e corrugò la fronte. Charlotte sapeva tutto su Rose; ciò non dimostrava niente. Lo avrebbe potuto tenere segreto semplicemente perchè ormai rivelare la verità avrebbe solo ferito le persone che le volevano bene. Ma come lo avrà scoperto?

Charlotte aveva sempre dato l'impressione di una donna molto sveglia e intelligente. Era ancora giovane, nonostante si prendesse cura di due ragazzi e avesse un marito. Per Olivia era come una seconda madre: ogni volta che andava da Rose c'era sempre lei ad accoglierla, con thè e biscotti.

Tuttavia non l'aveva più vista datanto tempo, dall'intera estate.

Così decise di andare a parlare con lei. Forse aveva trovato la persona giusta con cui condividere I propri segreti e pensieri, visto che entrambe erano a conoscenza della realtà dei fatti.

La strada da percorrere non era molto lunga: da casa di Olivia a quella di Rose c'erano dieci minuti di pullman, e cinque di macchina. Stavolta però si recò a piedi. Ultimamente era diventata una grande amante delle passeggiate, poi era meglio approfittarne perchè d'autunno e d'inverno il tempo era sempre uggioso. Pioveva molto spesso e c'era perennemente vento.

Frequentemente passava dalla t-shirt al cappotto in un paio di settimane. Era tutto ciclico: non c'era modo di fuggirne. In questi momenti la vita di Olivia era un unico grande ciclo: le giornate passavano tutte nello stesso modo, le stagioni cambiavano a turno, I mesi e gli anni correvano veloci in avanti. E lei era ancora lì, era ancora la stessa, la solita di sempre. Non aveva avuto il modo e il tempo di armarsi per le battaglie che le riservava la vita.

A furia di pensare, per poco Olivia non oltrepassò la casa senza rendersene conto. Era molto grande e spaziosa. Il cancelletto lasciava intravedere un giardino ben curato.La jeep era parcheggiata al solito posto, sotto la tettoia. C'era un leggero odore di gelsomino nell'aria. Inoltre a differenza di tutte le altre abitazioni, questa era l'unica della via ad essere color albicocca pallido. Olivia sentiva una strana agitazione: tutto aveva un'aria vagamente sinistra ed inquietante.

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