24
Appena Emanuele fu portato via dai poliziotti, Gloria cedette al peso della propria solitudine. Un vuoto immenso la gettò nello sconforto più nero. Cadde a terra, bocconi; lasciò scorrere le lacrime, in silenzio, tentando invano di scaldarsi con quei due rivoli di liquido amniotico che le colavano dagli occhi. Era sempre stata una brava donna, non aveva mai fatto del male a nessuno. Viveva la sua vita nel rispetto quasi esasperato degli altri, parlava sempre poco e sottovoce per non disturbare. Non sapeva cosa fosse un battibecco. Da qualche anno aveva anche smesso di truccarsi o vestirsi in maniera vistosa; aveva abolito i tacchi e le gonne. Non voleva dare fastidio a nessuno, non voleva che la sua avvenenza conturbasse qualcuno; da quando Manuel era morto, la sua sobrietà divenne apatia.
L'angoscia che aveva tenuto compressa dentro in quei lunghi anni, nascosta nei giorni migliori sotto il mantello viola della follia, di colpo traboccò. Il ricordo di Manuel smise di giocare con lei; da quel momento, divenne pura tortura.
Gloria si trascinò fra le stanze, massacrata dalla realtà, inspirando sgomento e espirando abbandono. Il contatto fisico con Emanuele, la notte prima, le aveva rivelato l'esistenza di un corpo; le aveva trasmesso un calore vero, umano, che Manuel non possedeva più, nemmeno quando la illudeva di essere ancora vivo.I ricordi non si possono toccare; i ricordi non piangono, non ti abbracciano; i ricordi non esistono e Manuel non c'è più.
Andò nella camera del bambino, si accovacciò nel suo lettino. Il dolore si manifestò brutale e implacabile; percepì il proprio corpo pesante come una coperta di piombo. Si denudò, per non soffocare.
Niente ha più senso. Il mio bambino adorato è morto, morto per sempre. E io... non lo vedrò mai più.
Il 'mai più', che l'aveva annientata nei giorni della tragedia, si ripresentò impietoso con la sua ineluttabilità. Se solo le avessero concesso di morire al suo posto... avrebbe rinunciato mille volte a se stessa pur di salvare suo figlio. Avrebbe preferito bruciare viva, a fuoco lento, piuttosto che assistere alla morte del suo piccolo angelo, apoteosi di tenerezza, amore senza fine; Manuel era la sua unica ragione di vita. Eppure un giorno la leucemia sarebbe stata sconfitta. Se solo la loro esistenza avesse avuto luogo in un'altra epoca, lei non avrebbe perso in quel modo suo figlio, la parte migliore di sé; non lo avrebbe visto morire a sei anni. Manuel sarebbe cresciuto e diventato un uomo, se solo fosse vissuto nel... tremila.
Gloria non avrebbe chiesto altro, alla vita, che assistere al miracolo di suo figlio che diventa uomo. Ma il suo bambino era morto, per una malattia che un giorno non molto lontano sarebbe stata curata magari solo con una pillola, alla stregua di un'influenza stagionale. Quel pensiero la flagellò; in futuro sarebbe bastata una pillola per sistemare i valori sballati del suo sangue. Ma suo figlio era nato nel duemilauno, sciagurato bambino, e lei non avrebbe accarezzato mai più il suo viso.
Afferrò nell'aria il ricordo delle sue piccole mani. I pugni si chiusero; Manuel non c'era più.
Gloria si trascinò in cucina; abbracciò il seggiolone del suo bambino perduto. Capitombolò a terra abbracciata a esso.Non ci sei più, pianse, non esisti più.
Si tirò su a fatica; zoppicando radunò le foto che ricoprivano le pareti di casa, come tappezzeria. Manuel le sorrideva con ognuna delle sue molteplici espressioni. Portò le care immagini in camera da letto, le allineò con cura sul materasso, lasciando solo un piccolo spazio per sé. Duecento piccoli Manuel osservarono la loro mamma preoccupati.
Non sarò mai più felice.
Raccolse i vestiti del bambino che conservava in una cassapanca chiusa a chiave, nell'inutilizzata camera per gli ospiti. Li annusò a pieni polmoni. Un senso di totale desolazione la travolse davanti alla minuscola tuta di Supeman con cui era tornato a casa dall'ospedale, due giorni dopo la nascita.
Si avvicinò al mobile in cui custodiva le medicine. Prese il tubetto dei sonniferi e la confezione di antidepressivi prescrittile dallo psichiatra.
Pianse tutte le sue lacrime, distesa nel letto, tra le foto di Manuel; i suoi vestitini sopra la faccia; il peluche di Spongebob tra le braccia.Non posso vivere con questo dolore; se Manuel è nel nulla, che nulla sia.
Iniziò a ingoiarne una alla volta, a occhi chiusi, finché non si addormentò.

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Rapita
خيال علميHR #1 in fantascienza *** Bianca è una donna di quarantotto anni in crisi di mezza età. È una scrittrice frustrata il cui orologio biologico ha iniziato a saltare qualche rintocco. Ha un marito, un amante e una figlia dislessica di sei anni. Durante...