32. RICORDI PRIMORDIALI

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Leggo il racconto a mente, scandendo bene le parole; con l'ausilio della pietra galleggiante anche gli altri riescono a seguire la lettura. Il romanzo descrive in maniera dettagliata le mie peripezie. A mano a mano che mi addentro nella storia, la nebbia che avvolge i miei ricordi si dirada. Le parole si intrufolano tra i miei pensieri tramutandosi in reminiscenze; le ho scritte io, le ho cercate a fatica, una a una; ho ascoltato il loro suono, le ho pesate, sostituite, ricamate su un foglio di carta.

Dagmos si commuove quando nomino Burel e Andel, che non ci sono più. Si riprende solo quando traduco a parole le coordinate del mio rapimento, aggrappate alle quali oscillano due date importanti: il giorno del mio matrimonio e quello del decesso di Manuel.
Il bambino è morto il ventuno luglio duemilasette, informa i compagni.
Gli occhi di Hadassa scintillano; agognava questa informazione.
Lo salverò di persona, tu potrai tornare nel tuo tempo, mi concede trepidante.
La osservo con insolenza; mi sfugge il senso del suo entusiasmo. Cosa ne sa, lei, dei viaggi nel tempo? Conosce solo la propria malinconia; vuole salvare Manuel, per sbarazzarsene.
Sei così certa che si possa cambiare il passato?
Hadassa si incupisce, avverte il mio astio. Smilliu mi implora di proseguire con la lettura. Conosciamo tutti la tua storia, ma nel libro ci sono dei particolari così succulenti...
Arrossisco al capitolo diciotto, in cui descrivo il primo incontro sessuale con Emanuele; insieme all'imbarazzo avverto un piacevole rimescolio nelle viscere.
Allora è così che si faceva l'amore, prosegue Smilliu, trasognata.
Guardo queste persone private alla nascita dei piaceri della vita; ho pietà di loro. Questi bambini senza passione, che non conoscono il richiamo di una carezza, il calore di un bacio; non hanno nemmeno mai letto un libro; sono come piante sbocciate alla luce di un neon. Non fioriranno mai veramente.
Voglio sapere cosa c'è scritto di me, insiste Smilliu.

Rivivo i giorni con Giulio e Emanuele, il loro ricordo non è ancora del tutto nitido ma inizia a dolermi; distinguo il profumo della mia piccola Emma. La riconoscerei a occhi chiusi. Mi manca, ma soprattutto mi strazia l'idea che crescerà senza madre; il senso di colpa, per averla privata dell'unico privilegio che spetta a ogni bambino, diviene insopportabile.

Interrompo la lettura per qualche giorno, ho bisogno di stordirmi con il nulla che mi circonda.

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