cap 2 IL DUBBIO

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Penso a te
Non ho dormito
Penso di farlo
Ma non dimentico
Il mio corpo si muove
Va dove voglio
Ma nonostante ci provi il mio
Cuore resta comunque
Non si muove mai
Non vuole essere guidato

LUCE

È mattino presto quando mi sveglio, papà dorme ancora accanto a me, e io sento il bisogno di una doccia che mi liberi dal sudore che ho addosso.

La mia fronte e fresca, la febbre deve essere passata, ma mi ha lasciato dolori in tutto il corpo. Raggiungo il bagno ancora avvolta nella vestaglia che ho indossato ieri sera, la sfilo davanti allo specchio e resto stupita nel trovare sul mio corpo i segni del passaggio di Manuel.
Ho un succhiotto sul collo, delle mezzelune sui fianchi lasciate dalle sue unghie, e un leggero indolenzimento un po' più a sud.
Per un istante, uno solo, mi sfugge un sorriso, ma muore nello stesso momento in cui la mia mente ricorda ciò che è successo dopo che abbiamo fatto l'amore.

Entro sotto il getto caldo della doccia e lascio correre i pensieri tra i fotogrammi del nostro incontro, la sorpresa di vederlo, il bisogno di raggiungerlo, quella forte attrazione che ci ha spinti l'uno tra le braccia dell'altra, il non riuscire più a staccarci, l'esigenza di averlo dentro di me, di sentirlo fino a sotto la pelle.

E poi la paura di sbagliare ancora, di esser ferita di nuovo, e la necessità di stringerlo, di aggrapparmi alle sue certezze, per tentare di superarlo quel timore, di vincerlo, e il dover ammettere di non avercela fatta.

Chiudo l'acqua e uscendo dalla doccia cerco nella nostra discussione le frasi che più mi hanno turbato, che mi hanno spinto a mandarlo via senza appello e tutto gira attorno ad una persona, Sofia.

In questi mesi, quando non ero al corrente delle macchinazioni della mia vecchia coinquilina, pur avendo chiuso le porte del mio cuore, speravo di trovare dentro di me il coraggio di riprendermi l'amore della mia vita.

La parte romantica di me sognava, nascosta da tutti, che Manuel riuscisse a rimettersi in piedi e che come in una favola venisse a riconquistarmi, vincendo le mie resistenze, cancellando tutto il male che mi aveva fatto.

Ma in poche settimane il mio sogno segreto è andato in fumo.

L'hanno bruciato le rivelazioni di Sofia, il suo bambino e la possibilità che sia di Manuel, e le assurdità uscite dalla bocca di quest'ultimo solo ieri.

Non riesco proprio a capire da dove arrivasse la sua convinzione che mi sarebbe stato bene condividerlo con Sofia.

Avrei voluto dirgli che era pazzo quanto lei se realmente pensava una tale idiozia, ma mi sono limitata a mandarlo via. Forse perché una parte di me si illudeva che sarei stata capace di reggere un distacco definitivo, di soffocare ogni illusione residua, ma rendermi conto che dimenticarlo è un utopia mi ha devastato.

Esco dal bagno e in stanza trovo mio padre, sveglio e in mia attesa.

"Ti senti meglio?"

Mi domanda stropicciandosi gli occhi, ha le spalle rigide, e il volto serio, da questo comprendo che non ha ancora deposto le armi.

"Sì, la febbre è passata. Devo andare in Accademia ho un esame tra due ore."

So che lo ricorda, ma glielo ripeto, in modo che capisca che non è il momento di riprendere il discorso interrotto ieri sera.

"Credo dovresti rimandarlo, posso parlare con il professore e fartelo recuperare tra qualche giorno, la scuola è mia dopotutto."

Non credo alle mie orecchie, questo non è mio padre, certo lo conosco solo da qualche mese, ma una frase come questa stona nella sua bocca.

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