cap. 13 Lo Scorrere del Tempo

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Roma, 18 Giugno

Oggi è il mio ultimo giorno in ospedale, ne sono passati dieci dalla notte in cui Manuel è passato a trovarmi, cinque da quando Martina e i ragazzi sono tornati a Firenze, e tre da quando Sofia è stata trasferita.

Tengo il conto, scandisco il mio tempo in base agli avvenimenti importanti, lo faccio per non perdere il contatto con la realtà, per non cedere alla voglia di lasciarmi andare.

Cecilia è rimasta con me, nonostante il gemello e il padre scalpitassero per farla tornare in Francia ha deciso di aspettarmi e rientrare insieme. Abbiamo parlato molto in questi giorni, ha cercato di tenere alto il mio morale, di farmi vedere il lato positivo di ciò che è successo, ma devo dire che non riesco proprio a trovare nulla di giusto in tutto il caos che mi ha travolto.

È vero che mi sono riavvicinata a Giulio e Michele, che Matilde e Lucrezia sono finalmente fuori dalla mia vita, ma è anche vero che Sofia ha vinto, si è portata via la mia unica possibilità di essere felice.

Mai come in questo momento mi è stato chiaro che amare è una fregatura colossale. Certo quando le cose vanno bene, immagino sia fantastico, ma io con Manuel non ho mai avuto la fortuna di sapere come si sta in questi momenti. Ci siamo amati, abbiamo unito i nostri corpi e le nostre anime, fuso i nostri cuori, e abbiamo lasciato l'uno nell'altra i segni indelebili del nostro passaggio, ma è finito tutto lì. Abbiamo permesso a Sofia di gettarci all'inferno, di seminare zizzania tra di noi, di dividerci. Io sono stata la prima a smettere di credere in noi, a non saper come tornare indietro, ma adesso sono anche quella che soffre di più, poiché mi tocca accettare la sua assenza e il saperli insieme.

Il giorno in cui sono partiti ho voluto farmi male, ho convinto Giulio ad accompagnarmi nel giardino adiacente al parcheggio dell'ospedale e li ho osservati. Come sempre Manuel ha avvertito la mia presenza e per un istante i nostri sguardi si sono incrociati, è stato tutto cosi veloce da non darmi il tempo neanche di sperare che venisse da me anche se solo per salutarmi, è salito in auto ed è andato via.

La cosa mi ha ferita, ma me l'aspettavo, è stato chiaro quella notte con Martina, ha deciso e non cambierà idea.

Chiudo la valigia, pronta a salutare i miei nonni e tornare a casa per riprendere in mano la mia vita.

L'ultimo mese è stato pesante dal punto di vista emotivo e anche se fisicamente adesso sto bene, necessito di un po' di pace che mi restituisca la sanità mentale. Ho bisogno di Vivian, di sfogarmi con lei.

Tutti continuano a ripetermi che sono forte, che al posto mio sarebbero impazziti, ma in pochi si rendono conto di quanto io sia vicina alla follia.

****Luglio****

Trascorro Luglio studiando, mi metto al passo con le materie e il lavoro arretrato. Continuo le mie sedute di terapia e divido il poco tempo libero che ho tra Cecilia, i ragazzi e Giulio.

Con il mio fratellastro le cose vanno molto meglio, abbiamo scoperto di avere molte cose in comune,  come la passione per il canto, l'abitudine di correre al mattino, la boxe come valvola di sfogo.

L'ho aiutato a trovare casa, non molto lontano da quella dove abito io, ci siamo iscritti nella stessa palestra e la frequentiamo quasi sempre insieme.

Tayler continua a farmi compagnia la notte, ormai anche quando torna dalle sue serate bollenti, si fa una bella doccia (da me imposta come obbligo) e dorme nel mio letto.

Penso ancora a Manuel, ma tutti evitano di chiedermi di lui, a volte mi piacerebbe sapere come se la cava, però resisto e non domando nulla né a Sonia né a Danilo che sento un paio di volte la settimana.

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