cap 14 Quando Anche la Speranza Muore

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Giovanni mi afferra per mano e mi trascina con sé, mi fa accomodare su quella che era la sua sedia e mi ritrovo stritolata dalle braccia di Marisa che mi presenta Pietro, il suo ex marito. Il mio amico prende posto di fronte alla commissione e poco prima che lui inizi la sedia vuota al mio fianco viene occupata da Manuel.

Non capisco niente di quello che Gio dice, il mio cervello è in loop, continua a ripetere al mio corpo di stare fermo, alla mia testa di non voltarsi, al mio respiro di restare regolare, e alle mie gambe di smettere di tremare. Il mio cuore è in autostrada lanciato a duecento chilometri orari contromano, sta facendo lo slalom tra le auto cercando di restare vivo.

Sento Manuel muoversi sulla sedia e quando lo vedo applaudire capisco che finalmente è finita. La famiglia Conte si congratula con il neo laureato e poi a turno tocca agli amici, mi metto da parte aspettando il mio turno e quando finalmente arriva, Giovanni mi afferra per mano e ricomincia a correre portandomi fuori nel cortile della facoltà.

" È il tuo turno di urlare adesso." Mi dice, meritandosi la mia occhiata interrogativa.

"Avanti Luce, hai resistito quasi due ore seduta accanto a lui senza dare di matto, non dirmi che no ne senti il bisogno."

Insiste, facendomi capire che lui ha intuito quanto difficile sia per me stare vicino al fratello e questo fa sorgere in me il dubbio che i mesi passati non hanno lenito neanche le sue pene d'amore.

"Ci stai ancora male, vero Giovanni? Per Sofia intendo... pensi ancora a lei. Per questo eri in crisi oggi, perché una parte di te voleva che lei fosse qui per te."

Il mio amico annuisce, sa che non serve aggiungere altro, io conosco la loro storia, so che è grazie a Sofia se è riuscito a iscriversi all'Università, se ha trovato la sua strada, una parte di lui resterà sempre legata a lei, per questo farà sempre male.

"Urliamo insieme... al mio tre." Conto e arrivati all'ultimo numero gridiamo cacciando fuori tutta la rabbia e il dolore che questa esperienza ci ha lasciato addosso.

Raggiungiamo gli altri per le foto di rito e poi tutti insieme ci rechiamo al ristorante scelto per i festeggiamenti.

L'alcool scorre a fiumi, ed io che di solito non bevo mi concedo qualche brindisi di troppo, anche perché consegnare a Giovanni il mio personale regalo di laurea è stato molto emozionante.

Qualche giorno fa, prima di partire abbiamo saputo che i test fatti da Gio per essere ammesso all'Académie d'Artistes sono stati superati a pieni voti e invece di far spedire la comunicazione dalla segretaria di mio padre ce la siamo portata dietro. Ho acquistato un biglietto aereo open di solo andata per Parigi, l'ho messo insieme alla comunicazione in una busta e l'ho consegnato oggi.

Finito il pranzo decidiamo di andare al Body art, mentre i ragazzi aprono il locale io chiedo a Danilo se posso andare a sdraiarmi un po' in camera sua, mi gira la testa e ho bisogno di rimettermi in sesto.

Attraversando il corridoio vengo attirata dalla porta aperta della stanza di Manuel. Prendo la pessima decisione di entrarci un attimo e mi ritrovo nel suo solito caos. Il letto sfatto, la scrivania sommersa da fogli volanti, il tavolo da disegno tecnico con sopra fissato il progetto cui sta lavorando, e i vestiti ammucchiati sulla poltrona. Afferro una delle sue maglie e ne inspiro il profumo, per un attimo sono tentata di portarmela via, ma seppur in preda a una sbronza colossale non cedo alla tentazione. Mi faccio pena da sola, ridotta a frugare tra le sue cose in cerca di Dio solo sa cosa. Mi spavento quando sento qualcuno attraversare il corridoio e decido di nascondermi nella stanza accanto, quella che una volta era mia e in cui fino a giugno ha vissuto Sofia.

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