Cap. 37 La cena

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LUCE

Il risveglio di Manuel ha fatto uscire anche me dalla catalessi in cui ero piombata. Per tutta la durata del suo coma mi sono completamente estraniata, niente contava a parte lui, anche scoprire del bambino non ha cambiato la situazione, anzi mi ha spinta ancora di più in uno stato di annebbiamento voluto e cercato per non affrontare la situazione. Mi sono comportata da codarda e sono stata anche egoista, ma in un certo senso quel proiettile ha ucciso anche me, mi ha privata di ogni briciolo di voglia di vivere, trasformandomi nel fantasma di me stessa. A volte penso che se non mi avessero obbligata a mangiare e lavarmi, non avrei fatto neanche quello, mi sarei lasciata morire.

Tutto quello che è successo è colpa mia in un certo senso, le brutture che Martina ha dovuto subire, il ferimento di Manuel, niente sarebbe accaduto se io non fossi esistita e in quei giorni al capezzale dell'uomo che amo ho pensato più volte a come avrei potuto farla finita. Credo che i sensi di colpa non mi abbandoneranno mai, né quelli verso Martina né nei confronti di Manuel. Ogni volta che guardo la mia migliore amica, ripenso a quel video. Lei sa che l'ho guardato, che mi hanno obbligata a vederlo e quando è venuta a conoscenza della gravidanza ha chiesto a Giovanni di raccontarle quello che hanno fatto a me. Tra di noi no ne abbiamo mai parlato, Gio è il nostro tramite, ci siamo limitate a tenerci strette, ad asciugarci le lacrime, ma l'abbiamo fatto in silenzio. Un giorno forse, quando farà meno male, ne parleremo, ma adesso è troppo presto e il rischio di andare in pezzi molto alto.

Dal risveglio di Manuel a oggi, anche con lui, ho adottato la stessa tecnica, non affrontare l'argomento.

Ci siamo concentrati sulla gravidanza, sulla sua riabilitazione, vivendo giorno per giorno senza guardare indietro né troppo avanti.

Non mi sono curata di scoprire quello che è successo quel giorno dopo la nostra uscita di scena e quando hanno provato a dirmelo ho chiuso il discorso con un banale "non mi interessa", in realtà mi rifiutavo di essere messa a conoscenza dei fatti perché avevo paura di non poterli gestire.

Due giorni fa però, dopo aver fatto l'amore, Manuel ha voluto affrontare e ripercorrere ogni istante di quella maledetta giornata. Dal suo punto di vista, era necessario sviscerare l'argomento per andare avanti, solo dopo avremo potuto accantonarlo e farlo cadere nel dimenticatoio. Mi ha confessato di aver sentito ogni cosa di quello che mi è stato detto e fatto e di aver desiderato uccidere con le sue mani tutti e quattro i miei carcerieri. Mi ha chiesto scusa mille volte e forse anche di più, a parer suo la follia di Sofia è la causa di tutto e in un certo senso si sente responsabile per le azioni di quella pazza. Ho provato a rassicurarlo, ricordandogli che mia madre e mia zia hanno avuto in questa storia un ruolo chiave, abili burattinaie, hanno condotto Sofia e Amedeo dove volevano. Ho avuto la cronistoria delle tensioni che ci sono state in casa minuto per minuto e mentre me le raccontava dicendomi quanto si è sentito perso, vuoto e inutile, gli ho asciugato le lacrime e lui le mie.

Accantonato il discorso sul rapimento, abbiamo parlato del coma ed è stato il mio turno di esternare le mie emozioni. Gli ho parlato dei sogni che faccio la notte, tutti incentrati sulla paura di perderlo, del panico che mi assale ogni volta che si allontana, della dipendenza che credo di aver sviluppato nei suoi confronti. Sono consapevole dell'irrazionalità delle mie emozioni, ma non so gestirle.

Abbiamo parlato per molto tempo, senza prenderci la briga di rivestirci e quando Martina e Giovanni ci sono piombati in stanza, Manuel ha chiaramente detto di volere una casa tutta per noi, facendo scoppiare il fratello in una fragorosa risata.

Effettivamente la villa sembra una comune, ma considerando tutto ciò che abbiamo passato restare uniti era indispensabile per sostenerci a vicenda.

Una settimana dopo esser stato dimesso, Manuel ha organizzato una cena al Pub, ha scelto il fine settimana imponendo a Danilo un turno di chiusura, naturalmente il suo socio ha accettato di buon grado sapendo che era l'unico momento in cui avremmo potuto riunire tutti.

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