Cap. 11 IL MEGLIO PER LEI

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MANUEL

In silenzio come un automa ho buttato quattro cose a caso in un borsone ed ho seguito Nico, Martina e Giovanni in auto. Quando ci siamo accorti dell'assenza di Sofia, abbiamo subito avvertito Nicolò che ha chiamato Cristian Russo per informarlo.

Pur essendo in ospedale quel damerino non era in camera con Lu', Gervasi gli ha spiegato ciò che avevamo scoperto e gli ha ordinato di tenere gli occhi aperti e di informare la sicurezza dell'ospedale.

Nel frattempo Martina ha cercato di rintracciare le ragazze chiamando Cecilia che sapeva essere in stanza con Luce, il panico si è impossessato di tutti noi quando non abbiamo ricevuto nessuna risposta.

Alla fine è stato Russo a richiamarci, le sue parole hanno gettato tutti nello sconforto, soprattutto perché le ha dette disperato a sua volta.

Sofia ha sparato a Luce, l'ha colpita e adesso la stanno operando.

Continuo a ripetermi che non è possibile, lei non può morire, non così, non per mano di quella che potrebbe essere la madre di mio figlio o di mio nipote.

La decisione di partire e raggiungere Roma è stata immediata, Martina e Nicolò sono i migliori amici di Luce e per loro restare qui non era un'opzione. Giovanni ha deciso di accompagnarli, reputando Nicò troppo scosso per guidare. Io ho semplicemente detto che sarei andato con loro e a parte mio fratello, che mi ha rivolto una delle sue solite occhiate accusatrici, gli altri non hanno commentato.

Gio è teso mentre guida, Nico al suo fianco controlla il telefono in continuazione e Martina non smette di piangere lacrime silenziose.

Io mi sento come se mi stessero strappando il cuore dal petto, ho paura di arrivare tardi, di perderla per sempre e cerco di tenere a bada l'ansia.

Arriviamo nella capitale in poco più di due ore e mezza, infischiandocene dei limiti di velocità.

Quando mi allontano dagli altri per rispondere a una telefonata, mio fratello mi fulmina con lo sguardo, era abbastanza vicino da riuscire a leggere sul display del telefono il nome dell'ex suocero, credo che questo mi abbia fatto guadagnare la sua occhiata ammonitrice.

"Vittorio, sono appena arrivato a Roma, tu dove sei?"

Ascolto la sua risposta concitata, mi chiede di raggiungerlo subito nel reparto di ginecologia perché ha bisogno di parlarmi con urgenza. Gli assicuro che sarò da lui in pochi minuti e chiudo la chiamata.

Informo i miei compagni di viaggio della mia nuova destinazione e improvvisamente mi sento un imputato sotto processo. Martina e Nicolò non commentano la mia scelta, Il ragazzo prende l'amica per mano e la guida verso il blocco operatorio, mio fratello mi fissa per un istante e poi scuotendo la testa se ne va.

Immagino cosa stanno pensando, credono ancora una volta che io stia facendo la scelta sbagliata, forse hanno ragione, ma anche se andassi con loro in questo momento non potrei essere di alcun aiuto per Luce, invece posso provare a fare qualcosa per Sofia e il suo bambino.

Osservo le indicazioni dei vari reparti e raggiungo quello di ginecologia.

"Eccomi, perché siete qui? Il bambino sta bene?" Chiedo non appena individuo Vittorio nella sala d'aspetto.

"L'ha perso. L'hanno spinta è caduta a terra ed ha avuto un aborto. Quei maledetti, li denuncerò tutti. La pagheranno." Completamente fuori controllo il padre della mia amica mi riversa addosso questa novità sconvolgendomi.

"Calmati, spiegami cos'è successo? Dov'è Sofia?"

"Non lo so cos'è accaduto in quella maledetta stanza, quando sono arrivato qui Sofia era già in sala operatoria. Se vuoi ancora fare quel test di paternità chiama tuo fratello, voglio sapere di chi era figlio mio nipote, anche se è morto."

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