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3. La giovinezza porta strani pensieri - ed incubi.

Ad Astra, l'estate, non è mai piaciuta - e questo lo sanno tutti ormai.

Astra non è per la sabbia cocente, per i raggi che dal troppo calore perforano la pelle; non è per i posti pieni di gente, non è per le strade piene e mai deserte, non è per i falò sulla spiaggia e non è per le storie che possono durare solo tre mesi. Astra non è per i luoghi esotici, non è per la foresta pluviale e i pericoli; non è per i quaranta gradi all'ombra, per l'asfalto bollente, per i pasti minimi e per i cibi freddi. Astra non è per l'Africa, né per i Caraibi o il Brasile; e non è nemmeno per il paesino in cui abita, che per quanto si senta dell'Italia non è per tutto questo calore, in nessun tipo di senso. Lei ha bisogno del freddo, del gelo, delle terre anecumeniche come la Siberia e la Groenlandia; è per le isole ghiacciate come l'Islanda o per le città come Verchojansk che raggiungono i sessantotto gradi sotto zero; è per i laghi ghiacciati e i sei mesi senza sole, per l'oceano di notte, freddo e solitario; per la luna amata ma che non viene quasi più adorata.

Chiunque le giri attorno da giorni, settimane, mesi o anni, questa la cosa la deve sapere e basta, perché è una delle prime cose che esce dalla bocca della ragazza: "Preferisco l'autunno, amo l'inverno". E lei preferisce l'autunno, perché rappresenta la stagione morente, la stagione in cui le speranze cadono: Astra non è mai stata forgiata per il lieto fine, e lei questo lo sa. Preferisce l'autunno, che ci è nata nel pieno della stagione morente, e non ha paura di dirlo: Ottobre è il mese che più le sta a cuore, perché quando lei sorge, qualcosa muore, e ormai se n'è fatta una ragione.

Ama l'inverno, perché l'inverno ha in bocca poche parole, ha quelle essenziali, quelle che feriscono e quelle che sanano, quelle che servono, quelle che distruggono. In inverno non muore nulla, perché già tutto è morto, aspettando di risorgere. E quella quiete astratta, fatta di passi ovattati e respiri gelati, compone un cimitero di anime che aspetta di rivalersi dalla terra sotto cui è stata sepolta, la terra degli sbagli, dei persi istanti, delle passioni mai sospirate, tenute tra la gola, mai dimenticate. Magari quando lo dice, qualcuno le scocca un'occhiataccia - che chi, a diciassette anni, odia l'estate? - ma ormai Astra non ci bada più, lei sogna il Nord e i poli, dove il sole non colpisce davvero, e dove le spiagge son fatte di ghiaccio e sentimenti congelati, lasciati lì ad appassire: solo una patina di indifferenza che ogni ferita può coprire.

"Perché non vai un po' al mare?" le chiede suo fratello, Matteo, poggiato contro lo stipite della porta, mentre vede sua sorella sistemarsi il rossetto: stasera si esce, anche se Astra è un po' a pezzi dal turno di oggi, ma alle amiche non si dice di no. "Cioè, vedi? Non sto dicendo che devi diventare nera come un tizzone, ma il sole fa bene, ti dà la vitamina D..." la ragazza alza gli occhi al cielo, che queste cose, suo fratello maggiore, gliele ripete ogni giorno dall'inizio dell'estate, e non ne può più. Chiude il rossetto, poggiandolo sul mobile davanti lo specchio, e voltandosi verso suo fratello allarga le braccia, stufa.

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