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23. Com'era Astra? Com'erano quelle parole sui veleni? E ora ti penti un po'?

La gelosia è come l'estate: ti fa cadere in mille pezzi, ti fa diventare matto.

E forse non c'è davvero un termine adatto per descrivere il sentimento che prova Astra in questo momento, ma non può far altro che collegarlo alla gelosia più intensa e corrodente che abbia mai provato. E nel frattempo, cerca di trattenere lacrime calde che le pizzicano e le fanno bruciare gli occhi, mentre raccoglie i vetri dei bicchieri sparsi per terra e continua a ripetere, in una nenia "scusatemi, perdonatemi, non l'ho fatto apposta" mentre scuote il viso, e i clienti che ora non hanno più il loro drink da bere la guardano dalle sedie mentre le chiedono gentilmente se possono darle una mano, che lei rifiuta prontamente. Cerca di coprirsi il viso con la coda dei capelli, le guance arrossate dalla vergogna, il mento tremante e gli occhi che minacciano un pianto senza fine, perché Astra non può sbagliare, Astra non può mai commettere un solo passo sbagliato.

Nemmeno capisce come sia riuscita a far cadere il vassoio: sa solo che ha ripensato a ciò che le ha raccontato Daniel, ha solo ripensato alla bellezza, quella vera, di Daniel. E poi ha pensato a lei: al diavolo di Havana. E là forse non ci ha visto più.

Come può una persona permettere così tanto dolore verso un'altra? Quella donna sapeva così bene di avere tra le mani Daniel, sapeva bene di poterlo comandare a suo piacimento, e l'ha usato come meglio ha creduto; o almeno, sono queste le ipotesi di Astra; e già solo queste le fanno stringere i pugni dalla rabbia. E in quel momento mica andava ad accorgersene della gamba della sedia, troppo incentrata a ricostruire il viso del Diavolo di Havana, quel ghigno che vorrebbe strappare con le sue stesse mani, quel corpo che immagina così meraviglioso e mai suo. Dio, se è gelosa; ma gelosa non sarebbe mai andato bene come termine. Non va bene come termine perché lei e Daniel non hanno alcun legame di sangue, non sono amici né tantomeno amanti: e Astra è consapevole di non amarlo, di non poterlo in alcun modo amare, perché non pensa si possa amare una persona che ripudia l'amore stesso, e pensa non si possa amare finché non si ama se stessi: e Astra è proprio lontana dal concetto dell'"amarsi". E allora eccola lì, piccola e goffa, con le ginocchia per terra, il petto che trattiene i singhiozzi e la rabbia, il caldo che la ammazza, mentre ripensa nuovamente a Daniel e al diavolo di Havana

Come

Ci si può

Innamorare

Così

E con la cornea iniettata di sangue e dolore, stringe tra le mani un pezzo di vetro, ma lascia subito: un piccolo taglio sul palmo, nulla di che, non ora che il corpo della ragazza ribolle di sensazioni mai provate prima.

Giuseppe, appena nota la situazione, corre ad assicurarsi che vada tutto bene e che anche la sua dipendente non abbia subito alcun danno. Si scusa subito con i signori e si piega ad aiutare Astra a mettere tutti i vetri nel vassoio. Si ferma a guardarla, preoccupato, e le chiede: "Stella del mattino, tutto bene? Non ti sei fatta niente, vero?". E Astra fa cenno di no, anche se non è così, che di male se n'è fatta, che se ne sta facendo, e continuerà a farsene, senza mettere fine a ciò. Ma il suo datore nota subito il piccolo taglietto al palmo, e toglie subito gli altri vetri dalle mani della sua dipendente, mentre le ordina "Torna dentro, me ne occupo io, e mettiti un cerotto. Li trovi nei cassetti. Riprenditi e torna a lavorare, c'è tanta gente stasera." E la ragazza annuisce soltanto, spossata, stanca, stremata, triste, arrabbiata, delusa da sé stessa, amareggiata.

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