11 - Passato

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Angolo Autore:
La traduzione dei dialoghi la troverete nei commenti riguardanti il paragrafo, grazie per l'attenzione e buona lettura.

Angolo Autore:La traduzione dei dialoghi la troverete nei commenti riguardanti il paragrafo, grazie per l'attenzione e buona lettura

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11. Passato: tra HAV e Avenida Paseo.

Questa storia non inizia con un "c'era una volta" perché, seppure il protagonista vorrebbe che essa fosse una fiaba, è solo irrimediabile e cocente realtà che ha vissuto, che ha assaporato e che ha passato. Questa storia non inizia come uno dei grandi capolavori della letteratura, perché non sarebbe nemmeno degna d'esser ricordata. Questa storia, ch'è legata irrimediabilmente al suo seguito, dovrebbe iniziare solo ed esclusivamente con l'estate.

L'estate è come la vita: un giorno, irrimediabilmente, finirà.

Ma Daniel a questo non ci pensa, mentre afferra il borsone e la custodia con la sua chitarra, mettendoseli in spalla. Si guarda attorno per capire quale sia l'uscita, ché anche se bazzica ogni anno tre o quattro aeroporti, ancora non si sa orientare perfettamente. Questa volta si trova nell'aeroporto Internazionale José Martí, in Havana, Cuba, che è pure parecchio grande. Vede i vari cartelli appostati e alla fine ci arriva all'uscita, e finalmente può godersi l'aria umida e pesante di quella giornata di pieno Luglio che, invece di demoralizzarlo, lo rinvigorisce. I trentuno gradi (che con l'umidità sono in realtà quarantuno) della città rendono più rosea la pelle del ragazzo, coperto dalla sua camicia di lino e dai suoi pantaloni di cotone: avrebbe davvero bisogno di un cappello per coprirsi da sole e per coprire i capelli sudati e scombinati dal viaggio, che gli è in realtà un po' pesato - quattordici ore di aereo con lo scalo ad East Atlanta non sono state semplici da affrontare - e quindi si passa la mano sul viso, si dà qualche schiaffetto sulle guance candide e rosee e le sue labbra un po' secche si allargano in un sorriso bianco e splendente: ce l'ha fatta anche questa volta, ci è arrivato. Si sistema meglio il borsone sulla spalla e si avvia a passo svelto verso la strada, prossimo step: trovare un taxi.

L'area fuori l'aeroporto pullula di gente, familiari che abbracciano i propri figli, coppie pronti a passare una vacanza più esotica (anche se forse sarebbe stato meglio farsi il viaggio in Havana di inverno, che d'estate piove quasi sempre), dei ragazzi che ridono e scherzano, con le valige e il viso di chi ha appena iniziato l'avventura. E poi c'è Daniel, con il suo metro e novanta spaccato, la camicia stropicciata e tanti sogni negli occhi, i venti anni che gli sorridono lontani e che lo aspettano a settembre, il viso pulito senza nemmeno il segno della barba, gli occhi ridenti e curiosi.

Arriva sul marciapiede e si sporge appena col corpo per vedere più in lungo la strada, per capire se stia arrivando una macchina gialla con sopra la scritta "taxi" che possa portarlo dritto all'appartamento da lui affittato per quell'estate; nel frattempo accanto a lui passa una ragazza vestita di rosso e con un ventaglio in mano, che si perde a guardare la bellezza straniera e suadente di Daniel, tanto da far comparire un rossore sulle guance chiare. Daniel la nota, quasi sorpreso del suo insistente sguardo, che ricambia con un semplice sorriso, di quelli di cortesia, ma che dà con tutta la sincerità. La ragazza ricomincia ad agitare il ventaglio nervosa e passa subito avanti: per lei è stata una figuraccia epica, per lui un semplice gesto molto carino. Il ragazzo si ritrova a ridacchiare di cuore, ma si riprende subito, che invece del taxi passa un colectivos e Daniel non perde altro tempo, mentre agita con vigore e forza la mano per farlo fermare. E l'auto d'epoca con le bandiere di Cuba si ferma proprio davanti a lui. Essa è di un verde sbiadito dal tempo, abbastanza grande ma vuota, e al posto del guidatore vi è un vecchietto dal viso arzillo e da un cappello di paglia così grande da quasi coprirgli il viso. Con un cenno della mano invita Daniel a salire e lui non se lo fa ripetere due volte, mentre va al posto del co-pilota, proprio al fianco di quel signore sulla settantina d'anni e dal viso toccato perennemente dal sole.

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