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5. Notti liquide e incubi ad occhi aperti. 

"Astro del Ciel, tavolo ten!" e Giuseppe la intona perfettamente questa strofa riadattata tutta per la piccola Astra, che questa volta ridacchia di gran lunga divertita a questo richiamo del suo datore, mentre accorre lesta e veloce al bancone a prendere il vassoio con dentro l'ordine. E al tavolo dieci ci sono proprio quelle disgraziate delle sue migliori amiche, che hanno deciso di andarle a fare una piccola "visita", e intanto che lei sgobba loro si divertono un po'.

Ma Astra questo peso ora non lo sente più: perché nel suo cuore sente che mancherà poco, che la serata sta volgendo al termine, e che finalmente potrà rivedere Daniel. Perché alla fine lui se n'è fatto una ragione, e ora non gli dispiace più il rum in compagnia di quella ragazza che sa parlare tanto e non sa dire assolutamente nulla; quella ragazza che pensa di sprecare solo parole vuote quando in realtà dentro ci ha messo i pezzi di un cuore che non vuole sentire. E mentre le notti insonni perse a pensare e a immaginare le disegnano sotto le palpebre un colore scuro accentuato dalla pelle bianca, mentre le gambe cedono sotto il suo peso, stanche, deboli, Astra non si perde a sentirle, non ci riesce più: l'unica cosa che sente è lo strimpellio della chitarra di Daniel, del cliente del tavolo cinque, del chitarrista, che le racconta pezzi di vita che riesce a rivivere. Gli altri pezzi di vita li lascia nascosti dentro di lui, sperando di riuscire a dimenticarli; ma quando guarda gli occhi puri di Astra si chiede come si possano dimenticare certe cose che ti segnano il cuore, quelle cose che te lo mangiano e te lo portano via.

Ma ora Daniel non è seduto al tavolo cinque, con i suoi cappelli e le sue camicie, e quindi Astra afferra il vassoio e si muove con lentezza e attenzione versoi il tavolo dieci, dove guarda le sue amiche e inizia a ridacchiare. Ripone i vari cocktails sul tavolino, le tre la ringraziano e provano a intavolare un discorso, ma Astra si scusa dicendo che non può fermarsi a parlare, allora loro le danno il conto - e anche una piccola mancia. La piccola cameriera ringrazia, grata di tutto ciò, e torna a sbrigare gli altri tavoli. Intanto Marco continua a preparare drink dietro il bancone insieme a Giuseppe, che s'è un attimo fermato a guardare la sua dipendente.

"Marco." chiama il suo collega, che si volta verso il datore con un cipiglio sul viso.
"Sì, Peppe?" nel frattempo mette alcuni pezzi di ghiaccio in un bicchiere, pronto a versare la vodka.

"Astra...non ti sembra diversa?" a quel punto Marco si ritrova ad inarcare il sopracciglio, stranito. Ma che gli prende a questo ora? si chiede, mentre apre la bottiglia con la vodka. Gli vorrebbe dire Peppe, Astra è diversa ogni singolo giorno, come faccio ad accorgermene? Mentre lancia un'occhiata alla sua collega, ad Astra che gli alleggerisce un po' il turno con quella risata tanto strana e le imprecazioni sotto voce, ad Astra che per lui è tanto simpatica e in cui ha trovato una piccola amica.

"No, Peppe. È come al solito, forse dorme poco?" azzarda, ma quando mai d'estate Astra dorme tanto? Si chiede ancora Marco, che finisce di preparare il drink ponendolo sul bancone.
"No, no; non dico questo. È completamente diversa. Glielo si legge negli occhi." Marco alza gli occhi al cielo.
"Ma se Astra non guarda mai negli occhi nessuno: pare strabica a volte."

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