04. What did you do to me?

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L'acqua calda bagnò le mie mani, si innalzarono scie di vapore non appena questa venne a contatto con la mia pelle. Lavare i piatti con mamma, dopo pranzo, era ormai diventata un'abitudine. Quand'era a casa o quando andava a lavoro solo di pomeriggio facevamo sempre insieme i piatti dopo mangiato. Era un modo per stare insieme, per parlare un po' di noi.

Stranamente, non mi aveva ancora chiesto nulla sulla mia uscita con Justin, ma sapevo che a breve sarebbe partita come un razzo con le domande. Molto probabilmente stava elaborando qualcosa di diabolico e maligno, aveva tralasciato l'argomento per troppo tempo.

-Allora, Freefree..- mi sorrise posando l'ultimo piatto nella credenza, mi guardò -dato che non voglio lasciarti da sola e non vedo Diane e Bruce da un po', che ne dici se ti accompagno io da loro?- porca trota in calore.

-Cosa?- guardai mamma spaventata sapendo già dove voleva andare a parare.

-Ti accompagno io con l'auto, così conosco anche la figlia di Diane e questo famoso Justin- sorrise radiosa posando lo strofinaccio sul lavello.

-Questo è peggio del diabolico e maligno che avevo pensato- sussurrai tra me e me.

-Uhm?- mamma mi guardò.

-Nulla- sorrisi -Allora, quando si parte?- chiesi, un finto entusiasmo nella mia voce.

-Adesso!-

Chiuse l'acqua con un gesto secco, mi prese violentemente per un braccio e mi trascinò in salotto. Nemmeno il tempo di indossare il cappotto che già eravamo in macchina, mi sembrava posseduta quando aveva questi attacchi. Premette il piede sull'acceleratore, io nel frattempo indossai la cintura e mi mantenni forte allo sportello. La velocità che aveva assunto l'auto sfiorava i 90 km/h, sarei arrivata viva? La gente per strada ci guardava male, avevano tutti facce spaventate, impaurite, stupefatte, sconcertate. Almeno loro guardavano solo in terza persona, io che stavo vivendo quella folle corsa in auto ero davvero, davvero terrorizzata.

In meno di cinque minuti arrivammo a casa Dale. Mamma parcheggiò l'auto proprio affianco all'entrata alberata e completamente imbiancata, scese dall'auto e aspettò che scendessi anch'io prima di avviarsi verso l'entrata di casa. Bussò al campanello più volte, sul suo viso compariva ancora quel sorriso, o meglio, quel ghigno che tanto mi spaventava.

-Jolanda! Oh, che piacere vederti- Diane, non appena aprì la porta, si tuffò praticamente addosso a mia madre.

-Diane, sono contentissima anch'io di vederti- sorrise sincera -Ti trovo in splendida forma- si allontanò, tenendo sempre le mani sulle spalle di Diane.

-Non c'è male, la salute va molto bene anche a quest'età- rispose -Oh, bocciolo, vieni qui- sentendo il soprannome, staccai mamma da Diane e mi tuffai io tra le sue braccia -Forza, entrate-

-Giusto un salutino, tra poco inizia il mio turno a lavoro-

-Tranquilla, cara- Bruce spuntò da dietro l'albero di Natale, camminò verso mia mamma -Sei sempre più bella- baciò la mano di mia mamma.

-E tu sei sempre troppo gentile- sorrise.

-Freedom ti ha detto che ieri è arrivata mia figlia?-

-Sì, sono passata anche per conoscerla. Mi sembrava scortese non passare- 'Tu sei venuta per conoscere Justin, bastarda' pensai, ma cercai con tutte le mie forze di non dare libero sfogo ai miei pensieri.

Mamma e Diane si avviarono in cucina parlando, come sempre, di cucina.
Ma quelle donne solo al mangiare pensavano? Sì, anch'io ero leggermente fissata, ma non ne parlavo sempre.. più o meno. Entrate in cucina, sentii subito l'unirsi di tre voci, di tre risate: mamma aveva appena conosciuto Pattie.

We Can Fly To Never Neverland [COMPLETA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora