09. Chiama lei 'principessa'.

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FREEDOM'S POV.
Le ore passavano dannatamente lente. La professoressa di chimica spiegava, e spiegava, e spiegava, e spiegava. Non so nemmeno quale argomento, so solo che spiegava qualcosa che aveva a che fare con i miscugli o qualcosa di simile. Parlava così lentamente che avevo i colpi di sonno, ogni tanto chiudevo gli occhi e appoggiavo la testa sulla mia mano volando in un mondo tutto mio. Un mondo dove c'era Justin ad aspettarmi sul divano, le sue braccia pronte ad ospitarmi, a coccolarmi. Poi però, quel cretino di Nicholas -nonché mio compagno di banco- mi svegliava dai miei viaggi mentali, ricevendo le mie più fatali occhiatacce.

Erano giusto tre ore che non vedevo Justin, ed erano state tre ore davvero, davvero infernali. Avevo voglia di mandargli un SMS, ma allo stesso tempo non volevo sembrare troppo appiccicosa. Cosa potevo farci se stavo letteralmente perdendo la testa?
Ogni sera immaginavo le sue braccia stringermi forte e il suo corpo incollato al mio.
Ogni sera immaginavo le sue labbra premere dolcemente e lentamente sulle mie, unendosi in un casto bacio. Lo desideravo, più di ogni altra cosa. Ma allo stesso tempo sapevo che era impossibile, perché una volta passato il Natale sarebbe tornato a Cambridge, si sarebbe dimenticato di me e avrebbe continuato la sua vita ripartendo da dove l'aveva lasciata prima del nostro incontro. Bello schifo la vita, sul serio.

Sospirai e poggiai la testa sul banco, frustrata sia dalla noiosissima lezione che dai sentimenti che provavo. In quel momento, un bigliettino si conficcò tra i miei capelli. Lo aprii e lo lessi capendo subito dalla scrittura che si trattava di Boyce.

-Cos'hai?- lessi, poi sospirai. Presi una penna e, senza farmi vedere dalla prof, cominciai a scrivere la risposta.

-Spiegami a cosa diavolo ci serve sapere i metodi per separare le varie sostante. Di certo da grande non vado a comprarmi un distillatore o come diamine si chiama- piegai il bigliettino, diedi uno sguardo alla prof per non essere colta in flagrante ed infine lo passai indietro. Pochi secondi dopo, me ne arrivò un altro.

-AHAH la pantera Free sta uscendo?-

-La belva Free, caso mai.- scrissi ancora, passai il biglietto.

-È per Justin che stai così?- i miei occhi rimasero fermi sul biglietto, poggiai nuovamente la penna sulla carta.

-Lui è perfetto. È solo il pensiero che tra qualche giorno tutto questo non ci sarà più che mi rattrista-

Sospirai e passai nuovamente il biglietto, tornai a posare la testa sul banco. Mancava esattamente una settimana e un giorno alla vigilia di Natale, dopodiché avrebbe passato con noi il Capodanno e poi? Sarebbe andato via. Già non riuscivo a stare tre ore senza di lui dopo aver passato meno di una settimana insieme, come avrei fatto a non vederlo e non sentirlo per mesi interi? Il solo pensiero mi stava distruggendo, ma letteralmente.

Passai una mano sul viso, sbuffai e mi calai per prendere la bottiglia d'acqua, non riuscivo a stare ferma un secondo. Soprattutto quando ero nervosa, muovermi riusciva a farmi sbollire il nervosismo e la rabbia. Guardai l'orario sul cellulare ed esultai mentalmente quando vidi che la campanella sarebbe suonata da lì a poco.

Driiiiiin.

Sia ringraziato il cielo, pensai prendendo dalla tasca della mia borsa la mia tavoletta di cioccolata. Segnai i compiti che la prof aveva assegnano sul diario e cominciai a mangiare già sentendo i muscoli rilassarsi. Posai nuovamente la barretta in cartella e mi girai verso Boyce e Logan che erano seduti proprio dietro di me. Nicholas, invece, era al mio fianco e stava finendo di scrivere gli appunti su quello che aveva spiegato la prof. Quel ragazzo sembrava tutto tranne che un secchione quando in realtà era l'unico in classe ad avere il nove in chimica. E diceva di non essere bravo, proprio come tutti i secchioni.

We Can Fly To Never Neverland [COMPLETA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora