Capitolo 1.

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Sin dalla giovane età veniamo educati a non abbassare mai la guardia, a non fidarci mai di chi non conosciamo fino in fondo e, cosa più importante, a non prestare mai attenzione agli sconosciuti. Quante volte siamo stati obbligati ad ascoltare quell'ormai banale "Stai attento", indipendentemente da ciò che stavamo per fare? Dovevamo stare attenti a scuola, dovevamo stare attenti quando uscivamo con i compagni di classe, dovevamo stare attenti quando prendevamo la metro. Sono cose, queste, che da bambini recepiamo come scontate, forse addirittura inutili raccomandazioni, ma come potrebbe essere il contrario?

Un bambino di soli cinque anni non può davvero comprendere ciò che succederebbe se solo uno sconosciuto lo fermasse per strada e lui, ingenuo, se ne fidasse come se quello fosse suo padre. Un bambino non avrà mai la piena concezione di pericolo che tanto caratterizza gli adulti, dunque non presterà mai davvero attenzione a tutti quei pericoli che gli si presentano davanti senza che lui se ne renda conto. Al contrario, li ignora e passa oltre nell'incoscienza che la sua vita sarà sempre rose e fiori come accade durante la sua infanzia.

È solo dopo, quando ormai è troppo tardi, che ci si rende conto dei pericoli che circondano costantemente ognuno di noi. È quando ti senti al massimo della tua sicurezza che, come un uragano, il pericolo ti travolge cambiando la tua stessa esistenza, cambiando te e tante di quelle cose che ti stanno affianco. Ma a quel punto sarà già tardi, sarà inutile riflettere sulle precauzioni che ti sono state insegnate nel corso della vita. Non ci sarà più nulla da fare, dovrai solo lasciare che quel pericolo che adesso tanto temi ti travolga e ti sgretoli. Perché non hai mai voluto accettare i consigli di tua madre, né le raccomandazioni di tuo padre, e questo è il prezzo da pagare.

È come una lezione di vita che sei costretto ad imparare quando meno lo desideri, e magari nel modo peggiore che tu possa solo lontanamente immaginare. E per me, questa lezione avrà luogo nel momento meno opportuno, come un uragano pronto a trascinare via con sé ogni briciolo di umanità rimasto.



Sono cresciuta in uno di quei minuscoli paesi dell'America che nemmeno un quarto della popolazione mondiale conosce, là dove tutti conoscono tutti ed è praticamente impossibile mantenere segrete le proprie intenzioni. Là dove non importa quanti anni hai, sarai comunque costretto dalle circostanze a dover stringere dei rapporti con persone di qualsiasi raggio di età. Semplicemente perché non hai molta altra scelta.

E io detestavo tutte queste cose, le detestavo davvero. Nonostante lì la vita fosse al massimo della tranquillità ed io non avessi mai bisogno di stare attenta ad ogni minimo particolare, ero stanca di tutta la monotonia che aveva contrassegnato la mia vita dal mio primo giorno sulla terra. Era stato piacevole fino ad un certo punto, fino a quando a soli quattordici anni cominciai a sviluppare i miei interessi e le mie passioni. E niente di tutto ciò rientrava nel canone della vita da paese. Mentre mia madre era una veterinaria, l'unica della zona, e mio padre un semplicissimo falegname, io desideravo sfondare.

Successe una sera, quando, chiusa fra le mura della mia camera, misi in replay la musica del mio iPod e, al buio, un mondo tutto nuovo si aprii ai miei occhi. Quella sera capii che la vita da campagna non faceva per me, io volevo tutt'altro: volevo che il mio nome venisse ricordato, volevo fare una pur se piccola differenza, cambiare le cose, aiutare le persone. In che modo, lo avrei deciso presto.

E fu così che, cinque anni più tardi, presi la decisione più importante della mia vita e, con la prematura nostalgia dei miei genitori al seguito, mi trasferii nella grande Boston. Era tutto così diverso, lì, tutto completamente differente da quello a cui ero stata abituata sin da piccola. Mettendo piede per la prima volta nell'imponente ed affascinante Boston, mi sentii come un granello di sabbia in mezzo al deserto. Ero senza alcun dubbio un pesce fuor d'acqua ma Dio solo sapeva quanto fossi felice di esserlo, perché presto avrei cambiato le cose ed il cambiamento sarebbe iniziato proprio da lì. La piccola Bethany Thompson che si fa strada verso i suoi sogni.

Snuff | Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora