Capitolo 20.

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La sveglia suonò tardi quella mattina: d’altronde era sabato e non avevo lezione. Quel sonno durato moltissime ore mi aveva resa rilassata come non lo ero da tempo, facendomi godere appieno quel dolce risveglio. Sembrava tutto così perfetto che stentavo a crederci e, non a caso, mi bastarono pochi secondi per ricordare che in realtà non ci fosse nulla di perfetto.

“Vattene” mi aveva urlato contro Michael pochi giorni prima e, che lo volessi o meno, le sue parole mi rimbombavano ancora in testa, come una maledizione. Per questo desiderai potermi sotterrare almeno solo per le successive ore, con la consapevolezza che quella sarebbe stata una giornata non poco difficile.

Non a caso, fu ormai troppo tardi quando realizzai che in quell’esatto istante si stesse tenendo l’udienza che avrebbe potuto cambiare drasticamente il destino di Michael. L’istinto mi ordinò di alzarmi immediatamente dal letto, sciacquarmi il più velocemente possibile ed uscire di casa con i primi indumenti trovati nell’armadio ma, una volta in piedi, fui bloccata dal rancore che mi attanagliava il petto.

Ero sveglia da soli pochi minuti, nonostante ciò non potevo fare a meno di continuare a domandarmi circa il comportamento di Michael. Avevo fatto tutto ciò che mi aveva chiesto, avevo imparato a vederlo come la vera persone che era e non più con gli occhi coperti dai pregiudizi, avevo persino trovato Luke per lui e, che fosse stato il caso o meno, lo avevo aiutato a dargli una nuova speranza. Cosa diamine era andato storto in tutto quel processo? Gli ero forse stata utile per quell’intero mese e, ora che aveva raggiunto il suo scopo, non voleva più avere nulla a che fare con me?

Ma di che diavolo stavo parlando? Era proprio questo il punto, Michael non era cattivo. Preferii dunque non trovare una risposta ai miei dubbi piuttosto che finire per scoprire qualcosa di spiacevole.

Tuttavia, mettendo da parte la confusione e il risentimento, una singolare forza dentro di me mi costrinse ad andare all’udienza perché, che gli piacesse o no, io sarei stata lì a sostenerlo. Data quindi la tarda ora, mi vestii con la massima velocità e raggiunsi l’auto in men che non si dica. Arrivai al tribunale alle undici e cinquanta del mattino, nella speranza di poter assistere perlomeno agli ultimi minuti dell’udienza, quelli che in realtà contavano davvero. Eppure, una volta entrata nel grosso edificio, scrutai da lontano una piccola folla di persone fuoriuscire da un portoncino in legno. Il che mi fece subito realizzare di non essere arrivata in tempo, specialmente dopo aver scorto Brown fra tutta quella gente.

Guardai meglio alla ricerca degli occhi verdi del ragazzo, ma quando questi non apparvero decisi di recarmi dal mio professore. Era strano parlargli in un ambito simile, tuttavia mi lasciai alle spalle il timore e mi avvicinai a lui con un sorriso incoraggiante.

-Buongiorno, professor Brown.-   Lo salutai quindi, venendo ricambiata soltanto con un’occhiata perplessa.   -Non sono riuscita a fare in tempo, com’è andata l’udienza?-

-Salve, signorina Thompson.-   Ricambiò l’uomo, osservandomi poi in silenzio con uno sguardo indecifrabile in viso.   -Ascolti, non credo che lei debba stare qui, è inutile.-

-Cosa…?-    Cercai spiegazioni da parte sua, ma non ebbi neanche il tempo di maledire lui e tutto ciò che mi stava intorno che subito venni interrotta.

-Sarò chiaro e conciso: Michael non la vuole qui e mi ha esplicitamente chiesto di non darle notizie.-

“Oh, davvero?”. Era questo che mi meritavo dopo tutto quello che avevo fatto per lui? Beh, forse non mi ero sbagliata poi così tanto quel primo giorno in cui avevo conosciuto Michael: non era altro che uno stronzo che rifiutava l’aiuto di chiunque. Ma poteva essere sul serio questa la verità?

-Può almeno dirmi se l’udienza è andata bene?-   Insistetti comunque, decisa a non mollare la presa.

L’essere una semplice studentessa agli occhi di Brown, però, di certo non mi aiutò a farmi valere. Non a caso, l’uomo mi liquidò con un semplice “Ci vediamo a lezione” e mi voltò le spalle.

Snuff | Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora