Capitolo 12.

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Aprii gli occhi, l'indomani mattina, in una stanza che non era la mia. Mi domandai mentalmente dove mi trovassi quando, ancora frastornata dal sonno, i primi ricordi della notte precedente vennero a galla. Mi strofinai pian piano le palpebre e ricordai pian piano di una giovane castana, Meredith, che si offrì di ospitare me e Calum per la nottata.

-Ho un divano-letto a casa, non posso permettervi di dormire in auto.- Aveva insistito la ragazza, desiderosa di portarsi dietro la sua conquista.

Dall'altra metà del materasso completamente vuota e dalle lenzuola raggomitolate per intero attorno al mio corpo, ricordai poi di come il suo desiderio fosse andato a buon fine. Le immagini di Calum che seguiva mano nella mano la ragazza verso la sua camera da letto mi tornarono infatti a mente, facendomi provare una piccola sensazione di gelosia dovuta, appunto, al mio divano mezzo vuoto. Eppure mi ero ripetuta così tante volte, quella notte, che finire a letto con uno sconosciuto del quale non conoscevo neanche il nome non sarebbe stato un bene per me.

I miei pensieri vennero fortunatamente interrotti dallo scricchiolio di una porta in fondo alla stanza che si aprì lentamente, così da mostrarmi un Calum mezzo nudo farsi strada verso il salotto. Passo dopo passo, il moro si sforzò di non fare il minimo rumore fra le mura di quella stanza che, pur se ampia, si trovava immersa nel silenzio più profondo.

-Sono sveglia.- Lo tranquillizzai perciò, permettendogli di camminare più velocemente.

-Buongiorno.- Farfugliò dunque lui seguito da uno lungo sbadiglio.

-Buongiorno anche a te.- Ricambiai, mettendomi poi seduta e facendo peso sulle braccia. -Allora, passato una bella nottata?-

Calum mi osservò imbarazzata per un po' constatando forse che fino a quel momento non avevamo mai osato toccare un argomento tale, eppure pochi secondi dopo mi indirizzò un'occhiata maliziosa e si decise a raccontare.

-Sì, Beth. Se vuoi i dettagli...- Ammise scherzando.

-Ti prego, risparmiameli.- Lo frenai però io, di certo affatto curiosa delle sue prestazioni sessuali.

Io e Calum partimmo da New York la mattina stessa quando, un po' a malincuore per il divertimento che ci lasciavamo alle spalle, salimmo nella sua auto desiderosi di un teletrasporto. Soprattutto io, che avrei dovuto guidare per ben quattro ore a causa di quel favore che dovevo a Cal. Così, dopo un piccolo bacio a stampo lasciato a Meredith con la probabile consapevolezza che non si sarebbero rivisti facilmente, partimmo alla volta di Boston.



Quella della Grande Mela fu di certo un'esperienza tanto desiderata quanto unica, per questo fu talmente arduo tornare alla realtà. Una realtà fatta di studio, stress e caos emotivo.

A lungo avevo infatti riflettuto riguardo Michael, specie durante il viaggio in macchina. Avrei voluto confessare a Calum, ancora una volta, di quanto cambiato e sincero mi sembrasse adesso quel ragazzo, e avrei pure voluto avere la capacità di convincerlo delle mie parole. Eppure sapevo già quali sarebbero state le sue risposte, dettate dalla razionalità e dalla prevenzione. Per questo avevo deciso di rimanere in silenzio, accontentandomi di cantare qualche canzone qua e là fin quando Calum non aveva chiuso gli occhi per addormentarsi.

Ed ora eccomi qua, di nuovo tutta sola fra le mura del mio appartamento. Le prime lunghe ore trascorsero tranquillamente grazie al pisolino che mi concessi fra le calde coperte del mio letto, poi grazie alla telefonata con mia madre alla quale raccontai tutti -o quasi- i dettagli del mio Capodanno. Quando però staccai il telefono e realizzai che fosse meglio lasciar stare Calum dopo la stanchezza di quei giorni, mi ritrovai seduta al tavolo della cucina con una tazza di cioccolata calda fra le mani ed una sensazione di amarezza nel petto. Non era quello il modo in cui avrei voluto cominciare il nuovo anno, completamente sola senza nulla da fare e con il costante pensiero dei libri da studiare.

Snuff | Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora