Capitolo 7.

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L'albero di Natale spiccava bello e pronto nell'esatto centro del mio piccolo salotto, le finestre erano di già cosparse di neve -almeno parzialmente- e, come a voler abbellire il tutto, io e Calum eravamo accomodati sul divano a contenderci la coperta per via del freddo. Era da più di un'ora ormai che l'intero appartamento veniva riempito dalle nostra urla scherzose e a volte persino minacciose, fino a che non costrinsi il moro ad andar via.

-Cos'hai di meglio da fare?- Mi chiese naturalmente lui che, fingendosi offeso, si piantò ancor meglio sul divano come un bambino.

-Un lavoro, ad esempio.- Gli servii dunque la risposta su un piatto d'argento, guardandolo intanto con fare ovvio.

Così, fra una lunga serie di scherzi e battute lanciate con lo scopo di prendersi gioco di me, Calum non riuscì ancora una volta a contenere la sua curiosità. -Quindi hai deciso di seguire il mio consiglio?- Mi domandò infatti con occhi spalancati, sentendosi già fiero di me.

-Beh, ero in un certo senso obbligata.- Lo sottovalutai io, per poi -Fra l'altro, l'ultimo appuntamento è andato meglio del previsto.- aggiungere.

Ed era vero: lo scorso pomeriggio Michael si era dimostrato essere una persona completamente diversa da quella che era stata -o che aveva finto di essere- negli appuntamenti precedenti. Una persona sincera, umile e decisamente meno scontrosa. Sebbene in lui fossero rimaste vive l'insicurezza e la sfiducia nei miei confronti, infatti, ciò non gli aveva impedito di agire come un uomo migliore, una persona dotata di pregi e di difetti. Ed io, con lo sguardo di Calum piantato su di me con fare curioso, non riuscii a tenermi dentro questi pensieri che nelle ultime notti avevano fatto capolino nella mia mente, quasi di nascosto. Pensieri dei quali, a dirla tutta, mi spaventavo per una ragione a me parzialmente chiara ma della quale, per il momento, non volevo curarmi.

-Voglio dire...- Balbettai quindi rivolta al moro, ancora incerta dei miei stessi pensieri. -Credo che il vero Michael sia quello che ho visto l'ultima volta, mentre il resto era tutto falso.- Ammisi infine, mentre una grande paura si dilagava all'interno del mio petto.

Paura di Calum che, come potevo ben immaginare, avrebbe potuto dirmene di tutti i colori. Non a caso, il suo prevedibile giudizio non tardò ad arrivare alle mie orecchie di già parecchio allarmate. -Oh, adesso lo chiami pure per nome?- Chiese infatti retoricamente, senza però concedermi il tempo di rispondere. -Beh, il Michael dell'ultima volta avrebbe potuto benissimo prenderti in giro.- Mi suggerì poi, sottolineando il nome del ragazzo in modo chiaramente dispregiativo.

E d'accordo, Calum era buono e tutto il resto e il suo parere avrebbe potuto sicuramente essere esatto, ma in quel momento tali parole erano l'ultima cosa della quale avevo bisogno. Avevo impiegato e continuavo ad impiegare il massimo delle mie forze per cercare di affrontare questo incarico al meglio, di certo non volevo mandare tutto in fumo per delle stupide paranoie. Non dopo che io stessa ero stata finalmente in grado superarle. Fra l'altro, era stato lo stesso Calum a consigliarmelo pochi giorni prima.

Perciò, più determinata della volta precedente, -Lo so, Cal.- acconsentii. -Ma avevi ragione tu, non posso vivere col senno di poi. Quello che dovrà succedere succederà.-

-Certo.- Mi appoggiò Calum. -Tu però non abbassare la guardia. Come hai detto, quel ragazzo è un assassino ed io sono del parere che, con persone come lui, nulla si possa mai prevedere.-

-Di che stai parlando?- Mi opposi però a quel punto, tagliandogli istantaneamente la parola. -Persino tu potresti essere pericoloso senza che io lo sappia.-

Calum non sembrò naturalmente accettare il mio ultimo commento, per questo non aspettò un secondo prima di poter intervenire. -Andiamo, ci conosciamo da soli due mesi ma sai benissimo che non sono pericoloso.- Precisò infatti all'istante, mantenendosi serio al contrario di quanto mi sarei aspettata.

Snuff | Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora