Fino a qualche settimana fa credevo che ci sarebbero voluti mesi, se non anni, prima che tutto tornasse alla normalità. Prima che io facessi ritorno a quella che un tempo era la mia quotidianità e che Michael si abituasse ad una vita per lui del tutto nuova.
Ma poi, un giorno, mi sono alzata dal letto ed ho capito che tutto era già cambiato.
Ho aperto gli occhi, quella mattina, dopo una lunga notte quasi insonne trascorsa fra le braccia di Michael. Avevamo fatto l’amore ancora e ancora, per la prima volta da quando ci eravamo ritrovati ad ammettere i nostri sentimenti in maniera del tutto naturale. Non voglio dire “da quando ci eravamo messi insieme” perché, in realtà, a nessuno dei due piaceva etichettare quello che pian piano stavamo costruendo. Sarebbe stato come sminuirlo.
Ed io, finalmente sveglia fra le braccia del ragazzo che -sì- amavo follemente, avevo capito che mai nulla avrebbe potuto descrivere o anche solo concettualizzare il nostro rapporto. Eravamo Bethany e Michael, ci bastava sapere questo. Mi era bastato girarmi dal lato di Michael e trovarlo già pienamente sveglio, con quegli occhi verdi piantati su di me, per apprendere la purezza di tutto ciò. E mi sentii come se nulla al mondo avrebbe potuto demoralizzarmi in un momento come quello.
Michael aveva attirato il mio corpo nudo vicino al suo, entrambi coperti per metà soltanto dalle lenzuola del suo letto, mi aveva stretta forte a sé e mi aveva baciata insistentemente, fino a non perdere il fiato. Dio, avrei passato anche l’intera giornata lì con lui.
Quando però ci eravamo distaccati l’un l’altra ed avevo realizzato che -purtroppo- io avessi la mia vita da studentessa da portare avanti, Mike mi aveva rassicurata con lo sguardo e mi aveva silenziosamente detto che andava bene così, con due occhi rasserenati ed un sorriso ben visibile in volto.
E fu proprio quello l’esatto istante in cui compresi che non avremmo più dovuto lottare per rincorrere quello stereotipo di vita normale che quasi bramavamo, perché ce l’avevamo già. Lo avevamo raggiunto senza neanche rendercene conto, passo dopo passo, con qualche sforzo in più del dovuto. Ma alla fine eravamo arrivati al traguardo, e lo realizzai proprio grazie alla familiarità di quella situazione. Lo realizzai da quell’accenno spontaneo di Michael, dalla sua espressione calma e pacata, dai nostri corpi distesi su quel letto che, nonostante ci avessi appena dormito per la prima volta, sapeva di casa.
Io e Michael avevamo trovato quella pace tanto ambita l’uno nell’altra.
Alla fine, contro ogni previsione, ci era voluta solo qualche settimana.
-Dovremmo muoverci.- Lo esortai tutto d’un tratto, accorgendomi solo in quel momento del tardo orario. -Il professor Gallagher mi farà un mazzo così se non arriverò in tempo a lezione.-
-Già.- Acconsentì lui in un prolungato sbadiglio, portandosi infatti la mano davanti la bocca. -Io ho il turno alla sala giochi fra mezz’ora.-
-Chi è che va in sala giochi di mattina?- Gli domandai probabilmente per la milionesima volta, facendo seguire le mie lamentele da uno sbuffo enorme.
-I ragazzini che saltano la scuola.- Rise di gusto lui.
Mi sollevai dal materasso quanto bastava, facendo peso sul mio gomito, e mi avvicinai per la seconda volta a lui per lasciargli un ultimo, delicato bacio, prima sulle labbra, poi sulla guancia. Dopodiché gli spettinai con fare divertito quelle ciocche blu che si ritrovava in testa e lo salutai definitivamente, alzandomi dal letto senza un briciolo di imbarazzo -nonostante il ghigno di apprezzamento da parte di Michael- e cominciando a rivestirmi.
Raccimolai da terra i vestiti che indossavo la notte precedente e li indossai nella maggior fretta possibile, ma, quando fui finalmente pronta per andare, non riuscii a trattenermi dallo scoccare l’ennesimo bacio a Michael, che ricambiò prontamente nonostante la sorpresa.

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Snuff | Michael Clifford
Fiksi PenggemarSnuff out: to extinguish, to suppress, to kill. Questo è Michael, una persona persa fra l'incubo e la realtà. Che sopprime e caccia via i sensi di colpa attraverso l'odio e il rancore. Che uccide. Nel mome...