Capitolo 24.

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Stranamente, quella notte riuscii a dormirci sopra. Non passai ore ed ore a pensare alla lite avvenuta fra Michael e Luke, non ebbi incubi al riguardo né cercai di trovare una soluzione che li facesse riappacificare. Feci sogni tranquilli, ecco tutto.

Non so come o perché, di preciso, tutto cambiò. L’indomani mattina mi svegliai con una sensazione di pesantezza sul petto, come quando ti riprendi da un brutto incubo con il cuore ancora stretto in una morsa. Non sapevo bene spiegarlo, sentivo solo che c’era una piccola parte di me che mi suggeriva di dover fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di far riavvicinare i due o, meglio, di capire con esattezza cosa stesse accadendo fra loro. E quella stessa minuscola parte mi diceva di essere in qualche modo coinvolta.

Forse proprio per questo non feci altro che pensare a tutto il casino che si era creato in meno di un giorno, ponendomi domande su domande alle quali però non trovavo alcuna risposta. Nonostante mi trovassi all’università, la mia testa era piena di cose che non avevano nulla a che vedere con il diritto, con la legge o quant’altro e, per quanto mi sforzassi, non una singola cellula del mio corpo mi aiutava a prestare attenzione alle lezioni.

Pensavo di non aver mai visto Michael così, con quel tono rabbioso con il quale aveva urlato contro il suo migliore amico, nemmeno quando lo andavo a trovare in prigione e lui si dimostrava essere la persona più egoista e scontrosa del mondo. Pensavo a tutto questo e mi chiedevo perché avesse cominciato a comportarsi in questo modo. “Non di certo per una stupida lite riguardo l’appartamento” mi suggerì il mio istinto, al quale dovetti palesemente dare ragione.

Per questo motivo, quando quel lunedì sera tornai a casa dall’università più stanca che mai a causa dei complotti che avvenivano nella mia mente, la prima cosa che feci fu chiudere a chiave la porta e correre in salotto alla ricerca di Luke. Mi ci vollero solo un paio di secondi per trovarlo lì, in cucina, intento a smanettare con chissà cosa. Lo osservai a debita distanza mentre apriva il frigo, ne estraeva qualcosa e, sempre dandomi le spalle, lo poggiava sul bancone in marmo per poi accendere i fornelli. Ma le mie esigenze erano ben altre, in quel momento, ed ero ormai fin troppo impaziente per poter rimandare anche solo di un minuto.

Così mi schiarii la gola e   -Hey, che combini?- gli domandai da dietro, facendolo sussultare di botto.

-Diamine!-    Urlò infatti il biondo, facendomi ridere e dimenticare per qualche secondo ciò che ero venuta a dirgli.   -Mi hai spaventato!-

-Mi dispiace.-   Mi scusai ancora divertita, prima di poter arrivare al sodo.

-Sto preparando la cena, comunque. Ti avevo promesso che mi sarei reso utile.-   Mi informò subito dopo Luke, mettendo da parte il terrore che si era presentato nei suoi occhi a detta mia a dir poco esagerato.

Mi sedetti quindi su una delle sedie disposte attorno al tavolo e richiamai di nuovo l’attenzione del mio nuovo coinquilino che, quando mi vide di nuovo seria e con le mani incrociate sotto il mento, capì di dover interrompere qualsiasi cosa stesse facendo.

-Va tutto bene?-   Mi chiese, per poi raggiungermi e sedersi al mio fianco.   -Hai cambiato idea sull’avermi in casa?-

-No, Luke.-   Lo interruppi subito, non avendo la minima intenzione di perdere altro tempo.   -Non voglio mandarti via, ma potrai stare qui ad una condizione.-

Lo sguardo del biondo si fece immediatamente sospettoso e spaesato, non avendo chiaramente la minima idea di quali sarebbero stati i nostri patti. Credeva probabilmente che lo avrei obbligato a fare tutti i giorni la lavatrice, a lavare l’intero appartamento ogni settimana o a rifare il mio letto la mattina. Se solo sarebbe stato così facile…

-Devi assolutamente dirmi che succede fra te e Michael.-    Gli ordinai una volta per tutte, trattenendo il fiato per paura di come avrebbe potuto ribadire lui.

Snuff | Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora