希望

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Spinraza

Finalmente il mio pacchetto di sigarette è finito

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Finalmente il mio pacchetto di sigarette è finito.

Dico finalmente perché mi ricordano la morte della mia famiglia; mio padre fumava tanto.

Gli chiedevo sempre se fosse piacevole e lui certe volte affermava con aria di disgusto.

Era un uomo molto serio e sempre professionale sia con me che con mia madre. L'amore c'era naturalmente, ma non lo dimostrava come...qualunque padre normale.

Non donava baci, ne coccole...solo saggi insegnamenti che a me bastavano.

All'epoca pensavo fossero cazzate, lo disprezzavo in parte; pensavo di fargli schifo. Lo diceva sempre, in ogni cosa che facevo. Era il suo modo di motivare le persone a migliorare.

Voleva diventassi un dottore o comunque un organo di questo ambito sul genere umano; voleva rinnovassi le scoperte dell'umanità.

Ed eccomi qua, uno psicologo fallito; lo psicologo più malato di tutti.

Lui odiava l'amore tra sessi uguali, infatti mi diceva sempre che se lo avessi deluso da questo punto di vista mi avrebbe cacciato fuori di casa.

Io ero troppo piccolo per capire ciò che diceva. Pensavo che lui intendesse dire che non dovevo dimostrare affetto.

Mi ci abituai; non facevo mai trasparire emozioni ne dal mio tono di voce, ne dall'espressione del mio volto.

Poi quando i miei genitori decapitarono le mie emozioni si fecero sentire in pianto silenzioso ma liberatorio che mi fece sfogare tutta quella tristezza che provavo.

Ero triste. Nel periodo in cui morirono erano in crisi a causa di mio padre che fece troppi affari sporchi iniziando ad assumere sostanze a dir poco nocive e pericolose, arrivando così a sfogarsi sulla famiglia.

Sentivo sempre delle urla provenire dalla cucina e quando papà finiva di sfogarsi picchiando mia madre ci andavo.

Piangeva sempre ed era sempre viola sul viso. So bene che si sarebbe sacrificata pur di non farmi torcere un capello ma mio padre non lo faceva per cattiveria.

Capì cosa provava solo quella sera in cui mi ubriacai, una sera non troppo lontana a dire il vero.

Mio padre si, era serio e professionale; saggio e giusto. Un uomo perfetto fino a quel periodo.

Mia madre iniziò quindi a prostituirsi per raccogliere un pò di soldi.

Tutto inutile, quei soldi finivano sempre nelle mani di mio padre per potersi svagare.

Vivevamo nella villa che costruì il nonno; la stessa in cui vivo ora.

Poi arrivò Petra, amica di famiglia da quello che mi diceva mia madre.

So bene che era una cazzata, era solo una senzatetto che viveva sotto i ponti.

Mio padre la prese per pietà in un momento sobrio e la portò a casa.

Inizialmente mi rivelò di voler fare esperimenti psicologici su di lei; me lo disse in un momento di sbornia.

All'epoca era quasi simpatica ma non ebbi mai avuto approcci con lei. Sono sempre rimasto distaccato.

Ora non la sopporto; è rimasta in debito con mio padre e non ha mai detto un 'grazie'.

Per questo la disprezzo. La tengo con me solo per non lasciarla morire per strada.

Sono freddo, cinico, sadico, distaccato e quello che volete ma sadico fino ad un certo punto.

'Pensa al prossimo e pensa sempre due volte prima di fare qualunque cosa; se la cosa ti si ritorce contro è un casino' diceva mio padre.

Era un pò un coglione ma lo sempre stimato per la forza che aveva.

I miei pensieri vengono interrotti dal suono del campanello che rimbomba in tutta la villa.

« Vado io Petra! » Grido andando verso la porta

Apro e si presenta un postino davanti a me.

« Ho una consegna per il signor Ackerman » Dice abbassando leggermente i suoi occhiali

« Sono io, di cosa si tratta? »

« Un bouquet, tenga e arrivederci »

« Grazie »

Mentre appoggio il bouquet sul tavolo di vetro in cucina cade un foglietto.


Mi andava.

Da Eren.

DRUGS; | ereriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora