non conosco il mio uomo

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Era la terza volta che mi svegliavo con Adrian stretto a me nel letto, anche se, ovviamente, quella mattina era tutta un'altra storia. Da buona donna quale ero in testa mia iniziavano a frullarmi domande del tipo 'ma stiamo insieme?' no perché lui in realtà aveva detto di volerci provare ma di non darci alcuna etichetta e quindi, anche se non stavamo assieme 'io ero la sua ragazza', perché aveva anche detto che io sarei stata l'unica come lui per me, cosa che forse non aveva ben capito, ma era già così. Decisi di non interrogarmi troppo, infondo, ogni volta che mi ero messa a riflettere sulla nostra situazione ne era uscito soltanto un litigio, così fermai i pensieri, e mi voltai nel letto di poco, per poter osservare meglio il ragazzo che dormiva accanto a me. Non mi sarei mai stancata di dirlo e di pensarlo, Adrian era bellissimo, e probabilmente quella sua aria da bello e dannato gli calzava a pennello, ma mentre dormiva sembrava così tranquillo come se non avesse mai provato ne fatto del male, come se tutto quello di cui lui aveva paura non esistesse davvero. I miei pensieri furono presto interrotti da una voce roca e sexy

- Non è buona educazione El fissare le persone.

- Io.. ehm no cioè.. – arrossii, e in tutta risposta mi accoccolai ancora di più tra le sue braccia che mi tenevano così stretta.

- Che ne dici di andare a fare colazione fuori?

- Mh si, potremmo andare dove lavora Ax..

- Non dirlo nemmeno. Lo dovrei pestare solo per essere uscito con te, ma non lo farò per il semplice fatto che in realtà era solo colpa mia averti lasciata andare.

Sorrisi. Mi piaceva il fatto che lui fosse geloso.. no ma che dico, io amavo il fatto che fosse così geloso. Mi alzai per andare a fare una doccia e vestirmi e lui svogliatamente, dopo aver chiesto diverse volte di fare un bagno assieme e non aver ricevuto risposta, si alzò per andare nel suo bagno e prepararsi. Indossai un semplice jeans skinny e una maglietta nera, degli stivaletti neri e un cardigan dello stesso colore. Misi un flo di eyeliner e una tinta labbra color nude, aspettai Adrian che arriverò nel suo perfetto dress code total black e uscimmo, su mia richiesta, a piedi. Amavo camminare, e infondo non conoscevo mica benissimo la città, così pensai che passeggiare per un posto nuovo per me con accanto il ragazzo che mi piaceva fosse un buon modo per iniziare la mattinata. Inaspettatamente Adrian mi prese la mano mentre camminavamo e anche se non dissi niente, dentro di me impazzii per quel gesto così piccolo ma così significativo.

- Dove stiamo andando?

- Mh, Starbucks?

- Mi piace.

Arrivammo e ordinammo due cappuccini e due ciambelle al cioccolato. Stavo parlando a macchinetta, la mia felicità era palpabile, ma mi bloccai quando notai Adrian fissare un punto indefinito con sguardo incazzato, che mi fece automaticamente girare la testa nella stessa direzione. Stava guardando un uomo, alto poco meno di lui che poteva si e no avere cinquant'anni, ben vestito con una valigetta poggiata nel posto accanto a lui e un caffè sul tavolo mentre sicuramente stava lavorando con qualcosa al computer. La domanda mi venne spontanea

- Perché lo stai fissando in quel modo?

- Niente.

Odiavo il fatto che non parlasse con me, ma non era il momento ne il luogo per una discussione accesa così, abbassai lo sguardo e continuai a bere il mio cappuccino in silenzio.

- Andiamo via El- lo guardai dato che si alzò di scatto come se dovesse andare via immediatamente – ORA.

- Ehm okay..

Non feci in tempo a prendere borsa e cappotto che avevo appoggiato sul divanetto che una voce dietro di me tuonò.

- Adrian! – era quell'uomo. Non capivo cosa facesse lì e come conoscesse il ragazzo che era con me, non capivo perché si guardassero uno con delusione e speranza, e l'altro con rabbia, tanta rabbia. Ma tutto mi fu più chiaro quando Adrian parlò.

- Papà. – sputò con arroganza quella parola. Capii che la situazione era realmente tesa tra i due e anche se non ne conoscevo il motivo, sapevo che Adrian non fosse il ragazzo più tranquillo di questo mondo così senza pensarci mi avvicinai a lui e gli presi la mano, non so perché lo feci in realtà mi venne quasi spontaneo, volevo che sapesse che nonostante tutto, anche se non sapevo nulla io ero lì per lui, e non avrebbe più affrontato nulla da solo. Al mio tocco sentii il suo corpo rilassarsi un po', e ne fui felice.

- Complimenti, davvero una bella ragazza..- si avvicinò a me, e nonostante tutto capii che quell'uomo non era cattivo, guardava Adrian con gli occhi dell'amore e questo mi rincuorò, era lo sguardo che io avevo sempre cercato nei miei genitori, ma che non avevo mai avuto da parte loro. – Io sono Peter Miles, il padre di Adrian. – allungò una mano verso di me, che con timidezza strinsi mentre mi presentai.

- Piacere Signor Miles, Ellie, sono ..- mi bloccai, cosa ero? Un'amica speciale o ..

- La mia ragazza papà, lei è la mia ragazza. – Esultai dentro di me e feci un sorriso che non dovetti affatto fingere. – Noi ora andiamo, vero El?

- Ehm sisi, è stato un piacere signore.

- Piacere mio Ellie. Ciao figliolo.

Adrian non rispose, semplicemente fece un cenno col capo e mi trascinò con lui fuori dal locale. Camminammo fino casa, senza dire nulla, solo con le nostre mani strette e con la mia triste consapevolezza che di lui non sapevo nulla. 


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