Non sapevo chi fosse, ma l'avrei certamente scoperto. Come previsto le ero andato a sbattere addosso e le avevo parlato. Nulla di che, semplici parole. Era il modo per fare centro nel cuore di una ragazza, almeno in questo ero un maestro, eppure, nei giorni seguenti, non sembrava cercarmi poi tanto.
Dovevo ammetterlo, questa tipa era una davvero tosta.
Ogni giorno la mia vita si svolgeva nello stesso modo: mi alzavo, andavo a scuola e poi andavo coi ragazzi ad allenarmi. Per noi cinque il basket era tutto. Partite e ragazze erano la mia vita, la scuola solamente una pecca in quella di chiunque, eppure, in questi giorni non vedevo l'ora di poterci andare solo per vederla. Quando ci comunicarono che all'inizio della settimana ci avrebbero unito a un'altra sezione non potei fare altro che sperare di capitare assieme a lei.
«Quindi fammi capire bene Jake, potrebbe essere che tu e Michael finiate in classe con me, e gli altri?», mi domandò Kitty mentre sfogliava una rivista di moda sdraiata sul mio letto.
Smisi per un momento di fare gli addominali e la fissai. Mia sorella era la mia goccia d'acqua in tutto e per tutto, a dimostrarlo anche il piccolo neo sotto l'occhio destro. Fin da piccoli dicevamo che era il nostro punto comunicante per ogni cosa e quando lo toccavamo significava parlare di aspetti importanti per noi. In questo momento se l'era appena sfiorato. A differenza degli altri due fratelli maggiori, per me lei era la più speciale, era quella che mi conosceva meglio, a volte anche più di me stesso.
«Si, saremo lì oppure nell'altra sezione. Non ci hanno ancora comunicato con quale ci uniranno anche se probabilmente io verrò messo nell'altra, dato che siamo fratelli», risposi sdraiandomi accanto a lei. Poi una domanda mi balenò per la mente e mi sollevai sul gomito per osservarla meglio. «Senti, non è che per caso da te c'è una tipa nuova?»
Mi fisso con la fronte aggrottata e, dopo averci pensato su, scosse la testa. «No, nessuna ragazza nuova, perché?»
«Nulla, semplice curiosità», dissi tornando a sdraiarmi.
Lei spostò di lato la rivista e mi fissò seria. «Che intenzioni hai?»
«A che ti riferisci?», domandai senza staccare gli occhi dal soffitto.
«Con Sofia, che intenzioni hai con lei?»
«Oddio, non posso crederci. E tu allora con Nicholas?», risposi sollevandomi dal letto.
Kitty scese dal lato opposto e mi si parò davanti con le braccia conserte. «Nicholas è solo un mio amico e io con lui non ci vado a letto! Allora, quante volte hai ancora intenzione di sbatterti una delle mie migliori amiche prima di spezzarle il cuore?»
Aggrottai la fronte confuso. «Aspetta, di che stai parlando? Sofia e io siamo solo amici e si, è vero che ogni tanto lo facciamo, ma è solo quello! Nulla di più», sostenni serio.
Kitty mi prese il mento tra pollice e indice costringendomi a guardarla. «Sarà meglio che le ribadisci il concetto allora, perché per te forse è così, ma per lei, non più», mi informò uscendo dalla stanza.
Sabato pomeriggio ci ritrovammo tutti nel campetto all'aperto per una partita veloce tra di noi. Sofia, Kitty e Gaia erano venute a farci compagnia anche se in realtà non facevano altro che spettegolare mentre si prendevano il sole. Dopo le parole di mia sorella avevo iniziato a tenere un po' le distanze dalla mia "amica" nella speranza di non assecondare aspettative inutili. A fine partita mi fermai a parlare per un attimo con Jacopo negli spogliatoi.
«Senti un po', ma tu come la vedi questa cosa con Sofia?», gli chiesi sotto il getto dell'acqua.
Jacopo si insaponò e si sciacquò. Cingendosi i fianchi con un asciugamano bianco mi sembrava uno di quei modelli di profumi, anche se io ero molto meglio.
«Francamente amico, credo tu abbia fatto una cazzata.»
«Andandoci a letto?», domandai raggiungendolo.
«Già, insomma lei non è una di quelle che ti fai e poi non fili più. È una tua amica quindi un rapporto lo avete già e, sai come si dice no? Dopo che te la sei fatta, non sarà più come prima», mi rispose dandomi una pacca sulla spalla.
Ormai era deciso: avrei dovuto distaccarmi da lei definitivamente in quel senso e cercare di recuperare il rapporto platonico di un tempo.
Lunedì mi svegliai di buon'ora e andai in moto con Kitty. Mentre imboccai la via della scuola vidi quella ragazza camminare sul marciapiede. Avanzava con aria sicura di sé, come se nulla potesse spaventarla, mentre teneva sottobraccio un blocco da disegni e nella mano la ventiquattrore. I suoi jeans aderenti mettevano in mostra due belle gambe e un sedere sodo, mentre la sua camicetta nera coi fiori rosa evidenziava una vita sottile e un seno fantastico.
Quando le passai accanto sgommai, ma non si accorse nemmeno della mia presenza, probabilmente a causa di quei maledetti auricolari che portava alle orecchie. Parcheggiai la moto nel mio solito posto, dato che nessuno osava toccarmelo.
«Dico, ma sei impazzito? Che diavolo ti è preso? Ci volevi ammazzare?», mi sbraitò addosso Kitty.
«Rilassati, ho solo sgommato», dissi slacciandomi il casco.
Lei sbuffò e se ne andò raggiungendo gli altri. Dopo alcuni minuti entrammo nell'atrio arrivando nella nostra classe. Ci comunicarono la sezione, che ovviamente non era quella di Kitty. Una parte di me sperava di rimanere assieme ai miei amici, eppure, il fatto di condividere l'aula con mia sorella sembrava essere impossibile. Non avevo alcuna voglia di dover affrontare ancora una volta le presentazioni, ma l'orda di ragazze nuove che si sarebbero infilate nel mio letto... beh, quella era una tentazione alla quale non avrei potuto resistere.
Quando entrai nell'aula nuova notai subito la ragazza della quale Michael era "infatuato", ma di lei non c'era traccia. Vidi il mio amico avvicinarsi alla ragazza e si presentò. Sembrava davvero rapita da lui, le guance avevano iniziato a colorarsi di rosso e un sorriso ebete si era disegnato sulle sue labbra. Non c'erano dubbi, era fatta.
Mi avvicinai a loro e solo in quel momento mi accorsi di due mani sul pavimento, le quali cercavano di recuperare una matita vicino ai miei piedi. Mi chinai afferrando la Caran d'Ache e, quando l'appoggiai sul disegno di un abito sul suo banco, una massa di ricci biondi si sollevò mostrandomi il bellissimo volto di quella ragazza.
Era proprio lì, davanti a me.
I suoi occhi nei miei, proprio come la prima volta che l'avevo vista. Il suo sguardo mi inchiodò e la sua espressione si fece seria. La fissai aspettandomi dei ringraziamenti, eppure dalle sue labbra non uscirono le parole che credevo.
«Sarei riuscita a prenderla anche senza il tuo aiuto, sai?», disse stizzita.
«Mi sembravi parecchio in difficoltà», risposi sorridendole.
La mia fossetta irresistibile si creò vicino alla mia bocca, eppure, sul suo volto non cambiò assolutamente nulla, era fredda come il ghiaccio.
«Ti assicuro che non era così, comunque grazie», mormorò con aria altezzosa.
Accidenti, non riuscivo proprio a scalfire la corazza che la proteggeva!
«Non c'è di che...», replicai accennando un sorriso e con Michael mi sedetti in fondo all'aula.
Tutte le ragazze della classe si voltarono verso di noi, ma lei non accennava a guardarmi anche se io non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
«La conosci?», mi domandò Michael quando si accorse che i miei occhi non si scostavano da lei, ma io scossi la testa.
Senza spostare lo sguardo, con un sorriso sulle labbra e le braccia conserte, dissi al mio amico: «Non ancora Mike, ma accadrà molto presto.»
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AMORE: 5 lettere che ti possono incasinare la vita (1- The Lovers Series)
RomancePer Jake Ricci esistono solo poche cose importanti: gli amici, i libri, il basket e le ragazze. L'amore è semplicemente una perdita di tempo, questo almeno fino a quando non incontra Sara. Bellissima e dal carattere poco accomodante, mostra a Jake u...